Recovery Fund: Parlamento UE sia il garante della democraticita'
Il Parlamento europeo dovrebbe ricoprire il ruolo di garante della trasparenza e della responsabilità democratica, con un sguardo vigile sui meccanismi del Recovery fund Next Generation EU proposto dalla Commissione in risposta alla crisi causata dal Coronavirus.
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In vista del Consiglio europeo del 19 giugno, in cui i capi di Stato e di governo negozieranno le proposte della Commissione sul Next Generation EU o Recovery Fund e sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, il Parlamento UE definisce la propria posizione in merito agli strumenti per la ripartenza dell'Europa e chiede un ruolo più attivo per assicurare accountability nella gestione delle risorse.
Durante un webinar organizzato dal Parlamento UE, anche la commissaria europea alla Coesione e alle Riforme Elisa Ferreira ha posto l'accento sull'importanza della trasparenza dei meccanismi del Recovery and resilience facility: il fondo da 560 miliardi di euro, il pilastro più sostanzioso del nuovo Next Generation EU.
Come funziona il Recovery and Resilience Facility
Ribattezzato come Next Generation EU, il Recovery Fund è l'innovativo piano da 750 miliardi di euro, di cui 500 miliardi di sovvenzioni e 250 miliardi di prestiti. Lo strumento prevede la raccolta di denaro sul mercato finanziario da destinare al perseguimento di obiettivi europei e si accompagna al rafforzamento del Quadro finanziario pluriennale, che a questo punto richiede necessariamente una maggiore potenza di fuoco rispetto alla proposta di due anni fa.
La colonna portante di questo Recovery Fund è rappresentata dal Recovery and resilience facility (RRF): un dispositivo mirato a mitigare l’impatto economico e sociale della crisi legata al Covid-19 e, contemporaneamente, all'affrontare le sfide a lungo termine.
Le risorse a disposizione dello strumento saranno erogata tramite sovvenzioni, con possibili integrazioni mediante prestiti. La dotazione complessiva sulla quale può contare il Recovery and resilience facility prevede: sovvenzioni disponibili per 310 miliardi di euro (a prezzi costanti; 335 miliardi a prezzi correnti), mentre 250 miliardi di euro supplementari saranno disponibili sotto forma di prestiti (a prezzi costanti; 268 miliardi a prezzi correnti).
Per accedere alle risorse, i Paesi membri devono elaborare dei piani per la ripresa e la resilienza che definiscano i rispettivi programmi di riforma e investimento per i prossimi quattro anni, fino al 2024. La messa in opera dei progetti da finanziare, dato che le risorse non saranno gestite dagli Stati, finirà direttamente sotto la lente degli uffici della Commissione, che verificheranno la realizzabilità ex-ante, la realizzazione durante l'esecuzione e il realizzato alla fine del percorso.
Il Parlamento UE sia coinvolto nella governance del Recovery Fund
È qui che subentra la critica del vicedirettore del Jacques Delors Institute di Berlino Lucas Guttenberg che evidenzia tre carenze principali nella proposta della Commissione UE e suggerisce "a good proposal for a better governance".
In primo luogo, osserva, la governance del RRF riduce le decisioni di spesa a puri atti amministrativi, svalutando la natura politica delle decisioni prese che sbloccano miliardi di euro. Secondo, non coinvolgendo il Parlamento europeo, il processo manca di uno "secondo sguardo europeo" che garantisca una ripartizione dei fondi in modo responsabile. Infine, la governance stabilita rappresenta un importante passo indietro in termini di democratizzazione del processo decisionale in quanto, a differenza della normale procedura di bilancio dell'UE, i rappresentanti dei cittadini europei, eletti direttamente dagli stessi, verrebbero esclusi dalle importanti decisioni di politica fiscale che vincoleranno l'Europa per i decenni a venire.
Per ovviare a queste carenze, Guttenberg propone due modifiche fondamentali alla governance dello strumento UE:
- Coinvolgere gli Stati membri: i piani nazionali per il recupero e la resilienza (RRP) dovrebbero ricevere l'approvazione parlamentare nazionale prima che vengano presentati alla Commissione. In questo modo si verrebbe a creare un adeguato dibattito politico nella sfera nazionale su come utilizzare al meglio la dotazione complessiva a disposizione.
- Coinvolgere il Parlamento UE: l'ok della Commissione agli RRP e la conseguente assegnazione dei fondi dovrebbero assumere la forma di un atto delegato. In questo modo si darebbe, sia al Consiglio che al Parlamento europeo, il diritto di porre il proprio veto sulla decisione di Bruxelles.
Controllo democratico del PE: le opinioni degli eurodeputati
Sulla stessa scia del piano di valorizzazione del PE proposto da Guttenberg, il giudizio degli europarlamentari è unanime: è necessario restituire valore al ruolo del Parlamento nei processi decisionali interni al Recovery Fund.
Per Rasmus Andresen (Verdi, DE), le parole chiave sono "democratic control and scrutiny". L'eurodeputato sottolinea come il PE, l'unico organismo dell'Unione eletto direttamente dai cittadini, debba essere incluso nei processi di decisione, per garantire la trasparenza nell'impiego delle risorse per perseguire obiettivi strategici. "Il PE non può limitarsi ad essere un semplice sorvegliante di decisioni prese dalla Commissione", ha evidenziato Andersen.
José Manuel Fernandes (PPE, PT, tbc) nel suo discorso concentra l'attenzione sul nome dello strumento, affermando che: "Il Recovery fund o Next Generation EU è una soluzione realistica e innovativa. Tuttavia essa perde di significato se i cittadini non possono essere coinvolti, attraverso i rappresentanti in Parlamento, affinché i fondi siano destinati nell'interesse delle prossime generazioni".
I piani per la ripresa e la resilienza, ricorda Margarita Marques (S&D), delineano un pacchetto coerente di riforme e investimenti volti ad affrontare le sfide individuate nel contesto del Semestre europeo e in particolare quelle relative alle transizioni verde e digitale. "In questo modo la responsabilità di supervisione è stata data al Consiglio e non al PE. Invece, bisognerebbe trovare un equilibrio per preservare democrazia e trasparenza nei processi. Il PE non può avere voce in capitolo solo sul budget, ma deve avere ruolo di garante della democraticità".