Clima, WTO, Cina e USA al centro della nuova politica commerciale UE
Dopo mesi di consultazioni, la Commissione ha presentato la nuova politica commerciale dell’UE. Una strategia destinata ad avere conseguenze dirette per le imprese che vivono di internazionalizzazione e, più in generale, per la ripresa delle economie europee dalla crisi del Covid.
Quali sono i temi della consultazione sulla revisione della politica commerciale?
Quella presentata dal Commissario al Commercio, Valdis Dombrovskis, è infatti una strategia ambiziosa che mira ad affrontare le principali sfide che ci attendono nei prossimi anni: la ripresa economica, i cambiamenti climatici, le crescenti tensioni internazionali, il maggiore ricorso all'unilateralismo e le relative conseguenze per le istituzioni multilaterali.
Del resto, proprio ieri, intervenendo in audizione alla Camera dei Deputati, nel primo confronto del commissario con un Parlamento nazionale dopo il lancio della nuova politica UE, Dombrovskis è stato chiaro: "L'Europa ha bisogno di una ripresa economica sostenibile a lungo termine che sia equilibrata e quanto più inclusiva possibile” e “il commercio sarà una parte importante della ripresa europea. Abbiamo bisogno degli scambi commerciali per sostenere la creazione di posti di lavoro e di crescita".
Quali sono gli obiettivi della nuova politica commerciale europea?
La politica commerciale comune dovrà concentrarsi su tre obiettivi fondamentali:
- Sostenere la ripresa e la trasformazione fondamentale dell'economia europea in linea con i suoi obiettivi verdi e digitali;
- Definire norme globali per una globalizzazione più sostenibile e più equa;
- Aumentare la capacità dell'UE di perseguire i propri interessi e far valere i propri diritti, anche autonomamente, ove necessario.
Per far ciò, Bruxelles agirà su diversi fronti che vanno dalla riforma del WTO (oggi in paralisi), al sostegno alla transizione green e digital per avere catene del valore responsabili e sostenibili e un e’commerce regolamentato a livello internazionale. Ma non solo. Dentro ci finiscono anche una nuova stagione di relazioni con gli USA e la Cina, nonché un rafforzamento dell'impatto normativo dell'UE per tutelare i nostri interessi quando gli altri paesi non giocano onestamente.
La riforma del WTO che vuole l’UE
Per capire l’importanza per l’UE di avere un WTO pienamente funzionante bisogna partire da un dato. Nonostante i 46 accordi commerciali bilaterali firmati in questi anni dall’UE con 78 partner commerciali, ad oggi i due terzi degli scambi dell'UE con il resto del mondo avvengono ancora sulla base delle regole del WTO, incluso il commercio con gli Stati Uniti, la Cina, l’India e la Russia.
E’ del tutto evidente, quindi, che per noi europei avere un Organizzazione mondiale del commercio capace di aggiornare le norme per affrontare nuove sfide (come i cambiamenti climatici o l’e-commerce) e risolvere le controversie commerciali con altri paesi è del tutto essenziale. In tale contesto la nuova strategia dell'UE definisce un programma di riforma del WTO che prevede di:
- Adottare una prima serie di riforme dell'Organizzazione incentrate sullo sviluppo sostenibile e operare al fine di integrare la sostenibilità nei lavori del WTO;
- Rafforzare le norme del WTO contro le ricadute negative causate dall'intervento statale nelle economie dei suoi membri (come nel caso della Cina);
- Trovare una soluzione duratura all'attuale stallo riguardante il sistema vincolante di risoluzione delle controversie del WTO;
- Rendere più efficace il monitoraggio da parte del WTO delle politiche commerciali dei suoi membri aumentando, da un lato, la trasparenza delle pratiche commerciali dei membri, e dall’altro migliorando le modalità di funzionamento dei comitati del WTO.
