Confindustria - che peso ha l'industria Italiana nel mondo?
L'Italia, al settimo posto nella classifica dei Paesi industrializzati, occupa nelle filiere globali una posizione "a monte". Ma cosa significa?
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Sono stati presentati l'8 novembre a Roma i principali risultati del Rapporto Scenari Industriali 2017 del Centro Studi Confindustria. Nella classifica dei Paesi industrializzati, l'Italia si piazza alla settima posizione, con una quota di valore aggiunto mondiale del 2,3%. Ma vediamo nel dettaglio i dati più interessanti emersi dal rapporto.
Industrializzazione: uno sguardo alla classifica
Nella classifica dei Paesi più industrializzati al mondo Cina e Stati Uniti sono stabili al primo e al secondo posto, con quote di valore aggiunto mondiale, rispettivamente, del 29,5% e del 19%. Al terzo gradino del podio si piazza il Giappone, con una quota sull'output globale dell'8,4%.
L'Italia conferma il settimo posto dello scorso anno, con una quota che rimane stabile al 2,3%. Si tratta del seconda migliore posizione a livello europeo, dopo la Germania, che si aggiudica il 5° posto, con una fetta sul totale del 5,9%.
Dopo due anni di trend negativo, il commercio mondiale, spiega Confindustria, è tornato a crescere, con buoni ritmi già dalla fine del 2016, e le stime parlano di un +4,1% a fine 2017 e di un ulteriore +3,5% a fine 2018. La crescita degli scambi globali, continua l'analisi di Confindustria, risente positivamente del nuovo ciclo degli investimenti e, più in generale, della “risalita del manufatturiero”.
Italia: vola l'export
L'export italiano registra ottime performance, con un incremento medio annuo del 3,2% dal 2010 ad oggi, paragonabile a quello tedesco (+3,3%) e superiore a quello francese.
Questo exploit, si legge nel rapporto, “fa sì che il surplus commerciale manifatturiero italiano resti ampiamente sopra i livelli medi pre-crisi”, con un dato del 20,1% del valore aggiunto manifatturiero. Il saldo risulta particolarmente alto nei confronti dei Paesi extra-UE (26,2% nella prima metà del 2017).
La componente estera della domanda si conferma la principale leva di crescita del fatturato industriale. Tuttavia, continua lo studio, "la novità è che negli ultimi trimestri si è associata anche una componente interna".
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Italia: che peso nelle catene globali del valore?
La partecipazione manifatturiera ai mercati esteri è molto differenziata tra i diversi Paesi UE. Nel 2014, in Italia era pari al 62,1%, un livello inferiore alla media europea ma superiore a quella di Francia e Spagna.
In termini di capacità dei Paesi di trattenere e attrarre le attività più redditizie lungo le GVC all’interno dei confini nazionali, le economie che hanno registrato i guadagni relativi più elevati nel periodo 2000-2014 sono, a livello globale, Cina e Taiwan, "anche grazie a upgrading qualitativi e tecnologici lungo le GVC". Hanno avuto performance positive molti dei principali Paesi esportatori, compresi Italia e Germania.
Nel quadro delle GVC, l’Italia, spiega il rapporto, si colloca a monte delle filiere, cioè come fornitrice di semilavorati. Si tratta di una posizione di fatto all'opposto di quella occupata dalla Germania; Berlino, infatti, si trova a valle, ed è quindi "più vicino agli acquirenti di beni finali".
Quello italiano è un posizionamento che si è andato a rafforzare nel tempo. Dal 2000 al 2014 la partecipazione del manifatturiero made in Italy alle GVC è aumentata, infatti, più rapidamente a monte delle filiere che a valle. La posizione a monte occupata dall'Italia, si legge infine nel documento di Confindustria, è ancora più forte se "si concentra l’attenzione ai soli scambi con la Germania".
> Scenari Industriali 2017