Parte il dialogo UE su automotive: il 5 marzo pronto nuovo Piano d’azione

Foto di Michael Fousert da UnsplashOggi la Commissione UE ha avviato il Dialogo strategico con l’industria automobilistica europea, le parti sociali e altri stakeholder. L’intenzione di Bruxelles è di tutelare un settore cruciale per la competitività industriale dell’Unione, promuovendo al contempo i target climatici. Un obiettivo molto ambizioso cui si frappongono diversi ostacoli, dai dazi di Trump al dominio cinese su materie prime critiche fondamentali per il futuro dell’industria automotive. Il primo passo sarà il lancio di un Piano d’azione per l'automotive il prossimo 5 marzo. 

Bussola competitività: innovazione, sostenibilità, sicurezza al centro del Competitiveness Compass

Il Dialogo strategico sull'industria automotive dell'UE, presieduto dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, coinvolge rappresentanti del settore (come Volkswagen, Volvo e BMW) e altre parti interessate (anche della società civile) al fine di affrontare le sfide e sviluppare possibili soluzioni in un momento in cui l’industria automotive europea sta vivendo uno dei suoi momenti più bui. Tra i temi centrali, la necessità di una competizione globale nel settore “leale”, l’importanza di realizzare la transizione verso il net-zero, la semplificazione normativa e la possibilità di nuovi incentivi auto.

In occasione dell’avvio del Dialogo, il 30 gennaio, von der Leyen ha annunciato il lancio di un nuovo Piano d’azione per l’automotive, che verrà presentato dal commissario europeo per i trasporti sostenibili e il turismo Apostolos Tzitzikostas il 5 marzo 2025. La giornata di oggi "segna l'inizio di un dialogo che ci aiuterà a gestire i cambiamenti futuri. Il risultato sarà un piano d'azione completo, che presenteremo il 5 marzo. Questo piano traccerà un percorso chiaro per garantire che il nostro settore possa prosperare in Europa e competere con successo sulla scena globale", ha detto la presidente della Commissione UE. 

Il piano d’azione affronterà un’ampia gamma di questioni rilevanti per l’industria automobilistica europea. Dalla necessità di garantire l’accesso a risorse destinate al settore, alla promozione dell’innovazione tecnologica, all’istituzione di un quadro normativo concreto e unificato tra i Paesi membri. 

Tra le iniziative avviate oggi dall’Esecutivo europeo, anche una consultazione pubblica che fornirà un importante contributo al piano d’azione. 

Prima di descrivere il funzionamento, le tappe e i temi al centro del Dialogo strategico che si apre oggi, illustriamo la situazione del comparto automotive europeo, fornendo anche un quadro degli impatti sul settore dei dazi USA e della corsa globale cinese sul fronte materie prime critiche. 

Criticità dell’industria automobilistica europea: scarsa competitività e deboli infrastrutture

Sebbene il settore fornisca oltre 13 milioni di posti di lavoro in Europa e contribuisca per circa il 7% del PIL dell’UE, l’industria automotive sta attraversando profondi cambiamenti strutturali, guidati da innovazioni tecnologiche, digitalizzazione, decarbonizzazione e presenza di concorrenti altamente competitivi in un contesto geopolitico instabile.

Tutto ciò mette alla prova la solidità delle aziende automobilistiche europee, che - in riferimento al settore dell’elettromobilità - faticano a restare al passo con competitor come la Cina, che fornisce all’UE il 98% dell’approvvigionamento di elementi delle terre rare. Tra le principali criticità del mercato dell’auto europeo, infatti, vi è anche la scarsa capacità di Bruxelles di avere costi di produzione competitivi e di garantire una certa padronanza di tecnologie chiave, fattori che concorrono alla forte crisi dell’industria automotive dell’UE. 

