Banda larga – Corte Conti UE, Stati membri lontani da target Europa 2020
Nonostante la disponibilità di connessioni Internet ad alta velocità sia migliorata in tutta l'Unione, secondo la Corte dei Conti UE difficilmente gli Stati membri riusciranno a raggiungere tutti gli obiettivi di Europa 2020 in materia di banda larga. L'Italia, però, potrebbe centrare i target per il 2025.
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La copertura della banda larga è generalmente migliorata in tutta l’UE, ma non tutti i valori-obiettivo della strategia Europa 2020 saranno raggiunti, soprattutto nelle zone rurali, dove la qualità delle connessioni continua a essere inferiore rispetto alle città. E' l'avvertimento lanciato da una relazione speciale della Corte dei Conti europea, che però inserisce l'Italia tra i Paesi che potrebbero centrare i target nel 2025.
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La banda larga in Europa 2020
Nell’ambito della strategia Europa 2020, l’UE ha fissato nel 2010 tre target per la banda larga:
- rendere disponibile la banda larga di base (fino a 30 megabit al secondo – Mbps) a tutti gli europei entro il 2013;
- fare in modo che entro il 2020 tutti gli europei abbiano accesso alla banda larga veloce (più di 30 Mbps);
- assicurare, sempre entro il 2020, che almeno il 50% delle famiglie europee utilizzi una connessione a banda larga ultraveloce (oltre 100 Mbps).
A sostegno di tali obiettivi, l’UE ha attuato una serie di politiche e di interventi normativi e ha messo a disposizione degli Stati membri circa 15 miliardi di euro nel periodo 2014-2020, tramite un ventaglio di fonti e di tipi di finanziamento, fra cui 5,6 miliardi di euro in prestiti della Banca europea per gli investimenti (BEI).
L'audit della Corte dei Conti UE
La Corte dei Conti europea ha verificato l’efficacia dell’azione intrapresa dalla Commissione europea e dagli Stati membri per conseguire gli obiettivi di Europa 2020 in materia di banda larga attraverso un audit che ha riguardato i periodi di programmazione 2007-2013 e 2014-2020 e tutte le fonti di finanziamento dell’UE, compreso il sostegno fornito dalla BEI. L’attenzione si è concentrata in particolare su cinque Stati membri: Irlanda, Germania, Ungheria, Polonia e Italia.
Sulla base dell'indagine, la Corte ha concluso che la copertura della banda larga è generalmente migliorata in tutta l’UE, ma che non tutti i valori-obiettivo della strategia Europa 2020 saranno raggiunti. Le zone rurali, dove il settore privato ha meno incentivi a investire nella fornitura della banda larga, continuano a essere meno ben connesse rispetto alle città e l’utilizzo (take up) della banda larga ultraveloce è molto lontano dall’obiettivo prefissato.
Quanto ai tre target, se da un lato quasi tutti gli Stati membri hanno raggiunto quello relativo alla copertura della banda larga di base entro il 2013, probabilmente non raggiungeranno quello del 2020 per la banda larga veloce. Le zone rurali continuano a costituire un problema nella maggior parte degli Stati membri: in 14 di questi, a metà 2017, la copertura nelle zone rurali era inferiore al 50%.
Quanto al terzo target, ossia l’utilizzo della banca larga ultraveloce, a metà 2017 solo il 15% delle famiglie era abbonata a connessioni Internet di questo tipo, a fronte di un valore-obiettivo del 50% entro il 2020.
Nonostante queste problematiche, secondo la Corte, tre dei cinque Stati membri esaminati - Irlanda, Italia e Ungheria - potrebbero trovarsi in una buona posizione, se i loro piani sono attuati come previsto, per conseguire gli obiettivi della Commissione per il 2025, uno dei quali è che tutte le famiglie abbiano accesso alla banda larga ultraveloce. In questi Stati membri, infatti, le tecnologie utilizzate per aumentare la copertura, principalmente il cavo coassiale e la fibra ottica, consentono velocità superiori a 100 Mbps, in alcuni casi estensibili a 1 Gbps. Gli altri due Stati membri dovranno invece adattare i propri piani in funzione degli obiettivi fissati per il 2025.
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I limiti delle strategie nazionali
Secondo la Corte, sebbene tutti gli Stati membri abbiano sviluppato strategie per la banda larga, i ritardi nella loro definizione e l'insufficiente coerenza tra i loro valori-obiettivo e i target della strategia Europa 2020 hanno finito per minare gli sforzi dei Paesi UE.
Inoltre, non tutti gli Stati membri avevano affrontato i problemi connessi all’infrastruttura di Internet preesistente (infrastruttura telefonica), con potenziali implicazioni nel medio e lungo termine ai fini di una velocità adeguata, e si è registrata una carenza di coordinamento tra i periodi di programmazione dei fondi europei. La questione del finanziamento, osserva poi la Corte, non è stata adeguatamente affrontata nelle zone rurali e suburbane di tre degli Stati membri esaminati e un importante progetto della BEI sostenuto dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) non si è focalizzato sulle zone in cui il sostegno del settore pubblico è maggiormente necessario.
Le raccomandazioni della Corte
La relazione si chiude con una serie di raccomandazioni in tre ambiti, ossia la pianificazione strategica, il contesto di regolamentazione e la promozione della concorrenza mediante finanziamenti.
In particolare:
- gli Stati membri dovrebbero elaborare nuovi piani per il periodo successivo al 2020;
- la Commissione dovrebbe chiarire l’applicazione degli orientamenti in materia di aiuti di Stato, in quanto l’interpretazione attualmente data da alcuni Stati membri potrebbe limitarne gli investimenti nella banda larga;
- la Commissione dovrebbe inoltre sostenere gli sforzi degli Stati membri per promuovere una maggiore concorrenza nella fornitura di servizi a banda larga, incentivando la creazione di reti adeguate e l’aggregazione di progetti di piccole dimensioni in progetti che abbiano una dimensione critica, ove opportuno;
- la BEI dovrebbe concentrare il proprio sostegno tramite il FEIS e il Fondo relativo alla banda larga per collegare l’Europa (CEBF) su progetti di piccole e medie dimensioni nelle zone in cui il sostegno del settore pubblico è maggiormente necessario, in linea con la finalità di assistere i progetti più rischiosi.