Equo compenso – scontro su notifica preventiva a Bruxelles
I professionisti si preparano a scendere in piazza contro la notifica preventiva a Bruxelles del ddl sull'equo compenso, mentre alla Camera si pensa di estendere la tutela a tutti i lavoratori autonomi.
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Dopo il parere tecnico del sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi, anche la commissione Politiche dell'Unione europea del Senato ha raccomandato la notifica preventiva a Bruxelles dello schema di disegno di legge sull'equo compenso per le professioni regolamentate all'esame della commissione Lavoro di Palazzo Madama.
Contrari Comitato Unitario delle Professioni (CUP) e Rete delle Professioni Tecniche (RPT), che lanciano una manifestazione in difesa del provvedimento per il 30 novembre, mentre alla Camera il ddl Damiano propone di allargare la garanzia dell'equo compenso anche ai lavoratori autonomi.
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Cosa dice la direttiva Servizi
La direttiva Servizi 2006/123/CE, spiega la commissione Politiche dell'Unione europea nel suo parere sul ddl equo compenso, prescrive agli Stati membri di verificare se il loro ordinamento giuridico subordina l’accesso l'esercizio di un'attività professionale al rispetto di alcuni requisiti non discriminatori, tra i quali rientra la previsione di "tariffe obbligatorie minime e/o massime che il prestatore deve rispettare".
Tali requisiti non sono necessariamente in contrasto con il diritto europeo, purché rispettino le condizioni indicate dalla direttiva UE, cioé:
- non devono essere direttamente o indirettamente discriminatori in funzione della cittadinanza o, per quanto riguarda le società, dell’ubicazione della sede legale (condizione della non discriminazione);
- devono essere giustificati da un motivo imperativo di interesse generale (condizione della necessità);
- devono essere tali da garantire la realizzazione dell’obiettivo perseguito, senza andare al di là di quanto è necessario per raggiungerlo, e non deve essere possibile sostituirli con altri meno restrittivi senza compromettere il risultato (condizione della proporzionalità).
A decorrere dal 28 dicembre 2006, ricorda il parere, gli Stati membri possono introdurre nuovi requisiti soltanto quando sono conformi a queste condizioni e sono tenuti a notificare alla Commissione europea, in fase di progetto, le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative che ne prevedono di nuovi.
Commissione Politiche UE, notifica a Bruxelles prima dell'adozione
Secondo la commissione Politiche UE, il disegno di legge all'esame del Senato rientra nell'ambito di applicazione della direttiva Servizi dal momento che qualifica come non equa una remunerazione di importo inferiore ai minimi stabiliti dai parametri per la liquidazione dei compensi dei professionisti iscritti agli ordini o collegi previsti in alcune disposizioni normative e attualmente applicati in caso di contenzioso.
Questa definizione di equo compenso “potrebbe sostanzialmente reintrodurre un sistema tariffario obbligatorio, in contrasto con quanto previsto dall’articolo 9, comma 1, del decreto-legge n. 1 del 2012 per cui sono abrogate le tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordinistico”.
D'altra parte, la commissione Politiche UE riconosce che l'andamento al ribasso dei compensi dei professionisti aggravato dalla crisi economica potrebbe alterare anche la qualità delle prestazioni ai clienti e quindi giustificare una rivalutazione, in sede europea, della conformità alla direttiva Servizi del divieto di introdurre tariffe obbligatorie.
La conclusione dei senatori è stata quindi l'adozione di un parere non ostativo sul disegno di legge, ma con la raccomandazione di notificare il provvedimento a Bruxelles. Anche alla luce del fatto che, in base alla direttiva UE, sino all’avvenuta notifica alla Commissione europea le disposizioni del disegno di legge non potrebbero produrre effetti.
CUP e RPT, l'equo compenso non reintroduce le tariffe minime
Lo schema di ddl all'esame del Senato non comporta la reintroduzione delle tariffe minime, ma la presunzione giuridica che siano iniqui i compensi che sono inferiori ai parametri ministeriali, e non ad atti delle professioni regolamentate restrittivi della concorrenza. Questa la posizione espressa da Marina Calderone del Comitato Unitario delle Professioni (CUP) e da Armando Zambrano per la Rete delle Professioni Tecniche (RPT), che hanno indetto una manifestazione a Roma per il prossimo 30 novembre in difesa del disegno di legge.
Le due organizzazioni chiedono una rapida approvazione del testo, senza passare per la notifica a Bruxelles, sottolineando tra l'altro che la giurisprudenza europea non ha mai dichiarato l'incompatibilità con il diritto Ue delle tariffe vincolanti, se queste sono adottate nel rispetto del principio di proporzionalità e per motivi di interesse generale.
Tutele più ampie nel Ddl Damiano
Intanto alla Camera il presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano ha presentato un nuovo disegno di legge che includerebbe nella tutela dell'equo compenso tanto i professionisti iscritti ad un ordine o collegio professionale quanto gli autonomi che non hanno un albo di riferimento.
L'obiettivo è anzitutto mettere un argine al fenomeno del lavoro gratuito presso le Pubbliche amministrazioni, che riguarda entrambe le categorie, anche in linea con lo sforzo di riallineamento delle condizioni dei professionisti compiuto con il Jobs Act per le partite Iva.
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Sul problema dei servizi professionali resi gratuitamente alle PA è intervenuta anche la Cgil, sollecitando l'avvio di un tavolo di concertazione che coinvolga i Ministeri competenti, la Conferenza delle Regioni, le associazioni professionali e le parti sociali e individui criteri vincolanti per la Pubblica amministrazione e per le aziende controllate dal pubblico.
Da parte sua il presidente della commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi, autore di uno dei due testi sull'equo compenso confluiti nello schema di disegno di legge in discussione a Palazzo Madama, tira dritto per la sua strada.
Ipotizzare la necessità di un negoziato con Bruxelles, come suggerito, prima ancora che dalla commissione Politiche UE, dal parere tecnico del sottosegretario Gozi, “è un modo ipocrita per cercare di fermare il provvedimento”, ha dichiarato Sacconi. La commissione Lavoro, ha aggiunto, continuerà a lavorare sugli emendamenti e il Governo dovrebbe esprimere chiaramente la propria posizione sul disegno di legge prima del voto in commissione.
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