Come sta andando il Piano Nazionale Complementare al PNRR?
Un nuovo report della Ragioneria generale dello Stato fa il punto sull'avanzamento del Piano nazionale per gli investimenti complementari (PNC), lo strumento da oltre 30 miliardi di euro che serve a finanziare specifiche azioni che integrano e completano il PNRR, a cui è strettamente collegato. Oltre al fatto che la sua attuazione è un traguardo da raggiungere per ottenere le rate PNRR, infatti, il PNC è destinato ad essere anche uno dei salvadanai da cui si attingerà per finanziare il “nuovo” PNRR.
Il punto sui progetti PNRR definanziati e sulle coprture alternative
Di Piano Complementare si parla poco, benché si tratti di uno strumento legato a triplo filo al PNRR.
Il Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR è infatti lo strumento che integra, con risorse nazionali, gli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), per 30,6 miliardi di euro. Uno strumento che, essendo agganciato al PNRR, ha la stessa vita utile: i fondi, cioè, sono relativi al periodo che va dal 2021 al 2026.
Non solo. La realizzazione del PNC, con il completamento degli interventi previsti, costituisce un obiettivo del PNRR in quanto si dovrà dimostrare, entro il secondo trimestre 2025, la migliorata capacità di spesa delle risorse in conto capitale e un significativo assorbimento delle risorse del PNC.
Il PNC rappresenta, infine, una delle fonti di finanziamento su cui la revisione del PNRR fa più affidamento, insieme alle risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC). Il finanziamento di molti dei progetti fuoriusciti dal PNRR sarà infatti assicurato attingendo dai fondi del Piano complementare, la cui attuazione risulta essere spesso in ritardo. Tanto che da mesi si attende, da parte dei ministri Raffaele Fitto e Giancarlo Giorgetti, la mappatura dei progetti PNC che potranno essere definanziati o rimodulati, così da liberare risorse da traslare a copertura dei progetti cancellati dal PNRR.
Un’operazione complessa, su cui la pubblicazione del 10° report del Ministero dell'economia e finanze (MEF) fa solo parzialmente luce.
Cosa prevede il Piano nazionale complementare?
Il Piano nazionale per gli investimenti complementari si compone di 30 programmi di cui 24 “esclusivi”, ovvero finanziati dal solo PNC, per un importo di 19,3 miliardi di euro, e 6 programmi cofinanziati da PNC e PNRR, per un importo di 11,2 miliardi.
Le amministrazioni titolari degli interventi hanno il compito di individuare obiettivi iniziali, intermedi e finali dei progetti e le tempistiche entro cui tali obiettivi devono essere raggiunti (come previsto dal decreto MEF del 15 luglio 2023), con la previsione della revoca del finanziamento in caso di mancato rispetto delle stesse, ma anche di meccanismi premiali per le Amministrazioni che riportino i migliori dati di impiego delle risorse.
Come sta andando il Piano Nazionale Complementare al PNRR?
A fare luce in parte sull’andamento del PNC è il 10° report della Ragioneria Generale dello Stato che misura adempimenti e attività al 31 dicembre 2023. Un’attività di monitoraggio, quella condotta dalla Ragioneria, che nei mesi precedenti ha permesso “di evidenziare l’insorgenza di fattori di rallentamento (crisi economica, incremento dei prezzi, scarsità di materie prime, procedure amministrative poco coerenti con le tempistiche) che hanno inciso negativamente sull’andamento del Piano stesso”, scrive il MEF.
Sul tema vale la pena sottolineare anche un altro aspetto. Proprio per le criticità prima menzionate, in teoria - sulla base del comma 1 dell’articolo 7 del DL 13/2023 - si sarebbero dovuti aggiornare i cronoprogrammi procedurali degli interventi del PNC (solo per quanto concerne le scadenze intermedie), così da assicurarne una migliore realizzazione. Tuttavia tale revisione non è mai avvenuta. Pertanto, gli obiettivi di riferimento per il monitoraggio sull’avanzamento degli interventi del PNC restano quelli individuati nel 2021.
