Fondazione Etica: Caporossi, come il rating pubblico può migliorare la PA
Valutare le PA può essere una chiave per stimolare una competizione sana tra le amministrazioni e spingerle a migliorare trasparenza e performance. Si può fare attraverso il Rating pubblico, sviluppato da Fondazione Etica e raccontato in questa intervista dalla vicepresidente Paola Caporossi.
> Rating pubblico - la PA italiana misurata dai cittadini
Nel dibattito pubblico si tende spesso a confondere in un malcontento generalizzato l'intero universo della PA, per poi proporre soluzioni mirabolanti, libri dei sogni che poi altri dovrebbero realizzare. Della macchina pubblica, però, non possiamo fare a meno e prima di poterci chiedere cosa si può fare per migliorarla, dovremmo sapere in quali condizioni versa.
E' partito da questa premessa il lavoro che ha condotto a sviluppare il Rating pubblico, spiega Paola Caporossi, vicepresidente e direttore di Fondazione Etica e autrice del volume “Né smart né open, intanto città. Secondo Rapporto sul Rating pubblico dei Comuni: valutazione comparata della performance, trasparenza, anti-corruzione” (Rubbettino Editore).
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Come funziona il Rating pubblico
A fronte di migliaia di amministrazioni pubbliche presenti in Italia, al momento nessuno ha una radiografia completa della PA, spiega Caporossi. Corte dei Conti, Ministero dell'Economia e delle Finanze, Istat, ecc, hanno molti dati ma solo parziali, mentre le agenzie di rating internazionali si basano solo sui bilanci, che, però, dicono solo parte della verità. “Anche perchè – osserva la vicepresidente di Fondazione Etica - il punto per il pubblico non è risparmiare, ma spendere bene: pensiamo ad una Asl che ha i conti in ordine, ma manda i pazienti a casa due giorni dopo un'operazione, non si può dire che sia performante”.
Da qui l'idea di andare oltre i bilanci, di guardare alla governance, agli indici di sostenibilità, per avere un quadro più completo sullo stato della macchina amministrativa e sui suoi problemi.
Il Rating pubblico sviluppato da Fondazione Etica si basa su una griglia di valutazione composta da sei macroaree di analisi - dati di bilancio, governance, gestione del personale, servizi e rapporto con i cittadini, gestione degli appalti e rapporto con i fornitori, comportamento ambientale - a loro volta declinate in diversi indicatori, con punteggi massimo su base 100, ponderati sulla base della rilevanza attribuita a ciascuna area e ad ogni indicatore.
Nel rapporto lo strumento viene applicato per proporre una classifica dei Comuni - su un campione costituito da un capoluogo di Provincia per ogni Regione - sul fronte della trasparenza e dei risultati dell'azione amministrativa, ma anche per prevedere eventuali problemi.
“Nel caso di Terni ad esempio - spiega Caporossi - abbiamo operato un downgrade perchè i dati di bilancio erano abbastanza critici, c'era un problema di mancanza di liquidità, e la situazione degli appalti appariva opaca. Un anno dopo il Comune ha chiesto di attivare la procedura che porta al dissesto finanziario, mentre sugli appalti c'è stata un'indagine della Guardia di finanza. Un esempio di come il Rating pubblico ci aiuta a valutare la qualità della macchina amministrativa, ma anche a prevedere uno stato di default”.
La classifica dei Comuni
La valutazione condotta da Fondazione Etica nel 2017, su dati del 2015, rivela che c'è ancora molto da fare in tema di efficacia e trasparenza delle PA.
In testa alla classifica c'è Trento, con un punteggio di 67,3, seguito da Cuneo, con 66,7, e da Parma, a quota 66,3, risultati modesti a fronte di un Rating massimo pari a 100.
Treviso, con 63,9, e Udine, con 62, completano il primo blocco della classifica, mentre Olbia è il Comune del Sud con Rating pubblico migliore, con 57,8, prossimo al 58,7 di Brescia.
I restanti 13 Comuni presentano tutti un Rating pubblico insufficiente, inferiore a 50 su 100. In fondo alla classifica si collocano cinque Comuni del Mezzogiorno: Siracusa, Potenza, Brindisi, Cosenza e Salerno, fanalino di coda.
