Nuova Sabatini - Corte dei conti, MISE corregga alcune criticita’
Una misura così importante per le imprese come la Nuova Sabatini, che in base a quanto previsto dalla Manovra 2019 potrà contare su 480 milioni nei prossimi sei anni, dev’essere migliorata. E’ il monito della Corte dei conti.
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Correggere le criticità della Nuova Sabatini, il regime di aiuto che agevola l’accesso al credito delle PMI per l’acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature. E’ quanto raccomanda la Corte dei conti al Ministero dello Sviluppo economico a conclusione della relazione sulle misure per il sostegno alla competitività delle imprese contenuto nel dl Beni Strumentali.
“Alla Nuova Sabatini, più volte rifinanziata dal legislatore, risultano complessivamente destinati circa 1 miliardo 274 milioni, suddivisi in un arco temporale che va dal 2014 al 2023″. I giudici contabili invitano quindi il Ministero “ad adottare le misure idonee a superare le criticità rilevate” e a “proseguire nel percorso di reingegnerizzazione e informatizzazione delle procedure”.
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Del resto, se il piano indicato dal Governo nella Legge di Bilancio 2019 non verrà modificato, alla Nuova Sabatini saranno destinate risorse ingenti: 480 milioni di euro, di cui 48 milioni per il 2019, 96 milioni per ciascun anno dal 2020 al 2023 e altri 48 milioni di euro per il 2024.
Il monito della Corte dei conti
La relazione ha esaminato il sistema impiantato dal MISE per sostenere, attraverso un contributo in conto impianti, le micro, piccole e medie imprese che abbiano ottenuto un finanziamento da parte delle banche e degli intermediari finanziari per acquistare, o acquisire in leasing, macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo e hardware, nonché software e tecnologie digitali.
Per i giudici contabili il Ministero dovrebbe adottare alcune misure per superare le criticità rilevate. In primis nel sistema di gestione: la Corte dei conti sottolinea un’inadeguata attenzione verso il possesso di uno dei requisiti richiesti ai fini dell’ammissione al contributo, nello specifico il non risultare impresa in difficoltà, così come individuata nel regolamento Gber. La verifica di questo requisito, secondo la Corte, non può essere data implicitamente per avvenuta nel momento in cui le banche e gli intermediari finanziari deliberano il finanziamento dopo aver valutato positivamente lo stato di salute dell'azienda in termini di solvibilità, affidabilità e solidità.
Quanto ai controlli propedeutici alle erogazioni, i giudici non condividono la prassi seguita dal Ministero di non attivare alcuna verifica sulla correttezza dei rimborsi del finanziamento che le imprese devono alle banche o agli intermediari finanziari, ritenendosi sufficiente la mera presa d’atto dell’assenza di comunicazioni in tal senso da parte di questi.
Ma, ammette la Corte, il MISE sta conducendo una serie di azioni per garantire la qualità e il controllo del processo operativo di gestione, sia sul fronte delle concessioni che su quello delle erogazioni.
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Permangono invece criticità sul fronte degli strumenti per verificare la corretta fruizione dell’aiuto da parte dei beneficiari. Il limitato numero di verifiche ispettive finora effettuate, nonché l’incertezza che informa la pianificazione di tali attività, hanno indotto la Corte a ritenere che il sistema non consenta di accertare in modo adeguato il rispetto da parte dei beneficiari di alcuni obblighi previsti a pena di revoca del contributo, obblighi che, per loro natura, possono essere verificati solo in loco.
I giudici formulano quindi alcune raccomandazioni al Ministero, invitandolo ad adottare le misure idonee a superare le criticità rilevate e a proseguire nel percorso di reingegnerizzazione e informatizzazione delle procedure, da cui si attendono concreti benefici sul versante non solo delle operazioni di controllo sull’attendibilità delle dichiarazioni rese dalle imprese beneficiarie, ma anche sulla qualità delle istruttorie, sui tassi di produzione e sulle tempistiche di chiusura delle singole pratiche.