La scarsa competitività si riflette anche sulla crescita del settore automotive dell’UE. Nel 2024, la crescita del mercato automobilistico europeo si è attestata quasi all’1% (0,9%) e, rispetto al 2019, il comparto ha registrato una decrescita del 18%. Con questi numeri, la capacità dell’industria di raggiungere il target al 2035 fissato da Bruxelles di vendere solo auto nuove a zero emissioni sembra quantomeno poco probabile. Il tema, però, non è tanto la scadenza del 2035, quanto il percorso da intraprendere per raggiungere la neutralità carbonica del settore

Sulla questione, nei mesi scorsi, era intervenuto anche il ministro MIMIT Adolfo Urso, insistendo sulla necessità di anticipare al 2025 il dibattito relativo alla linea strategica da adottare per decarbonizzare l’industria automotive dell’UE. In breve secondo l’Italia, per raggiungere gli obiettivi al 2035, Bruxelles deve istituire un fondo di sostegno per la filiera e per i consumatori che acquistano auto elettriche prodotte in Europa; ma anche considerare gli e-fuels nella corsa verso la decarbonizzazione e definire una strategia volta a garantire l’autonomia europea nella produzione di batterie (quindi rendendo l’UE più autosufficiente nell’approvvigionamento di materie prime critiche). 

Rispetto alla necessità di aumentare gli incentivi è intervenuta alla conferenza del WEF di Davos la commissaria Teresa Ribera, che ha parlato della possibile introduzione di uno schema di sussidi europei per incrementare la domanda di veicoli elettrici nell’UE. Un programma di incentivi in via di definizione e che sarà maggiormente approfondito nel corso del dialogo che si avvierà la prossima settimana. La commissaria ha inoltre anticipato di voler adottare una posizione di apertura verso le case automobilistiche in merito alla possibilità di ridurre le multe che (da quest’anno) devono pagare in caso di mancato rispetto degli obiettivi annuali di vendita dei veicoli elettrici. 

Sempre in tema incentivi, a livello nazionale intanto è arrivata nei giorni scorsi la notizia relativa all’esaurimento dei fondi di Ecobonus 2024, il sistema di incentivi per le auto ibride plug-in, con il governo che al momento non ha annunciato nuovi fondi in arrivo per le agevolazioni auto 2025. 

Tornando alle principali criticità dell’industria automobilistica europea, infine, non si può non citare quella legata alle infrastrutture. Secondo un’analisi del 2024 dell’European Automobile Manufacturers’ Association (ACEA), ad esempio, l'UE ha bisogno di aumentare di 8 volte i punti di ricarica all'anno entro il 2030 per garantire gli obiettivi climatici. Ancora una volta, anche in ambito infrastrutture la Cina viaggia molto più veloce rispetto al resto del mondo: sempre secondo ACEA, la rete di ricarica pubblica cinese rappresenta quasi due terzi dell'infrastruttura di ricarica pubblica globale ed è in continua crescita (dati 2024). 

Oltre l'Europa: l’impatto dei dazi di Trump sull’automotive

In questo contesto, l’amministrazione del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si sta muovendo con decisione da un lato contro le politiche ambientali promosse da Biden (con impatti significativi anche sul settore automobilistico) e dall’altro ha annunciato che imporrà pesanti dazi ai beni che provengono da altri Paesi. 

Anzitutto, sul fronte interno in tema automotive Trump ha apertamente criticato i veicoli elettrici, revocando un ordine esecutivo che mirava a raggiungere il 50% di auto elettriche entro il 2030. Ha inoltre ordinato all’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) di rivedere le normative sulle emissioni, che attualmente impongono alle case automobilistiche di garantire che una parte delle loro vendite sia di veicoli elettrici (entro il 2032). Tra i provvedimenti promossi da Trump, anche la fine dell’incentivo sotto forma di crediti d’imposta di 7.500 dollari per l’acquisto di auto elettriche e lo stop ai finanziamenti per le stazioni di ricarica. 

