Codice Appalti - CNA, serve riforma per tutelare le piccole imprese
Nel dibattito sulla riforma del Codice Appalti interviene anche la CNA, secondo cui le nuove regole introdotte col D.lgs 50-2016 hanno completamente tagliato fuori le piccole imprese dal mercato degli appalti pubblici.
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Il nuovo Codice Appalti è al centro di un acceso dibattito che vede le associazioni dei professionisti richiedere a gran voce una riforma dell'impianto normativo, ritenuto responsabile, tra le altre cose, della paralisi del comparto delle opere pubbliche.
Proprio in risposta alle richieste pervenute da diversi attori del settore delle costruzioni, tra cui l’ANCE (Associazione nazionale costruttori edili), di operare una semplificazione del Codice, il Governo ha annunciato l’intenzione di avanzare nell'autunno una proposta di riforma, attualmente sottoposta a consultazione pubblica fino al 10 settembre.
In tale contesto, prende una posizione anche la Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA), secondo cui il nuovo Codice non ha aperto il mercato pubblico alle piccole imprese, ma, al contrario, lo ha ulteriormente ristretto, “in contrasto con le richieste arrivate anche dall’Unione europea”.
Le aziende di piccole dimensioni, si legge in una nota recentemente diffusa dalla confederazione, rimangono sistematicamente “a bocca asciutta” perché “i lotti messi a gara sono quasi sempre fuori dalla loro portata, di taglia troppo grossa per le loro possibilità”.
L'appello della CNA al Governo e al Parlamento è, dunque, quello di “intervenire con rapidità per porre rimedio a una situazione che sta mettendo fuori mercato le piccole imprese”
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In base a uno studio realizzato dalla confederazione a due anni dalla riforma del Codice dei contratti pubblici (D.lgs 50-2016), se da un lato risulta un aumento significativo del mercato degli appalti, cresciuto del 36,2% tra il 2016 e il 2017, dall'altro lato si rileva anche un deciso incremento dell’importo del lotto medio, “salito abbondantemente sopra il milione”. Il tutto, aggiunge la CNA, sebbene il nuovo Codice incoraggi le stazioni appaltanti a suddividere in lotti i grandi appalti “in modo che l’entità dei singoli contratti corrisponda meglio alle capacità dell’impresa tipo italiana”.
Il problema per le piccole imprese sta nel fatto che di solito, tra i requisiti per la partecipazione, si richiede un fatturato che sia doppio rispetto al valore dell’appalto. Vale a dire, in media, dai due milioni in su. Un requisito, conclude la nota della CNA, che oltre il 95% delle imprese aderenti alla confederazione non possiede.