Quali incentivi per una competizione sana tra le PA
Dal rapporto emerge il quadro di un'Amministrazione che, alle prese con risorse scarse e con il blocco delle assunzioni, spesso si limita all'adempimento delle norme sulla trasparenza, ma non riesce a sviluppare politiche per incidere davvero sulla governance.
“A volte i Comuni usano a fini di marketing espressioni come smart cities e open data, perdendo di vista, però, la sostanza di questi obblighi. Pensiamo ai Comuni che mettono in open data lo stradario della città, l'orario del cimitero o il numero delle panchine in città”, osserva Caporossi.
Per ottenere un reale cambio di passo, però, le sanzioni non bastano. E neanche il controllo della Corte dei Conti o dell'Anac, che lavora a campione e non riesce a fare più di 200 accertamenti all'anno, avverte Caporossi. L'idea di Fondazione Etica è quindi quella di prevedere un sistema di incentivi che renda convenienti il monitoraggio e la trasparenza, uscendo dalla logica della best practice, che procura un titolo di giornale una volta, ma non necessariamente crea continuità.
Gli incentivi, spiega Caporossi, potrebbero essere di due tipi. Il primo sarebbe quello reputazionale: “il Rating pubblico - così come la norma di amministrazione trasparente introdotta nel 2013 - porta ad una comparazione tra i Comuni e sicuramente nessuno vuole essere agli ultimi posti della classifica. Anche perchè gli stessi cittadini, quando vedono altri che fanno meglio a fronte degli stessi obblighi, finiscono per domandarsi cosa non funziona e per fare pressione sul Comune affinchè faccia meglio”.
Il secondo tipo di incentivo dovrebbe essere finanziario, un meccanismo premiale di tipo economico, fuori dalla retorica della spending review, “anche perchè se risparmio e spendo male non ho risolto il problema, occorre spendere bene, e capire a chi dare le risorse”, sottolinea Caporossi.
Questo non significa che non si debba dare denaro alle amministrazioni svantaggiate, ad esempio del Sud, ma che i Comuni dovrebbero sapere che chi fa meglio riceverà più fondi al momento della legge finanziaria. “E' una strada che possono seguire già le Regioni nei confronti dei propri Comuni, premiando i più performanti”, spiega Caporossi, citando il protocollo di intesa già siglato con la Regione Toscana per valutare la stessa Regione e i Comuni e allo stesso tempo per capire quali amministrazioni meritano maggiori risorse.
Le sperimentazioni in corso
Fondazione Etica sta cercando di divulgare questo modello di valutazione presso le PA, chiarendo a quelle interessate che non si tratta di una pagella, ma di una cerniera tra amministrazioni e amministrati, perchè attualmente i dati pubblicati sono tantissimi, ma spesso trascurati, e occorre un indice sintetico per comunicare in modo semplice ai cittadini se la PA fa bene o male.
A scegliere per primo il Rating pubblico come strumento di valutazione è stato il Comune di Grosseto, uno dei sei comuni pilota per l'attuazione della riforma Madia della Pubblica amministrazione. "Dal momento che devono produrre ogni anno una relazione della performance, il Comune di Grosseto ha pensato di adattare la metodologia del Rating pubblico alle proprie esigenze e di renderlo parte della relazione annuale", spiega Caporossi.
Un altro esempio interessante è il protocollo d’intesa siglato da Fondazione Etica con il Dipartimento Affari Regionali e Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che prevede lo sviluppo una piattaforma tecnologica che trasmette direttamente all'ufficio controlli i dati per i quali sussiste un obbligo di trasparenza e che evidenzia dati ed elementi statisticamente significativi sui quali indirizzare le funzioni di autocontrollo nel quadro dei rispettivi Piani anticorruzione. Qui il rating pubblico funziona come strumento di innovazione, rendendo automatico il flusso verso l'esterno dei dati da rendere obbligatoriamente pubblici e che andranno nella relazione della performance.
Si tratta di uno strumento che potrebbe essere adottato anche al di fuori del contesto nazionale, basti pensare al dibattito sul bilancio europeo 2021-2027, osserva Caporossi. Da più parti si avverte l'esigenza di integrare i criteri di assegnazione delle risorse finanziarie con un parametro oggettivo che misuri la capacità di funzionamento delle amministrazioni. Il Rating pubblico si potrebbe proporre come uno strumento non solo per PA italiane, ma anche per gli altri Paesi dell'Unione.
> La proposta della Commissione per il bilancio UE 2021-2027
Photo credit: DG EMPL