Legge Bilancio 2018 – salta equo compenso per soli avvocati
Stralciato l'articolo della manovra che avrebbe tutelato i soli avvocati, si riapre il dibattito sull'equo compenso per tutti i professionisti, ordinistici e non.
> Ddl Sacconi Equo compenso – cosa ne pensano i professionisti
La commissione Bilancio del Senato, su proposta del presidente Giorgio Tonini, ha stralciato l'articolo 99 della manovra 2018, che mirava a riequilibrare i rapporti contrattuali tra avvocati e clienti forti, quali banche, assicurazioni e grandi imprese prevedendo la nullità di clausole vessatorie e compensi non equi.
In questo modo, infatti, i contenuti del ddl approvato ad agosto dal CdM su proposta del ministro della Giustizia Andrea Orlando, e fortemente criticato perchè riserva la tutela dell'equo compenso alle sole professioni legali, avrebbero trovato una corsia preferenziale, mentre il disegno di legge sull'equo compenso per tutte le professioni regolamentate è ancora fermo in commissione Lavoro, stretto tra tempi della sessione di bilancio e timori di incompatibilità con il diritto UE.
> Equo compenso – scontro su notifica preventiva a Bruxelles
Anche questo secondo ddl, proposto dall'ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, tuttavia, non convince del tutto le associazioni dei professionisti, che chiedono tutele universalistiche per tutti i lavoratori autonomi, anche non ordinistici.
L'equo compenso nella legge di bilancio 2018
Con l'articolo 99 la manovra puntava ad eliminare gli effetti negativi di alcune clausole vessatorie esistenti nelle convenzioni stipulate unilateralmente da clienti forti, quali banche, assicurazioni e grandi imprese, che possono comportare la corresponsione di un compenso non equo all'avvocato interessato e una concorrenza distorta sul mercato.
La legge definiva equo il compenso proporzionato alla quantità, alla qualità e alle caratteristiche del lavoro svolto, anche tenuto conto dei parametri ministeriali, e vessatorie le clausole contrattuali che determinano un significativo squilibrio a carico dell’avvocato, come la riserva al cliente della facoltà di modificare unilateralmente le condizioni del contratto o la previsione di termini di pagamento superiori ai sessanta giorni dal ricevimento della fattura.
Ferma restando la validità del contratto, la legge di Bilancio 2018 affidava al giudice il compito di dichiarare nulli il compenso non equo e le clausole vessatorie e di ristabilire l'importo spettante all’avvocato in base ai parametri ministeriali. Prevista anche la condanna del cliente a versare una somma compresa tra 258 e 2.065 euro su un apposito capitolo dell’entrata del bilancio dello Stato.
Le critiche delle associazioni
La manovra riproponeva così i contenuti del disegno di legge in materia di equo compenso e clausole vessatorie nel settore delle prestazioni legali approvato ad agosto dal Consiglio dei Ministri su proposta del guardasigilli Orlando.
Un testo criticato da molte associazioni - Acta, Alta Partecipazione, Colap, Fondazione Inarcassa, solo per citarne alcune - secondo cui l’equo compenso dovrebbe essere esteso a tutte le categorie professionali, andando oltre anche il ddl Sacconi all'esame del Senato, che si rivolge ai soli professionisti iscritti ad un ordine o collegio professionale e lascia fuori le professioni non regolamentate.
Tra l'altro, ha denunciato la Mobilitazione generale degli avvocati (MGA), tanto il ddl Orlando quanto la formulazione prevista dalla manovra finirebbero per garantire compensi adeguati solo ai grandi studi strutturati, depositari della maggior parte degli incarichi fiduciari e seriali di banche e assicurazioni, anziché introdurre tutele a favore di tutti gli avvocati contro i contraenti forti, tra cui la PA.
Lo stralcio dell'articolo 99 della manovra in commissione Bilancio riapre quindi il dibattito sulla necessità di individuare norme comuni in una prospettiva universalistica, in linea con altri provvedimenti approvati nel corso della legislatura, come il Jobs Act per le partite Iva (legge 81-2017).
> Lavoro autonomo e agile – le novita' del Jobs Act partite Iva
La priorità - ha dichiarato la responsabile Lavoro del Pd Chiara Gribaudo - è la definizione di parametri per l'equo compenso di tutti i professionisti, ordinistici e non, a cominciare dai rapporti con la Pubblica amministrazione.