BEI - investimenti in ripresa ma servono piu' risorse pubbliche
Economia in ripresa, ma secondo la BEI manca ancora l’apporto degli investimenti pubblici.
> BEI - finanziamenti per trasporti, energia e banda larga
> Terremoto - un miliardo BEI-CDP per la ricostruzione privata
Secondo la ricerca appena pubblicata dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) sullo stato dell’economia europea nel 2017, la convalescenza si è ormai conclusa e siamo, quindi, molto vicini a una fase di nuova solidità.
Per completare questo processo manca, però, soprattutto un fattore: la spinta degli investimenti pubblici, in particolare quelli in infrastrutture, che sono ancora troppo bassi. Ci sono, poi, problemi specifici legati a singole economie. In Italia, ad esempio, siamo molto indietro sul fronte dei finanziamenti alle imprese, soprattutto quelle piccole e medie.
Investimenti in ripresa
Secondo il rapporto, la crescita degli investimenti nell’Unione europea è andata avanti con un tasso medio del 3,2 per cento nel periodo compreso tra il 2013 e il 2016. Siamo, quindi, oltre i livelli antecedenti la crisi: tra il 1995 e il 2005, infatti, eravamo intorno al 2,8 per cento. Questo incremento è stato supportato da una crescita economica che si sta consolidando, “con livelli crescenti di occupazione”.
L'apporto delle imprese
Vanno bene, soprattutto, gli investimenti delle imprese, che sono tornati a livello pre-crisi. Il contributo alla crescita arriva, cioè, soprattutto dal contributo della manifattura e degli investimenti collegati alla proprietà intellettuale. Comunque, l’andamento del Pil europeo fa pensare che ci siano ancora margini di crescita di questi fattori.
Gli investimenti pubblici
Vanno, invece, male gli investimenti pubblici, in rapporto al prodotto interno lordo: i Governi nazionali, cioè, stanno partecipando poco a questo processo di consolidamento della ripresa economica. In questo caso siamo al livello più basso degli ultimi venti anni: il 2,7% del Pil.
Male le infrastrutture
Secondo la Bei, sono soprattutto gli investimenti in infrastrutture che segnano il passo. Anche se il loro declino si è fermato, siamo ancora venti punti al di sotto dei livelli pre-crisi. Al momento siamo a circa l’1,8% del Pil, contro un livello che nel 2009 toccava il 2,2%. In questo quadro sono soprattutto gli investimenti nelle infrastrutture di trasporti a soffrire.
I problemi italiani
L’Italia, al di là di questi numeri generali, presenta alcuni problemi specifici. Il primo è legato all’accesso alla finanza. Se, infatti, la ricerca evidenzia che ormai per la maggior parte dei paesi questo non è più un problema, in Italia il numero di imprese soddisfatte dal loro accesso ai prestiti è ancora molto basso.
> Piano Juncker - un punto di Pil extra grazie al fondo FEIS
La stabilità delle banche
Collegato a questo, c’è il tema della stabilità degli assetti bancari. La Bei, infatti, sottolinea che i timori legati a una minore stabilità finanziaria causata dai bassi tassi di interesse si sono materializzati nella liquidazione di tre banche, due delle quali in Italia, nel corso del 2017. Nel nostro caso il problema è stato, secondo la Banca europea, soprattutto legato “a un’elevata esposizione ai crediti deteriorati”.
Quali sono le imprese più esposte
In ogni caso, per la Banca europea c’è un fattore che deve tranquillizzarci: è difficile che si presentino ancora situazioni di questo tipo. “La ripresa in corso dovrebbe facilitare una gestione più efficiente di questo tipo di asset e la successiva integrazione nel nuovo quadro regolatorio”. Un problema di finanza potrebbe, comunque, restare vivo per le imprese che sono piccole, innovative e giovani o con un alto livello di investimenti in beni immateriali.