Garanzia Giovani - Benifei, piu' fondi da bilancio Ue
Intervista all'eurodeputato Pd Brando Benifei sulla richiesta di assegnare un finanziamento adeguato nei prossimi anni agli strumenti Ue per l'occupazione giovanile
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A inizio novembre l'eurodeputato Pd Benifei ha inviato una lettera a Jan Richter, ministro del Lavoro della Repubblica Slovacca, che detiene la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione, affinché sia assicurato nel bilancio Ue un finanziamento adeguato per il programma europeo Garanzia Giovani. L'eurodeputato ci ha spiegato i motivi alla base della sua richiesta.
Quali richieste ha presentato nella lettera inviata a Jan Richter?
In qualità di co-presidente dell’intergruppo Giovani al Parlamento europeo, insieme ai colleghi Terry Reintke, Eva Paunova e Eider Gardiazabal, in coalizione con il Forum Europeo dei Giovani e la Confederazione Europea dei Sindacati, abbiamo inviato una lettera urgente al ministro del Lavoro Affari Sociali e Famiglia della Repubblica Slovacca, Jan Richter. Urgente perché ci troviamo nella fase critica di finalizzazione dei negoziati sul quadro finanziario pluriennale dell’Unione, lo strumento di bilancio che stabilisce i limiti generali annuali dell'Ue e determina gli importi complessivi e quelli relativi a vari settori di attività che l'Unione potrebbe utilizzare fino al 2020.
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La lettera chiede che sia assicurato un finanziamento adeguato nei prossimi anni per i programmi di Garanzia Giovani, più specificatamente per l’Iniziativa a favore dell’Occupazione Giovanile. I dati diffusi dalla Commissione europea nel suo studio pubblicato lo scorso 4 ottobre dimostrano risultati incoraggianti a tre anni dal lancio dei programmi, tuttavia la situazione occupazionale per i giovani europei rimane molto preoccupante, e ridurre l’allocazione finanziaria per i programmi volti all’inserimento lavorativo e la formazione professionale sarebbe un grave errore.
Nella relazione del 4 ottobre sui principali risultati della Garanzia per i giovani, la Commissione Ue sottolinea l'importanza di compiere ulteriori sforzi per sostenere i giovani "difficili da raggiungere" (es.: che non sono registrati presso i servizi pubblici per l'impiego, meno qualificati, che hanno lasciato la scuola e che incontrano numerosi ostacoli all'ingresso nel mercato del lavoro). Quali sono le sue proposte in merito?
L’outreach del programma è uno dei punti più seri in molti Stati membri; purtroppo rappresenta il problema principale proprio per il nostro Paese. L’Italia in particolar modo ha dimostrato di riuscire a raggiungere solo il 10,5% dei NEET (giovani non occupati, né impegnati in un percorso di studi o formativo), un dato molto al di sotto delle aspettative e in controtendenza rispetto a valori positivi, ad esempio per quanto riguarda l’attuazione generale dello schema, l’attivazione della forza lavoro, l’assorbimento dei fondi, il monitoraggio.
Se da un lato ciò si può imputare alla scarsezza, in termini assoluti, dei fondi destinati all'Iniziativa a favore dell’Occupazione Giovanile e a Garanzia Giovani, che ne ha indebolito la promozione da parte delle autorità europee, nazionali e locali, rendendo le campagne informative generalmente piuttosto scarse, dall’altro lato si può identificare nella programmazione stessa una debolezza di partenza; tale debolezza ha fatto sì che Garanzia Giovani sia risultata molto conosciuta tra coloro che erano già potenzialmente attivi senza bisogno del suo intervento e troppo poco nota a chi si trovava ai margini del mercato del lavoro o dell’educazione.
Il primo risultato negativo è stato dunque lo sbilanciamento tra la domanda di stage, tirocinio o corsi formativi da parte dei giovani e l’offerta effettiva da parte delle aziende, con evidente squilibri di qualità delle misure. Le mie proposte sono quelle di molte organizzazioni giovanili e sindacali attive nel settore, che condivido pienamente. É essenziale che fondi nazionali siano affiancati a quelli europei, che in molti casi risultano essere le uniche fonti di finanziamento per programmi destinati ai NEET; serve un potenziamento dei servizi per l’impiego, in termini organizzativi e di personale, che hanno avuto difficoltà a gestire l’introduzione delle meccaniche della Garanzia Giovani.
E' fondamentale che sia potenziata la collaborazione dei Ministeri del lavoro con le istituzioni scolastiche e di formazione, ad esempio per meglio e più rapidamente identificare i giovani che lasciano gli studi e che rischiano pertanto di uscire dal ciclo sia di studi che lavorativo. Bisogna poi investire su strumenti online innovativi e intelligenti per raggiungere i più giovani, senza tuttavia limitarsi ad essi nell’elaborare strategie di outreach.
