PMI – cresce valore aggiunto e occupazione in Europa
Per la prima volta dopo anni, il valore aggiunto e l'occupazione delle piccole e medie imprese hanno registrato una crescita, rispettivamente del 4,1% e del 1,8%, in tutti gli Stati membri.
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Sono questi alcuni dei risultati rilevanti del rapporto 2019 sulle PMI pubblicato dalla Commissione UE. Lo studio raccoglie i dati relativi alle performance registrate dalle imprese europee di piccole e medie dimensioni negli ultimi anni, insieme alle previsioni per il prossimo biennio.
Buone notizie per le PMI europee...
Tra il 2013 e il 2018 il numero delle PMI europee è cresciuto, insieme al valore aggiunto lordo e ai posti di lavoro. In questa cornice, che testimonia una notevole ripresa economica delle aziende europee, a seguito della crisi degli anni precedenti, è evidente una più profonda influenza di questo tipo di realtà negli anni.
A trainare la crescita complessiva nei singoli Stati membri sono, in particolare, le micro imprese, che generano da sole il 28,5% dell'aumento totale relativo al valore aggiunto. Da notare, in parallelo, come tale contributo da parte delle aziende di media dimensione sia in calo, con solo il 14,1% sull'aumento totale pari al 60%.
...e italiane
Le performance registrate dalle PMI italiane, nello specifico, superano la media europea per quanto riguarda il valore aggiunto e i posti di lavoro; il valore aggiunto generato dalle aziende italiane, infatti, è pari al 66,9% contro il 56,4% registrato a livello UE. Anche il tasso di occupazione delle PMI italiane supera la media europea (66,6%), con una percentuale pari al 78,1%.
Ai risultati estremamente sopra la media europea, si affiancano purtroppo alcuni tra i punteggi più bassi dell'Unione per quanto riguarda la pubblica amministrazione, gli aiuti di Stato, gli appalti pubblici e l'imprenditorialità. Sono invece nella media con gli altri 28 Stati membri i dati relativi a competenze ed approccio verso l'innovazione del sistema paese.
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Strategie a supporto dell'innovazione
Fattore interessante da considerare è che l'andamento positivo si riscontra in realtà imprenditoriali con scarsa intensità nell'ambito ricerca e sviluppo. L'impegno di queste ultime rappresenta la metà esatta dell'aumento dell'occupazione nei Paesi UE sia nel periodo 2013-2018 che nel biennio 2016-2018.
Se si considera la partecipazione delle PMI ad attività d'innovazione e ricerca, è evidente come a livello di sistema Europa, i dati siano sostanzialmente gli stessi dal 2004 al 2016. Tuttavia, questa apparente stabilità nasconde delle notevoli differenze tra gli Stati membri. La partecipazione a questo tipo di iniziative varia notevolmente da un Paese all'altro, con una percentuale di imprese innovatrici che va dal 10% in Romania al 66% in Portogallo.
In quest'ottica giocano un ruolo importante le startup, di cui 8 dei 30 principali ecosistemi del mondo sono localizzati proprio in Europa. A differenza di quanto si possa immaginare, sono gli Stati membri più piccoli come Cipro, Malta, Estonia, Lituania e Lettonia, i centri con più alta intensità di startup presenti sul territorio.
A proposito di innovazione emergono dal report i principali approcci strategici al fine di stimolare le attività di R&S, insieme alle specifiche misure targettizate sulla singola PMI da integrare alle politiche generali.
Tra le conclusioni più importanti si riscontra:
- la necessità di aumentare le attività interne di R&S delle PMI. Tale obiettivo potrebbe essere raggiunto aumentando il sostegno sotto forma di sovvenzioni e finanziamenti tramite i programmi operativi del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) nell'ambito del prossimo bilancio UE a lungo termine. Inoltre, si dovrebbe prendere in considerazione anche la loro cooperazione con le grandi imprese e con gli organismi di ricerca e tecnologia;
- un maggiore interesse nel cogliere le opportunità a livello dell'UE, integrandole alle misure nazionali e regionali. I programmi europei, come Horizon Europe e InvestEU, potrebbero dare in futuro importanti contributi alle PMI innovative in tutte le fasi del loro sviluppo;
- il necessario rafforzamento dei sistemi di istruzione, in modo che siano disponibili sul mercato del lavoro un maggior numero di laureati delle discipline come scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM);
- il miglioramento delle relazioni di collaborazione con i partner. Un esempio è la rete Enterprise Europe Network, parte del programma COSME, che ha un ruolo rilevante nel collegare le imprese, permettendo la condivisione fra loro di diverse competenze necessarie per attuare progetti di innovazione.
Previsioni per il 2019 e il 2020
La Commissione UE stima che il valore aggiunto generato dalle PMI crescerà del 4,1% nell'anno in corso e del 4,2% nell'anno successivo, mentre il tasso di occupazione aumenterà dell’1,6% nel 2019 e dell’1,4% nel 2020.
Tuttavia queste previsioni, poiché soggette a numerosi rischi, hanno subito un decorso in calo dal momento della valutazione. Per questo motivo i valori futuri presenti nello studio vanno considerati come positivi, ma al ribasso.
> Report 2018-2019