Strategia energetica nazionale – cosa ne pensano gli stakeholder
C’è chi plaude alla Strategia energetica nazionale, chi la definisce timida, chi la accoglie con sentimenti contrastanti.
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Un’economia a carbone zero, che promuova le energie rinnovabili e gli interventi per favorire l’efficienza energetica. Sono le direttrici di sviluppo della Strategia energetica nazionale (SEN), presentata la scorsa settimana dal premier Paolo Gentiloni e dai ministri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente Carlo Calenda e Gian Luca Galletti, che può contare su investimenti per 175 miliardi.
Basata sulle proposte degli stakeholder che hanno partecipato alla consultazione pubblica che si è chiusa a metà settembre, la Strategia energetica nazionale non convince tutti.
Elettricità Futura: passo in avanti verso la transizione energetica
Per Agostino Re Rebaudengo, vicepresidente di Elettricità Futura, l’associazione che ha unito Assoelettrica e assoRinnovabili, la nuova SEN “rappresenta per l'Italia un passo in avanti verso la transizione energetica” grazie al riconoscimento del ruolo centrale delle rinnovabili e dell'efficienza energetica nel processo di decarbonizzazione.
“Occorre però mettere in campo le misure per raggiungere gli obiettivi individuati, a cominciare dal decreto biometano e da quello sulle rinnovabili per il periodo 2017-2020, da emanare entro fine anno”.
Per Elettricità Futura “è positivo l'innalzamento al 55% della quota al 2030 di rinnovabili elettriche, tuttavia il Governo dovrebbe sostenere obiettivi più ambiziosi anche a livello di Unione europea, allineando la propria posizione a quella espressa da alcune grandi utility, Enel in primis, che hanno recentemente richiesto ai vertici UE un target vincolante del 35% di rinnovabili sui consumi finali di energia al 2030”.
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Quanto al phase out dal carbone al 2025 “occorre definire meglio nei prossimi mesi i criteri di sostituzione, senza porre eccessiva enfasi sul gas naturale”, nota Re Rebaudengo.
ANEV: SEN timida
L’Associazione nazionale energia del vento (ANEV) accoglie con favore l’adozione della nuova SEN che, seppure molto timida, reca un positivo passo in avanti per il contributo delle rinnovabili (28% invece che 27%), dovuto al passaggio delle rinnovabili elettriche dal 48-50% al 55%.
Un aumento che segna un importante passo avanti nelle politiche di lotta ai mutamenti climatici e necessita di strumenti adeguati per essere raggiunto. Positivo anche l’anticipo al 2025 della chiusura delle centrali alimentate a carbone e le più approfondite indicazioni sugli strumenti per favorire lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili, che vanno però tradotte in tempi rapidissimi in misure “organiche” ed efficaci.
Tuttavia, la SEN risulta ancora timida, troppo sbilanciata sul gas e non mette in evidenza l’impegno richiesto per raggiungere gli obiettivi al 2030, il cui trend, come indica lo scenario al 2050, rischia seriamente di non essere sufficiente a raggiungere gli obiettivi previsti dalla roadmap europea. La produzione elettrica con rinnovabili dovrebbe crescere di quasi tre volte rispetto al 2015, incremento per gran parte affidato al settore eolico, ma mancano indicazioni più concrete sugli strumenti da utilizzare per far si che ciò possa avvenire.
Per quanto riguarda l’eolico, l’ANEV reclama a gran voce maggiore attenzione delle istituzioni verso il settore, che è in attesa da ormai quasi un anno del decreto ministeriale per il periodo 2017-2020.
Italia Solare: forti perplessità sul gas
L’associazione del solare accoglie con sentimenti contrastanti la Strategia energetica nazionale.
Da un lato, mostra forti perplessità sul focus verso il gas: “Puntare sulla metanizzazione della Sardegna e sui rigassificatori – dichiara Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare – rappresenta una scelta sbagliata e anacronistica che porterà alle solite ricadute sulla collettività a cui si chiederà di farsi carico di costi relativi a scelte sbagliate.”
Dall’altro, l’associazione apprezza il riconoscimento dato al fotovoltaico come fonte energetica in grado di dare un contributo molto significativo alla copertura energetica del paese da oggi al 2030 con un obiettivo di 73 TWh.
