Revisione PNRR: quali coperture per i progetti comunali stralciati?
A distanza di due mesi dal via libera di Bruxelles al nuovo PNRR che ha previsto lo stralcio di 15,9 miliardi di euro di progetti, continuano a mancare informazioni certe su quali fondi alternativi saranno usati per assicurarne comunque la relazione. Sul tema è intervenuto ieri, 8 febbraio, il ministro Giorgetti, rimasto tuttavia piuttosto vago sulle informazioni.
Attesa per il quarto decreto PNRR su coperture, fondi ai Comuni, riforma della Coesione e REPowerEU
Il ritardo nell'indicazione puntuale delle fonti alternative di copertura dei progetti estromessi dal PNRR si spiega - essendone al contempo anche la causa del ritardo - con la mancata pubblicazione del decreto PNRR quater, atteso per il 31 gennaio scorso in Consiglio dei ministri ma, in realtà, ancora fantasma.
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Rigenerazione urbana PNRR: quali fondi per i progetti cancellati
Nel decreto PNRR IV, infatti, non solo dovrebbero essere definite molte delle nuove misure del PNRR - incluse quelle del capitolo RepowerEU diventato la settima missione del Piano - ma anche indicate le coperture alternative trovate dal governo quei 15,9 miliardi di opere stralciate dal Piano.
Da mesi, ormai, i rumors parlano di attingere a due grandi contenitori: il Fondo di sviluppo e coesione (FSC) e il Piano nazionale complementare al PNRR (PNC). Due soluzioni, caldeggiate soprattutto dal ministro per il Sud, la Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ma che nella realtà dei fatti presentando criticità non indifferenti.
Nel primo caso si tratta di quel vincolo territoriale delle risorse FSC, che destina l’80% dei fondi al Sud e che porta, ovviamente, a condurre una partita di tetris per far combaciare coperture e geografia dei progetti. A questo si aggiungono eventuali criticità nel dialogo con le Regioni titolari di quota parte delle risorse FSC.
Nel secondo caso si tratta, invece, degli impegni giuridicamente vincolanti assunti in questi anni di vita dal PNC e che, ovviamente, non possono essere cancellati con un colpo di spugna.
Nella partita sono intanto entrati anche altri fondi. Si tratta, in particolare, delle poste di bilancio originariamente previste per quei progetti che erano nati prima del varo del PNRR e che poi erano entrati nel Piano per essere finanziati a costi inferiori. E’ su quest’ultimo fronte che si focalizza soprattutto il ministro dell'economia e finanze, Giancarlo Giorgetti, durante il question time al Senato dell’8 febbraio.
Nel rispondere alle richieste di chiarimenti della senatrice Concetta Damante (M5S), infatti, il titolare del MEF ha spiegato: “Per quanto attiene alle fonti di finanziamento delle opere comunali non più incluse nel PNRR, si evidenzia che relativamente agli interventi già finanziati a valere sulle risorse dell'articolo 1, comma 139, della legge n. 145 del 2018, cosiddette medie opere, dell'articolo 1, comma 29, della legge n. 160 del 2019, cosiddette piccole opere, e dell'articolo 1, comma 42, della legge n. 160 del 2019, cosiddetta rigenerazione urbana, tali interventi continuano a essere finanziati a valere sulle risorse recate da tali autorizzazioni di spesa, senza alcuna conseguenza dovuta all'uscita dal PNRR (...). Per gli altri interventi di competenza dei Comuni in parte usciti dal PNRR, quali i piani urbani integrati, sono in corso gli approfondimenti per l'individuazione delle risorse necessarie ad assicurarne la continuità”.
Da quanto si evince dalle parole del ministro, dunque, i problemi maggiori si dovrebbero avere sui Piani urbani integrati che - lo ricordiamo - cubano complessivamente 2,7 miliardi di euro. Di questi, circa 1 miliardo di euro di progetti sarebbero rimasti all’interno del PNRR perché il governo li ha ritenuti conformi alle norme del Recovery e capaci di arrivare a meta entro i tempi concordati con Bruxelles.
Per i restanti 1,7 miliardi di euro di progetto, invece, Giorgetti e Fitto sarebbero alla ricerca di coperture alternative, pare facendo perno soprattutto sul FSC e sul PNC su cui però permangono le criticità evidenziate prima.
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