BEI - nel 2020 calano gli investimenti delle imprese nell'UE
Il contesto economico dell'UE sta peggiorando e si prevede un rallentamento degli investimenti da parte delle imprese nel 2020.
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E' quanto emerge dalla relazione della BEI sugli investimenti 2019-2020, presentata in occasione della Conferenza annuale di economia, un evento che la Banca europea per gli investimenti ha organizzato a Lussemburgo con l'OCSE, la Columbia University e la Societé Universitaire Européenne de Recherches Financières (SUERF).
Alla Conferenza sono intervenute personalità di alto livello come Sir Nicholas Stern e Marianna Mazzucato, nonché i capo economisti della Banca centrale europea, del Meccanismo europeo di stabilità, dell'OCSE, della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e dell'Organizzazione mondiale del commercio.
La relazione, che rispecchia i risultati dell'Indagine annuale sugli investimenti (EIB Investment Survey, EIBIS) condotta su 12.500 imprese europee, raccomanda all'UE di approfittare del livello dei tassi di interesse, ai minimi storici, di incrementare gli investimenti pubblici, di catalizzare quelli privati e di promuovere un'efficace intermediazione finanziaria per contrastare la tendenza negativa.
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BEI, relazione sugli investimenti 2019-2020
Dalla relazione emerge che gli investimenti nella mitigazione dei cambiamenti climatici sono più contenuti rispetto a quelli di grandi economie come gli Stati Uniti e la Cina. Gli investimenti infrastrutturali sono fermi all'1,6% del PIL dell'UE, ovvero il valore più basso degli ultimi 15 anni, e di conseguenza l'Europa attualmente non riesce a beneficiare appieno della trasformazione digitale.
Parlando del quadro che emerge dal report il Vicepresidente della BEI, Andrew McDowell, ha commentato: "L'Europa non può permettersi di rimanere ad aspettare la fine di un altro ciclo congiunturale negativo. Abbiamo già perso dieci anni in cui il livello degli investimenti è rimasto modesto e quindi ora, se vogliamo far fronte alle sfide storiche che ci attendono, dobbiamo contrastare immediatamente la tendenza negativa. Dobbiamo investire di più per tenere il passo con la rivoluzione digitale, realizzare i nostri obiettivi climatici e ricostruire la coesione sociale europea. La BEI, in quanto braccio finanziario e banca per il clima dell'UE, ha svolto un ruolo fondamentale nel rilanciare gli investimenti in Europa all'indomani della crisi finanziaria e anche adesso è pronta a continuare a sostenere gli investimenti necessari per rendere l'economia europea più sostenibile e competitiva."
"Dobbiamo accelerare gli investimenti per poter sfruttare appieno i benefici della rivoluzione digitale, realizzare i nostri obiettivi climatici e ricostruire la coesione sociale in Europa", ha dichiarato Debora Revoltella, Direttrice del Dipartimento Affari economici della Banca europea per gli investimenti, a margine della presentazione della relazione. "Sono molti gli investimenti che necessitano di un intervento pubblico o di un settore privato in grado di trovare le giuste condizioni per superare l'incertezza: digitalizzazione e dinamismo delle imprese, innovazione, servizi pubblici e infrastrutturali intelligenti, innovazione ecologica ed efficienza energetica, e-government, apprendimento e formazione elettronici".
Probabile rallentamento delle attività di investimento nel 2020
Le attività di investimento nell'Unione europea hanno ormai superato l'ultima recessione raggiungendo quasi il 21,5% del PIL dell'UE, ovvero una percentuale superiore di 0,5 punti alla media a lungo termine. Eppure, secondo i dati dell’indagine della BEI sugli investimenti per il 2019, le imprese europee si mostrano maggiormente pessimiste per quanto riguarda il contesto politico e normativo e si attendono ormai un deterioramento della situazione macroeconomica.
Per la prima volta dopo quattro anni il numero di imprese dell'UE che intendono ridurre gli investimenti è tornato a crescere. Allo stesso tempo mostrano un maggiore pessimismo rispetto alle loro omologhe statunitensi, e questo fa pensare a una situazione di fragilità per quanto riguarda gli investimenti futuri.
Investimenti dell'UE in ambito climatico: ritardo sulla tabella di marcia
La relazione della BEI sugli investimenti indica che, a dispetto dei notevoli progressi realizzati, gli investimenti nell'azione per il clima all'interno dell'UE accusano tuttora un ritardo rispetto alla tabella di marcia. Per poter conseguire l'obiettivo dell'economia a zero emissioni entro il 2050, l'UE deve innalzare il livello complessivo degli investimenti nel proprio sistema energetico e nelle relative infrastrutture passando da 2% al 3% del PIL (in media).
Nel 2018 l'Unione europea ha investito 158 miliardi di euro nella mitigazione dei cambiamenti climatici. Considerando che ciò corrisponde all'1,2% del PIL, l'UE ha conseguito un risultato leggermente inferiore a quello degli Stati Uniti (1,3%) e di poco superiore a un terzo del valore raggiunto dalla Cina (3,3% del PIL).
Se è vero che sono gli Stati Uniti a guidare la classifica per quanto riguarda la spesa per ricerca e sviluppo, la Cina dal canto suo ha recentemente quadruplicato tale spesa superando l'Unione europea. Alla luce dell'importanza che le tecnologie non ancora mature rivestiranno nella fase di transizione, i risultati non particolarmente esaltanti dell'Europa nell'ambito delle attività di ricerca e sviluppo legate al clima costituiscono una minaccia per la competitività del continente.
Lentezza nell'adozione delle tecnologie digitali
In Europa l'adozione delle tecnologie digitali è lenta, e anche il divario digitale tra le imprese è in crescita. Le imprese digitali tendono a effettuare investimenti più cospicui, a innovare di più e a crescere più velocemente grazie ai cosiddetti "vantaggi del pioniere".
Tuttavia in Europa le aziende digitali sono solo il 58%, contro il 69% di quelle degli Stati Uniti; il divario è particolarmente rilevante per quanto riguarda il settore dei servizi (40% vs 61%). In effetti in Europa il 30% delle piccole e medie imprese più longeve (cioè attive da più di dieci anni) continua a rimanere "non-digitale".