Intervenendo in audizione davanti ai deputati italiani, Dombrovskis ha spiegato che quello attuale “è un buon momento per avviare la riforma del WTO, visto l’insediamento di una nuova direttrice (l’economista nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala) e l’avvio di una nuova amministrazione americana”. Il commissario ha anche annunciato che sono già iniziati “i primi contatti su questi punti con paesi come gli USA, la Cina, l’India, i paesi africani, e il Gruppo di Ottawa”.
La proposta dell'UE sull'organo di appello del WTO
Una politica commerciale che contribuisca agli obiettivi ambientali
L’altro grande banco di prova della nuova politica commerciale europea sarà la tutela dell'ambiente in giro per il mondo. La strategia dell’UE è al contempo molto chiara e molto sfidante. Mentre in casa l’Europa mira alla neutralità climatica entro il 2050 (imponendo un transizione green all’intero sistema produttivo europeo), dall’altra per la prima volta la sostenibilità diventa esplicitamente un pilastro centrale della politica commerciale. Come? Facendo leva sul proprio potere a livello mondiale e sulle solide relazioni commerciali per promuovere un commercio più equo e sostenibile e per accrescere il livello di ambizione dei nostri partner ad affrontare sfide globali come i cambiamenti climatici.
Per far ciò la nuova politica identica azioni molto concrete tra cui, solo per citarne alcune:
- Promuovere un'azione a favore della sostenibilità in seno al WTO;
- Chiedere ai paesi del G20 di impegnarsi per rendere le loro economie climaticamente neutre, quale base per la conclusione di accordi commerciali;
- Proporre di rendere l'accordo di Parigi un elemento essenziale per tutti i futuri accordi commerciali;
- Avviare una revisione completa e tempestiva dei capitoli sul commercio e sullo sviluppo sostenibile negli accordi commerciali per garantire l'adozione delle misure più efficaci ai fini della loro applicazione e attuazione. I risultati di tale revisione alimenteranno poi i negoziati attuali e futuri.
Le relazioni commerciali con Stati Uniti e Cina
La nuova politica commerciale europea è stata aggiornata anche per essere meglio attrezzata nelle relazioni con i colossi Stati Uniti e Cina.
Con i primi, gli obiettivi principali sono la fine della guerra commerciale e l'avvio di una nuova agenda transatlantica con Biden per ripristinare la leadership UE-USA su questioni cruciali per l’assetto globale.
Con la Cina la partita è, probabilmente, più complessa. L'obiettivo primario è quello di instaurare relazioni economiche più eque e basate su regole. Motivo che è stato alla base della firma del Comprehensive Agreement on Investment (CAI) che Dombrovskis ha difeso davanti ai parlamentari italiani. Il CAI è infatti un accordo “asimmetrico” che reagisce ad una asimmetria sul piano degli investimenti esteri tra UE e Cina, con la prima molto più aperta rispetto alla seconda. Il CAI, quindi, prevede soprattutto aperture della Cina sull’accesso al mercato, mentre sono stati molto pochi i nuovi impegni assunti da Bruxelles. Quello che la Cina ci guadagna, infatti, è stato soprattutto salvaguardare l’attuale livello di apertura del mercato europeo per le sue aziende.
Ma con Pechino i fronti su cui trovare una soluzione sono anche altri: il trasferimento forzato di tecnologie e le condizioni di lavoro in molte parti della Cina, solo per citarne alcune. Tutte partite su cui l’UE proverà a fare squadra anche con la Casa Bianca.
Una politica commerciale UE basata sull’autonomia strategica aperta
Concludendo, quella che emerge dalla nuova politica commerciale europea è, ancora una volta, l’affermazione del concetto di “Autonomia strategica aperta” che prevede di sfruttare al meglio le opportunità offerte dall’apertura della nostra economia, difendendo allo stesso tempo i nostri interessi in modo assertivo a livello interno ed esterno.
L'UE continuerà in sostanza a collaborare con i partner per portare avanti questo programma positivo, ma opererà in autonomia quando sarà necessario.
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