“Un obiettivo così importante significa da un lato impegnarsi per difendere i 22 TWh attuali da fotovoltaico, che invece rischiano di ridursi a causa dell’errata concezione del sistema sanzionatorio applicato dal GSE, e dall’altro lato realizzare un quadro normativo che finalmente consenta al fotovoltaico di tornare a crescere”, nota ancora Viscontini.
Secondo i calcoli dell’associazione, per poter disporre di ulteriori 50 TWh occorre installare in 13 anni circa 40 GWp di nuovi impianti fotovoltaici, ovvero una media di 3.100 MWp di nuovi impianti all’anno. Questo vuol dire praticamente decuplicare l’installato annuale attuale che negli ultimi 3 anni si aggira intorno ai 300 MWp.
“L’obiettivo degli ulteriori 50 TWh è facilmente raggiungibile a condizione che si approvino i sistemi di distribuzione chiusi e che si riveda in maniera sostanziale la riforma delle tariffe elettriche domestiche”.
I sistemi di distribuzione chiusi sono già stati bocciati dall’attuale governo. Qualora fossero approvati, sottolinea l’associazione, si potrebbe allargare il perimetro di utilizzo dell’energia fotovoltaica in modo che si possano realizzare reti locali molto efficienti sia in ambito industriale che residenziale, aumentando quindi la convenienza del fotovoltaico, accumulo incluso.
Inoltre, la riforma delle tariffe elettriche domestiche riduce la convenienza degli impianti fotovoltaici e degli interventi di efficienza energetica. La richiesta dell’Autorità di posticipare al 2019 la finalizzazione del nuovo sistema tariffario con la precisazione che comporta un significativo aumento nelle bollette di ben 22 milioni di famiglie, è la dimostrazione – nota l’associazione - che si tratta di una riforma sbagliata.
“Non si può parlare di oltre 3000 MWp/anno di fotovoltaico e poi dare seguito a una riforma tariffaria che dimezza il tempo di ritorno degli investimenti nel fotovoltaico”, conclude Viscontini. Italia Solare chiede la riapertura di un tavolo di lavoro sulla riforma delle tariffe perché sia sviluppata in primis proprio per agevolare l’installazione della potenza fotovoltaica che serve per rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni, ora ancora più sfidanti di prima.”
Giudizio positivo del Coordinamento FREE
“La SEN conferma sostanzialmente il giudizio del Coordinamento FREE sul documento di consultazione, con un passo in avanti per il contributo delle rinnovabili (28% invece che 27%), dovuto al passaggio delle rinnovabili elettriche dal 48-50% al 55%.
Positivo anche l’anticipo al 2025 del phasing out del carbone e l’obiettivo del 30% del trasporto pesante e del 50% del bunkeraggio, coperti da GNL, come pure le più approfondite indicazioni sugli strumenti per favorire lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili, che vanno però tradotte in misure organiche.
Altrettanto positiva è la valutazione del ruolo del biometano, mentre è solo marginalmente citato il power to gas ed è del tutto trascurato il contributo della geotermia a circuito chiuso”. A scriverlo, in una nota Giovan Battista Zorzoli, presidente del Coordinamento FREE (Fonti rinnovabili ed efficienza energetica).
“A fronte dell’ottimismo sui risultati conseguiti nel 2010-2015 per le rinnovabili, la SEN non mette in evidenza l’impegno richiesto per raggiungere gli obiettivi al 2030, il cui trend, come indica lo scenario al 2050, non sarebbe comunque sufficiente a raggiungere nel 2050 quelli previsti dalla roadmap europea. La produzione elettrica con rinnovabili dovrebbe crescere di quasi tre volte rispetto al 2015, incremento quasi totalmente affidato a eolico e fotovoltaico: nella poco probabile ipotesi che si incominci nel 2018, la nuova potenza fotovoltaica installata annualmente dovrebbe ad esempio crescere più di cinque volte rispetto al 2016, obiettivo realizzabile solo se da subito si varano misure che consentano di realizzarlo. Il contributo termico, con i vincoli posti alle bioenergie e la scarsa fiducia riposta nel solare termico, da noi già sottolineato nella consultazione, sarebbe difficilmente raggiungibile puntando essenzialmente sulle pompe di calore”.
