Equo compenso professionisti – stop del Governo a tariffe minime
I dubbi dell'Esecutivo sul disegno di legge sull'equo compenso per le professioni regolamentate.
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La commissione Lavoro del Senato è pronta a lavorare sui 57 emendamenti e i nove ordini del giorno presentati con riferimento al ddl sull'equo compenso dei professionisti entro la scadenza del 10 ottobre. Il provvedimento non coinvince però il Governo, che ha mosso alcune critiche al testo.
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Cosa prevede il ddl equo compenso
Il testo mira a tutelare i professionisti iscritti ad un ordine o collegio professionale stabilendo la nullità delle clausole e dei patti che generano un eccessivo squilibrio contrattuale a favore del committente in quanto riconoscono a chi svolge la prestazione un compenso non equo.
Come non equo il ddl intende un compenso di ammontare inferiore ai livelli stabiliti dai parametri per la liquidazione dei compensi dei professionisti iscritti agli ordini o ai collegi già vigenti ma attualmente utilizzati solo per i contenziosi, prevedendo di fatto il rispetto di tariffe professionali minime.
Il punto di vista dei professionisti
Il dibattito sul provvedimento è stato animato finora da numerose associazioni dei professionisti, intervenute in audizione a Palazzo Madama e attraverso la stampa per esprimere appoggio o contrarierà al provvedimento e in diversi casi per chiedere di andare avanti ma aggiustando il tiro.
Tre le richieste arrivate ai senatori dal mondo delle professioni, l'estensione della tutela anche alle professioni non ordinistiche, la previsione dell'equo compenso quale criterio inderogabile in appalti, bandi, affidamenti e incarichi della Pubblica amministrazione e l'introduzione di misure anche per migliorare la certezza dei pagamenti.
In più, le associazioni Acta, Alta Partecipazione e Colap hanno sottolineato che, in base al ddl, il diritto all’equo compenso sarebbe esigibile soltanto ex post, tramite l’esperimento di un'azione giudiziaria nei confronti del committente, scaricando nuovi oneri sui professionisti e lavoro ulteriore su un sistema giudiziario già inflazionato.
I rilievi del Governo
Dal Governo, attraverso il sottosegretario al Lavoro Franca Biondelli, sono arrivati invece due pareri tecnici che frenano l'azione del Senato.
Il primo proviene dall’ufficio legislativo del Ministero della Giustizia e rileva alcune criticità nel testo, mentre il secondo viene dalla segreteria tecnica del sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi e avverte che la reintroduzione delle tariffe minime obbligatorie, sulla base della direttiva Sevizi, dovrebbe essere notificata alla Commissione europea prima dell'adozione.
La replica dei senatori
Il Governo è chiamato ad esprimere una visione politica unitaria, con un sì, con un no o tramite emendamenti, e non mediante pareri tecnici, è stata la replica del presidente della commissione Lavoro Maurizio Sacconi, autore del ddl n. 2858, in cui è confluito anche il ddl n. 2918 a firma dei senatori Serenella Fucksia e Gaetano Quagliarello.
Tra l'altro, ha ricordato Sacconi, la Camera è al lavoro su un disegno di legge di iniziativa governativa sull'equo compenso per le prestazioni legali che definisce nulli gli accordi tra avvocati e committenti laddove la remunerazione non sia proporzionata alla quantità, alla qualità, al contenuto e alle caratteristiche del lavoro svolto.
La proposta non contrasta con le norme in materia di tutela della concorrenza e del mercato e già altri Paesi europei prevedono parametri a tutela dei professionisti, ha detto Sacconi annunciando l'intenzione di portare avanti il provvedimento.
Sulla stessa linea la relatrice Annamaria Parente, che ha confermato la volontà di procedere con la discussione e il voto degli emendamenti e ha chiesto il Governo un approfondimento al fine di valutare tutti i profili di compatibilità fra il disegno di legge e il diritto dell'Unione europea.