A preoccupare maggiormente l’industria automobilistica globale - inclusa quella europea - sono, però, i dazi del 25% che Trump ha annunciato per le importazioni da Messico e Canada. Molte case automobilistiche, infatti, hanno stabilimenti nei due Paesi, e questi dazi potrebbero avere ripercussioni negative sui loro guadagni e sulla continuità delle loro catene di fornitura. 

Una preoccupazione che interessa anche l’Italia, dato che Stellantis, ad esempio, ha diversi stabilimenti in Messico e Canada, sebbene abbia già dichiarato di essere pronta ad adattarsi ai cambiamenti imposti dalla Casa Bianca (in particolare, Elkann ha annunciato in questi giorni che Stellantis investirà negli USA, per bilanciare gli effetti degli eventuali dazi imposti da Trump).

Sempre in tema dazi, il presidente USA minaccia anche una tassazione del 35% sui veicoli importati da Paesi con produzione delocalizzata, una misura che potrebbe colpire duramente i costruttori che hanno fabbriche in Messico, tra i quali le europee Volkswagen e BMW, ma anche colossi come Toyota e Nissan. 

Il predominio della Cina su tecnologie cruciali per il futuro delle auto elettriche

A minacciare la competitività dell’industria automotive europea c’è poi la Cina, il più grande produttore al mondo di batterie al litio, fondamentali per le auto elettriche. Non a caso Pechino detiene una quota del 60% del mercato globale dei veicoli elettrici, ma è anche il leader globale nel settore green tech in generale. Inoltre, come anticipato, la Cina rappresenta il 98% della fornitura di terre rare dell’UE e il 60% delle materie prime critiche (i 27 producono solo il 9% del loro fabbisogno di questo tipo di materiali). Per quanto riguarda, poi, la produzione di litio (materiale essenziale per le auto elettriche) la Cina è - dopo Australia e Cile - il terzo maggiore produttore al mondo e, inoltre, controlla indirettamente circa la metà delle risorse mondiali di questo minerale.

In effetti, Bruxelles ha iniziato solo nel 2017 ad affrontare le sfide legate all’approvvigionamento di materie prime critiche, cruciali anche per l’elettromobilità. A marzo 2022, poi, la Commissione ha lanciato il Critical Raw Materials Act, al fine di fissare obiettivi volti al raggiungimento dell’autosufficienza nell’approvvigionamento di materie prime critiche entro il 2030. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno investito circa 1 miliardo di dollari in progetti globali sulle terre rare tramite il Defence Production Act. 

Tuttavia, nonostante gli sforzi di Europa e USA per contenere il predominio della Cina in questo ambito, probabilmente entrambi i continenti resteranno fortemente dipendenti da Pechino nel breve termine. Le politiche di Bruxelles sulle materie prime critiche, in particolare, sono ostacolate dall’assenza di una strategia sovranazionale coerente, che influisce sulla capacità di competere a livello globale. Proprio per questo, il dibattito sulle materie critiche è cruciale nell’ambito del Dialogo UE sull’automotive. 

Coma funziona il Dialogo strategico sull’automotive

Il Dialogo strategico affronta diverse questioni urgenti, con l’obiettivo di fornire soluzioni possibili da integrare nel piano d’azione per l’automotive che verrà svelato il prossimo 5 marzo.

Guardando al formato scelto da Bruxelles per il Dialogo sull’automotive, lo scambio tra i partecipanti si baserà su riunioni a cadenza regolare che metteranno in contatto i principali rappresentanti del settore (fornitori e produttori), partner sociali, rappresentanti delle infrastrutture e della società civile. Saranno coinvolti anche commissari selezionati che si occuperanno di questioni specifiche: ad esempio, il commissario Hoekstra si concentrerà sulla transizione pulita del settore automobilistico, mentre Virkkunen supervisionerà le discussioni sull'innovazione tecnologica e digitale. 