“Modesta è la riduzione di soli 10 Mtep dei consumi finali di energia, dovuta in particolare alla sottovalutazione del contributo che può dare la mobilità sostenibile, su cui il documento finale conferma la carenza (salvo che per il trasporto marittimo e pesante su strada) di obiettivi puntuali e ancor più di indicazioni sugli strumenti per favorire lo sviluppo di mezzi alternativi, che viceversa vengono fornite per aumentare l’efficienza in altri settori. Poiché si tratta del settore industriale dove nel prossimo decennio si avranno le maggiori trasformazioni, questo silenzio contraddice l’obiettivo, che giustamente la SEN si pone, di governare la transizione, salvaguardando le opportunità di sviluppo economico e occupazionale”.
“Infine, per il gas si continua a indicare investimenti (infrastrutture, nuovi cicli combinati) e obiettivi (metanizzazione della Sardegna), contraddetti persino dalla riduzione del 10% della domanda di gas tra il 2015 e il 2030, indicata nella SEN, riduzione che sarà maggiore già nel 2030 e comunque destinata ad accentuarsi nel periodo successivo, per cui investimenti aggiuntivi in gasdotti, oltre a non essere rimunerativi, peserebbero sul prezzo del gas, che invece la SEN afferma di volere ridurre”.
AiCARR: SEN va nella giusta direzione
L’Associazione italiana Condizionamento dell'Aria Riscaldamento Refrigerazione (AiCARR) segnala tra gli elementi positivi della SEN “l'istituzione di una cabina di regia tra i ministeri per il monitoraggio e coordinamento della Strategia; la visione della SEN al 2050, anche se le azioni hanno come orizzonte il 2030, con l’istituzione di un gruppo tecnico stabile coordinato dal MISE; gli obiettivi di copertura dei consumi da fonti energetiche rinnovabili innalzati al 28%, per il 2030, a fronte di un 27% iniziale. Viene confermata l’importanza del settore dell’efficienza energetica con un obiettivo di riduzione del 10 Mtep/anno al 2030, con particolare attenzione ad azioni per il settore del terziario e residenziale. Buona la rivisitazione dei sistemi di incentivazione come le detrazioni fiscali integrabili con altri sistemi, come quelli relativi all'antisismica”.
Va dato merito al documento di aver previsto "azioni volte a promuovere l’autoconsumo, con la definizione di nuovi sistemi di distribuzioni chiusi e il ruolo attivo del consumatore; di aver previsto l’estensione della portabilità del titolo di credito di imposta al fine di agevolare il coinvolgimento degli operatori, nei termini già previsti per gli interventi sulle parti comuni degli edifici e quindi con condizioni di maggior favore per i soggetti incapienti per contrastare la povertà energetica. E anche di aver posto l'attenzione al monitoraggio dei consumi 'Smart Metering', al fine di aumentare la consapevolezza dell’utente sui propri comportamenti”.
"Purtroppo, non viene espressamente dichiarata la necessità di un riordino della legislazione vigente con la creazione di un testo unico sull'efficienza energetica, che potrebbe contribuire ad una facilitazione nel conseguimento degli obiettivi posti; e non si parla di Big Data ed Energy Repository".
WWF Italia: uscita dal carbone prima vittoria, ma servono azioni concrete
La scelta del Governo di fissare “l’obiettivo politico” dell’uscita dell’Italia dal carbone nel 2025 con la Strategia energetica nazionale rappresenta una prima vittoria per il clima e per la salute dei cittadini.
Il fatto che finalmente un documento governativo ufficiale dichiari questo obiettivo, per quanto definendolo ambiguamente “obiettivo politico”, rappresenta un importantissimo passo avanti verso un più ampio processo di decarbonizzazione, assolutamente indispensabile, secondo la comunità scientifica internazionale, per tentare di contrastare i più gravi effetti dei cambiamenti climatici in atto.
Ora, però, è necessario che alla dichiarazione della SEN seguano provvedimenti e politiche: come tutti gli obiettivi, infatti, anche quello del phase out dal carbone, necessita di azioni concrete e operative oppure rischia di rimanere sulla carta.
Altro aspetto positivo della SEN secondo l’associazione ambientalista è rappresentato dall’aver accolto l’obiettivo 55% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2030, che costituisce un punto imprescindibile non solo verso la decarbonizzazione ma anche verso una maggiore sicurezza negli approvvigionamenti energetici visto che le fonti di energia rinnovabile (FER) non devono dipendere da importazione esterne. Ovviamente le rinnovabili vanno accompagnate con adeguati sistemi di accumulo che devono essere efficienti e sinergicamente funzionali anche a sistemi di generazioni sempre più distribuita.