Chiarito ciò, il 10° report del MEF sottolinea “preliminarmente che, in via generale, rispetto alla situazione registrata nei trimestri precedenti, la performance risulta migliorata", anche se non solo permangono rallentamenti nell'attuazione, ma anche “criticità nell’alimentazione del sistema di monitoraggio, dovute al non corretto adempimento da parte dei soggetti attuatori titolari dei CUP nonostante i solleciti inviati da alcune Amministrazioni titolari per i programmi di rispettiva competenza”.
Passando ai numeri, il report segnala che, al 31 dicembre 2023, “risultano censiti a sistema 4.984 interventi identificati da codice unico di progetto (CUP) con associato un finanziamento di circa 16,72 miliardi di euro; il dato evidenzia un incremento di circa il 12% rispetto al trimestre precedente, nel quale i CUP censiti risultavano 4.450. L’amministrazione cui è riconducibile il maggior numero di interventi risulta il MIT, con oltre duemila CUP dislocati sull’intero territorio nazionale, seguita dal Commissario straordinario per il sisma 2016 e dal Ministero della Salute”.
Più nello specifico alla scadenza del 31 dicembre 2023 (T4 2023), sono previsti 21 obiettivi ripartiti tra le diverse Amministrazioni (di cui sette obiettivi in capo al MIT e 6 affidati al Ministero della Salute). Ebbene, “in via generale, rispetto alla situazione registrata nei trimestri precedenti, la performance rispetto agli obiettivi è migliorata, con una percentuale di conseguimento che passa dal 36% al 43%; il 33% degli obiettivi del IV trimestre 2023 risulta invece parzialmente conseguito e il 24% non conseguito”.
Le informazioni sono poi fornite per ciascun investimento del PNC. In questo modo, scorrendo la quarantina di pagine del Report, emerge ad esempio che ad essere conseguiti sono stati, tra gli altri, gli obiettivi trimestrali (IV trimestre 2023) di investimenti come:
- la messa in sicurezza di ponti e viadotti, il cui obiettivo al 31 dicembre 2023 consisteva nel monitoraggio di 100 ponti e viadotti e nell’avvio della procedura di affidamento (interventi strutturali);
- l’aumento selettivo della capacità portuale, per il quale era prevista l’aggiudicazione del contratto per la realizzazione del 100% delle opere / esecuzione dei lavori da parte di tutte le Autorità di sistema;
Ad essere stati parzialmente conseguiti sono, invece, interventi come:
- lo sviluppo dell’accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici che, per il IV trimestre 2023, prevedeva l’aggiudicazione del contratto per la realizzazione del 100% delle opere / esecuzione dei lavori da parte di tutte le Autorità di sistema, ma che invece ha raggiunto tale obiettivo per sei interventi su sette;
- il progetto “Verso un ospedale sicuro e sostenibile” che, a fine 2023, avrebbe dovuto assistere all’avvio dei lavori da parte delle Regioni, ma che invece vede una sottoscrizione di 179 contratti su 215 previsti.
Una serie di investimenti hanno invece bucato gli obiettivi di fine 2023. Tra questi figurano ad esempio:
- l’implementazione di un sistema di monitoraggio dinamico per il controllo da remoto di ponti, viadotti e tunnel della rete viaria principale che - per il IV trimestre 2023 - prevedeva come obiettivo l’installazione dei sistemi di monitoraggio tecnologico e pianificazione delle priorità, oppure
- la linea per l’adeguamento strutturale, l’aumento dell’efficienza energetica ed interventi antisismici di quattro complessi demaniali sede di Istituti penali per i minorenni che non ha raggiunto l'obiettivo del IV trimestre 2023, che consisteva nella stipula del 100% dei contratti di appalto.
Oltre a riportare le informazioni sui target fissati per il IV trimestre 2023, il Report del MEF sul Piano naizonale complementare è interessante anche nell'indicare - per ciascun intervento - il riepilogo sia del più recente obiettivo previsto per ciascuna misura, sia l’indicazione di quello successivo. In tal modo il documento fornisce una mappa per seguire l'evoluzione delle misure del PNC su cui circolano poche informazioni.
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