E' necessario anche organizzare sportelli unici per l’impiego giovanile, che sappiano fare il collegamento tra le possibilità offerte da Garanzia Giovani e dalle altre politiche, in senso più ampio, su educazione, formazione professionale, impiego e accesso al credito a livello locale, nazionale ed europeo. Infine, bisogna lavorare per responsabilizzare le imprese, prevedendo un sistema virtuoso di ricompensa per le aziende virtuose, quali esempio incentivi o sgravi fiscali, sulla base dei risultati che riusciranno ad ottenere nel sostenere, o attrarre, i giovani al di fuori del mercato del lavoro.
A livello nazionale sono state registrate varie difficoltà nell’attuazione della Garanzia per i giovani (ritardi nei pagamenti, offerte non in linea con il percorso di studi, procedure amministrative lunghe, ecc). Come si potrebbe rendere più efficace questo strumento nel contesto italiano?
L’Italia ha compiuto enormi passi in avanti nella messa in atto della Garanzia Giovani dal momento della sua adozione, anche grazie al riordino del sistema di governance, tra cui l’istituzione dell’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL) e un’importante modernizzazione delle politiche attive del lavoro, che ne ha permesso un’accelerazione dal 2015.
In un certo qual modo, la Garanzia Giovani può essere definita come una sorta di progetto pilota de facto di tale processo più ampio, che ha quindi spinto verso: la modernizzazione del funzionamento dei servizi per l’impiego, il rafforzamento delle partnership pubblico-private, la standardizzazione dei metodi di mappatura delle competenze e il rafforzamento dei metodi di supporto individuale. Ciò detto, sono purtroppo note le varie difficoltà incontrate nel nostro Paese, che solo in parte si possono spiegare con un fisiologico ritardo dovuto al processo di adeguamento richiesto da un programma così ambizioso, e innovativo, quale la Garanzia Giovani.
La casistica dei problemi è varia e riconducibile a diversi fattori: nel caso del ritardo dei pagamenti, in certi casi attribuibili alle Regioni, in altri all’INPS, bisogna considerare una troppo scarsa capacità dell’amministrazione pubblica, cosa che richiede un urgente intervento correttivo a livello ministeriale. Trovo inaccettabile che per colpa della malamministrazione un giovane debba attendere un rimborso di uno stage o un tirocinio per mesi e mesi; ho iniziato un’indagine approfondita su questo aspetto, in vista del lavoro che porterò avanti sulla relazione della Commissione Occupazione al Parlamento europeo sull’implementazione dell'Iniziativa a favore dell’Occupazione Giovanile, di cui sarò relatore per il Gruppo S&D, e sono dunque in attesa di chiarimenti specifici su questo aspetto.
Per quanto riguarda la qualità delle offerte bisogna lavorare sugli abbinamenti non coerenti tra domanda e offerta di misure, coinvolgendo le parti sociali tanto nella definizione dei programmi e nella loro messa in atto, e responsabilizzare le imprese, istituendo allo stesso tempo un serio sistema di verifica di eventuali abusi o scorrettezze.
Le regioni italiane possono contare anche sui fondi dei POR FSE per sostenere l’occupazione giovanile. Quali dovrebbero essere le priorità nell'utilizzo dei fondi FSE?
Certamente investire su Garanzia Giovani deve rientrare in una di queste priorità. Vorrei ricordare che i programmi di Garanzia Giovani possono essere finanziati con il Fondo Sociale Europeo, tramite l’assegnazione di fondi specifici all’interno del FSE per l’Iniziativa a favore dell’Occupazione Giovanile.
La Commissione europea ha recentemente proposto di fornire all'Iniziativa due miliardi di euro addizionali, essendo esaurita la disponibilità finanziaria nell’anno in corso, tramite una ridefinizione dei margini di flessibilità del bilancio Ue. Di questi due miliardi, uno sarebbe da attribuire a fondi dedicati all'Iniziativa a favore dell’Occupazione Giovanile, e un altro miliardo bloccato all’interno del FSE. Uso il condizionale perché questa proposta della commissaria per l'Occupazione Marianne Thyssen, che ci trova solo parzialmente d’accordo visto che riteniamo che ciò non sia sufficiente, vista la gravità della situazione occupazionale in Italia e in molti altri Paesi Ue, deve ancora essere ratificata dal Consiglio.
Proprio per questa ragione ho deciso di scrivere al ministro slovacco Richter, il quale deve dimostrare che la battaglia alla disoccupazione giovanile è realmente una sua priorità, come dichiarato nel documento del Partito Socialista Europeo (PSE) del 12 ottobre scorso, e da lui stesso firmato. Nel documento il PSE richiede un rifinanziamento per l’Iniziativa a favore dell’occupazione giovanile di oltre 20 miliardi di euro. Richter ha dinnanzi a sé la straordinaria opportunità di schierarsi a favore dei giovani in Europa, trovandosi in una posizione di centralità rispetto alle negoziazioni sul bilancio Ue.
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