Uno degli aspetti probabilmente più critici della nuova SEN è però continuare a puntare sul gas, intendendo erroneamente questo combustibile come adeguato a un serio processo di decarbonizzazione. La letteratura scientifica ci dice invece come il gas, seppur dotato di performance ambientali migliori del carbone, non debba essere oggetto di massicci investimenti in una fase di transizione già iniziata e avanzata, giacché questo impedirebbe di puntare sulle tecnologie a zero carbonio e, quindi, non consentirebbe di conseguire gli obiettivi climatici stabiliti dall’accordo di Parigi (ossia di contenere l’innalzamento delle temperature planetarie entro i 2°C rispetto al periodo preindustriale, puntando a 1,5°C).
Legambiente: bene su carbone e rinnovabili, ora politiche coerenti in Europa
Bene l’uscita dal carbone e l’innalzamento degli obiettivi sulle rinnovabili. Necessarie ora politiche coerenti in Italia e in Europa. È positivo il commento di Legambiente sulla Strategia Energetica Nazionale, in particolare per alcune modifiche alla prima versione del testo che vanno nella direzione delle richieste presentate dall'associazione ambientalista.
“È una scelta senza precedenti quella che fissa al 2025 la data per l'uscita dal carbone in Italia, fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici” dichiara il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini. “Ed è un segnale importante che gli obiettivi al 2030 per le fonti rinnovabili siano stati aumentati. Come abbiamo messo in evidenza nelle nostre proposte al Governo, le potenzialità nel nostro Paese permetterebbero di raggiungere obiettivi ancora maggiori, coerenti con gli Accordi di Parigi, ma ora la sfida sta nel portare avanti le scelte con politiche coerenti. Ad esempio, ci aspettiamo che il Governo approvi politiche per lo sviluppo delle rinnovabili già nella Legge di Bilancio, per rilanciarne la crescita e consentire di raggiungere gli obiettivi indicati dalla SEN”.
Legambiente mette in evidenza come il nostro Paese disponga oggi finalmente di un obiettivo energetico al 2030. Questo va, però, ora accompagnato da politiche che spingano davvero le rinnovabili: attraverso l’autoproduzione, che invece è ancora bloccata nel nostro Paese, e gli investimenti nelle smart grid, nell’efficienza, nella mobilità elettrica e sostenibile nelle città, nei sistemi di accumulo.
Ora davvero servono scelte coraggiose per rilanciare questi interventi, a partire dalla Legge di Bilancio, dopo anni in cui la produzione da rinnovabili ha smesso di crescere in Italia. Altrimenti il rischio è che la produzione da carbone sia sostituita dal gas, vanificando gli obiettivi nella lotta ai cambiamenti climatici.
“Anche a livello europeo ci aspettiamo che l’Italia non si metta di traverso, come troppo spesso è avvenuto, rispetto alla scelta di introdurre target più ambiziosi a livello europeo nel pacchetto Energia e Clima al 2030”, conclude Zanchini.
Greenpeace Italia: limitare il ricorso al gas
Il direttore esecutivo di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, chiede di limitare al minimo indispensabile il ricorso al gas e la costruzione di nuove infrastrutture come gasdotti o rigassificatori, visto che questo andrebbe anche contro i dichiarati obiettivi di indipendenza energetica.
Onufrio si attende la definizione di strumenti chiari per la mobilità e non solo in sostegno alle auto elettriche, ma anche in favore di mobilità alternativa e condivisa.
Secondo l'associazione ambientalista è importante che, contestualmente all'abbandono del carbone, “si diano ai cittadini gli strumenti per diventare energy citizen, ovvero per autoprodurre energia e diventare consumatori consapevoli”.
Greenpeace si chiede inoltre quale sia la concreta posizione del governo italiano sul “Winter Package”, il pacchetto di misure in discussione in UE che deciderà il futuro energetico del nostro continente fino al 2030.
“In Europa l’Italia si dice favorevole al capacity payment, ossia al finanziamento con soldi pubblici di centrali a carbone e a gas, senza alcuna restrizione. Mentre sul tema degli energy citizen la posizione del governo a Bruxelles è vaga e certamente non virtuosa, mentre la SEN si limita a citare il tema senza dare obiettivi”, spiega Onufrio.
“In Europa siamo tra i Paesi che non vogliono definire obiettivi più ambiziosi per le rinnovabili, richiesti invece perfino da parte dell'industria elettrica”, conclude.