Il primo incontro avrà lo scopo di giungere a una visione condivisa delle sfide più critiche e delle possibili soluzioni correlate. In seguito, saranno costituiti gruppi di lavoro tematici composti da esperti senior del settore e della Commissione, incaricati di elaborare proposte più dettagliate. Saranno inoltre condotte consultazioni più ampie con altri stakeholder del settore e altre parti della catena del valore dell'automotive, come gli utenti dei servizi di trasporto. In tale contesto, inoltre, il Consiglio e il Parlamento europeo saranno strettamente coinvolti e saranno regolarmente informati e consultati sul Dialogo.

Le proposte al centro del dialogo UE per salvare il settore automotive

Sul tavolo del primo incontro del Dialogo strategico tutti i nodi più urgenti da sciogliere per garantire un futuro solido all’industria automobilistica dell’UE.

Anzitutto, la necessità di accelerare l’innovazione nelle tecnologie chiave, come la guida autonoma e le batterie di nuova generazione, per introdurre un cambio di rotta che non faccia perdere ulteriore terreno alle aziende europee in questo settore. Dopo aver valutato la situazione attuale nelle aree tecnologiche chiave, i partecipanti al Dialogo identificheranno le azioni prioritarie e svilupperanno raccomandazioni precise per realizzarle.

Un altro nodo cruciale è la transizione verso una mobilità pulita senza penalizzare eccessivamente consumatori e imprese. A pesare sui consumatori, in particolare, vi sono gli alti costi iniziali per l’acquisto dell’elettrico e la carenza di infrastrutture di ricarica; sui produttori, invece, incombono le multe che dovranno pagare da quest’anno in assenza di determinati livelli annuali di vendite di auto elettriche. Tra le questioni recepite come critiche da diversi stakeholder del settore c'è la necessità di rendere l’elettromobilità europea leader a livello globale, sia in termini di costi che di prestazioni dei veicoli elettrici. I passaggi fondamentali su cui si dovranno concentrare i partecipanti riguardano la possibilità di riformulare il quadro normativo (in riferimento alle multe destinate ai produttori), la necessità di aumentare la disponibilità di infrastrutture di ricarica e l’urgenza di stimolare la domanda (anche con maggiori incentivi all’acquisto rivolti ai consumatori).

Infine, all'interno di questo tema generale, potrebbero essere esplorate anche questioni di equità sociale e di transizione ordinata del settore, cui potrebbero contribuire iniziative come l’ipotesi di creare un "piccolo veicolo elettrico" a basso costo per garantire una mobilità elettrica accessibile ai gruppi a basso reddito.

Non meno importante è il tema della competitività e della resilienza dell’industria automotive dell’UE, con particolare attenzione ai costi di input (energia, manodopera, materie prime) e alla sicurezza dell’approvvigionamento. Come sostenuto nel Rapporto Draghi, le aziende europee soffrono attualmente di un considerevole divario di costi tra gli input chiave (in particolare energia e manodopera) e sono esposte a rischi di interruzione della catena di fornitura (in particolare sui materiali delle batterie, ma anche su alcuni componenti ad alta tecnologia come i chip).

Pertanto, sono necessarie azioni urgenti che verranno discusse in sede di Dialogo strategico. Tra queste, una riguarda la riflessione su come garantire che le competenze della forza lavoro continuino a soddisfare le esigenze in evoluzione e che la transizione sia gestita in modo socialmente compatibile. Un’altra è legata alla necessità di garantire prezzi di energia pulita accessibili, mentre un’altra ancora porta al centro del Dialogo il tema delle materie prime per batterie e altri input (che può essere affrontato, ad esempio, tramite partnership con un insieme più ampio di Paesi produttori di materie prime internazionali, supportati tramite Global Gateway).

Infine, la questione delle relazioni commerciali e della “parità di condizioni” a livello internazionale, nell’ottica di rispondere alle strategie aggressive di altri Paesi nel mondo volte a conquistare importanti quote di mercato, adottando un approccio pragmatico e a sua volta competitivo, come ribadito in questi giorni da von der Leyen a Davos. 

Leggi anche: Rapporto Draghi: tenere insieme decarbonizzazione e competitività

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