Energia – OCSE, incentivi timidi e tasse troppo basse sul carbone
Le tasse sull’energia si limitano a timidi incentivi che non bastano a migliorare l’efficienza energetica, nota l’OCSE. Che attacca il carbone, scarsamente tassato o esente da imposte. In sintesi: chi inquina non paga, o paga troppo poco.
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Le imposte sull’energia sono troppo basse per ridurre i consumi energetici, migliorare l’efficienza e guidare i Paesi verso una transizione basata su fonti a basse emissioni di Co2.
Nel rapporto Taxing Energy Use 2018 l’OCSE non tratta con i guanti le economie avanzate, responsabili dell’80% dei consumi energetici mondiali, accusate di non ricorrere in modo abbastanza deciso alle politiche fiscali per sostenere la lotta al cambiamento climatico.
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Più tempo passa, più i costi salgono
Nel documento, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico passa in rassegna i modelli di tassazione dell’energia in 42 paesi (i 35 membri dell'Organizzazione più sette economie facenti parte del G20: Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Russia, e Sud Africa) nel periodo compreso tra il 2012 e il 2015.
I dati mostrano che questo tipo di imposte offrono solo incentivi limitati e anche il sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) ha un impatto contenuto sul quadro generale.
“I danni causati dai cambiamenti climatici”, commenta il segretario dell’Organizzazione Angel Gurrìa, “possono essere contenuti. Tuttavia, più a lungo tardiamo ad agire, più questo tentativo diventa costoso”.
Tassazione a due marce
Sorprendono i dati relativi ai settori interessati dalla tassazione delle emissioni, che mostrano come, in pratica, solo il trasporto su strada sia interessato dalla mano del Fisco: il 97% delle emissioni per questo settore è tassato e per quasi la metà dei Paesi la tassazione supera i 50 euro per tonnellata di Co2.
Al di fuori del trasporto su strada, l’81% delle emissioni non risulta tassato. E le aliquote fiscali risultano inferiori alla stima di fascia bassa dei costi climatici (30 euro per tonnellata di CO2) per il 97% delle emissioni.
“Confrontando le tasse tra il 2012 e il 2015 si ottiene un risultato sconcertante. In diversi Paesi sono stati compiuti o sono in corso sforzi per applicare il principio ‘chi inquina paga’, ma nel complesso i progressi verso un uso più efficace delle tasse per ridurre le emissioni nocive sono lenti e frammentari. I governi dovrebbero fare di più e meglio”, sottolinea Gurrìa.
Dito puntato sul carbone
E se le tasse si concentrano soprattutto sui trasporti, ad essere praticamente o effettivamente esente è la fonte che più di tutte è considerata responsabile delle emissioni di Co2, il carbone.
Nei 42 Paesi esaminati, infatti, il carbone è scarsamente soggetto a tassazione (da 5 a 30 euro per tonnellata di Co2) o del tutto esente da imposte.
L’assenza di una carbon tax potrebbe essere parte del problema, nota l’OCSE. E anche nei pochi Paesi in cui nel 2015 era in vigore una qualche forma di carbon tax, questa tassazione pesava maggiormente sul settore del trasporto su strada che sugli altri settori economici.
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Italia tra i Paesi virtuosi
Malgrado il Belpaese sia fra quelli privi di una carbon tax, l’OCSE ci promuove: l’Italia è infatti al quarto posto per peso della tassazione sulle emissioni inquinanti nel trasporto su strada e sesta per gli altri settori.
Inoltre, siamo fra i pochi Paesi in Europa ad applicare una tassa sui carburanti utilizzati per generare elettricità, anche se ad aliquote relativamente basse se confrontate con quelle applicate all’uso di carburante in altri settori.
Infine, siamo sempre quarti per tassazione sui prodotti petroliferi: per la benzina le imposte toccano quota 322 euro per tonnellata di Co2, mentre per il diesel sono circa 232 euro per tonnellata di anidride carbonica.