La raccomandazione UE sul PNIEC italiano, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima 2030
Pubblicata in Gazzetta ufficiale dell'Unione europea la raccomandazione UE sulla proposta di Piano nazionale integrato aggiornato per l’energia e il clima dell’Italia 2021-2030. Il PNIEC italiano passa l’esame su rinnovabili ed efficienza energetica, ma può migliorare su altri fronti, dalla riduzione delle emissioni di gas serra nei settori ETS alla povertà energetica.
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L’Italia ha inviato il 19 luglio a Bruxelles la sua bozza di PNIEC, il piano nazionale aggiornato per l’energia e il clima, lo strumento con cui gli Stati Membri identificano politiche e misure per il raggiungimento degli obiettivi in materia di energia e clima al 2030.
Un documento che la Commissione europea ha valutato a dicembre 2023 insieme ai Piani degli altri Stati, facendo una serie di appunti e fornendo indicazioni per migliorare il Piano. Valutazioni confluite nella raccomandazione 2024/599 della Commissione pubblicata il 7 marzo nella Gazzetta ufficiale UE.
Vediamo cosa prevede la valutazione europea sul PNIEC italiano.
Gli elementi positivi del PNIEC
Le valutazioni positive di Bruxelles riguardano principalmente le energie rinnovabili, l’efficienza e la sicurezza energetica, il mercato interno dell’energia e l’eliminazione graduale dei combustibili fossili.
Bene innanzitutto le rinnovabili, per cui il PNIEC propone un contributo all’obiettivo generale dell’UE del 40,5% di energie rinnovabili nel consumo finale lordo di energia del paese entro il 2030. Un obiettivo di poco superiore al 39% indicato come target a livello europeo.
Il piano prevede traiettorie per le energie rinnovabili nei settori dell’elettricità, dei trasporti e del riscaldamento e raffreddamento. Tuttavia, nota Bruxelles, il documento non contiene traiettorie per i combustibili rinnovabili di origine non biologica (RFNBO).
Allo stesso tempo, il piano italiano fornisce, per la maggior parte, un elenco completo di misure che l'Italia ha adottato o intende adottare, per sostenere la diffusione delle energie rinnovabili in linea con la direttiva rinnovabili, recentemente rivista.
Bene anche gli obiettivi italiani per l’efficienza energetica: 94.4 Mtoe, superiore al target di 92.1 Mtoe fissato a livello europeo.
Per quanto riguarda l’efficienza energetica, secondo la valutazione della Commissione europea il piano italiano prevede soprattutto misure globali che riguardano la maggior parte dei settori rilevanti, tra cui l’edilizia, la distribuzione dell’energia, i trasporti e le imprese. In particolare, l'Italia ha inserito informazioni dettagliate sul risparmio energetico degli enti pubblici. Il principio “energy efficiency first” sembra essere stato ben considerato nel PNIEC anche se non è esplicitamente menzionato nel testo.
“Le politiche e le misure finanziarie previste dall’Italia forniscono un livello sufficiente di dettaglio sui risparmi attesi, sul contributo di tali risparmi energetici agli obblighi di risparmio energetico e sugli obiettivi di efficienza energetica”. Quel che il PNIEC non fa è fornire “stime dei fabbisogni finanziari o delle fonti di finanziamento per la maggior parte delle misure proposte” e si tratta in entrambi i casi di elementi fondamentali per garantire la tempestiva attuazione delle misure.
Bene anche le misure per la sicurezza energetica: il piano definisce ambizioni elevate, politiche e misure concrete per rafforzare la sicurezza del sistema energetico italiano, in particolare per la diversificazione del gas e per la riduzione della domanda di gas.
Positive secondo Bruxelles anche le azioni relative al mercato interno dell’energia: il PNIEC definisce misure convincenti per garantire la partecipazione non discriminatoria dei nuovi operatori sul mercato e per incoraggiare i servizi di flessibilità, senza tuttavia fissare obiettivi chiari.
Infine, per quanto riguarda l’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili, il piano illustra l’esercizio di mappatura e descrive la struttura di governance per la loro progressiva eliminazione.
Cosa va migliorato nel PNIEC
Ora passiamo alle note dolenti, ovvero a quelle che la Commissione europea indica come aree di miglioramento del Piano nazionale energia e clima 2030.
La prima riguarda la riduzione delle emissioni di gas serra: il piano fornisce proiezioni di emissioni che dimostrano che con le politiche e le misure aggiuntive proposte nel PNIEC aggiornato, l’Italia non è sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo nazionale di gas serra di -43,7% nel 2030 rispetto ai livelli del 2005. Secondo le proiezioni, il target sarebbe inferiore di 6,7-8,7 punti percentuali, attestandosi tra -35% e -37%.
Male anche sul cosiddetto LULUCF, il regolamento sull’uso del territorio, sui cambiamenti di uso del territorio e sulla silvicoltura: secondo Bruxelles l’Italia non raggiungerà l’ambizione del 2030, evidenziando la necessità di una maggiore azione per il clima.
Per quanto riguarda gli edifici, il piano non prevede obiettivi più ambiziosi di quelli della strategia di ristrutturazione a lungo termine dell’Italia 2020. Benché il PNIEC includa misure e finanziamenti nuovi, migliorati o potenziati che potrebbero portare a una maggiore ambizione in questo settore, tuttavia - come notato dalla Commissione europea anche per le misure per aumentare l’efficienza energetica - il documento non fornisce stime del fabbisogno finanziario o delle fonti di finanziamento per la gran parte delle misure proposte.
Mezza bocciatura anche sul fronte della riduzione della povertà energetica. È vero che il PNIEC fornisce una buona panoramica delle misure attualmente in atto per proteggere e sostenere sia i consumatori vulnerabili che le famiglie in condizioni di povertà energetica in Italia, incluse misure di sostegno dei prezzi, regimi di sostegno al reddito e misure più strutturali, tuttavia il piano italiano non contiene un obiettivo di riduzione della povertà energetica e non riporta il numero di famiglie attualmente colpite da tale problematica.
Male sulle misure per ricerca, innovazione e competitività: secondo Bruxelles il PNIEC non fornisce informazioni sufficienti su misure e investimenti per sostenere la ricerca e l’innovazione nelle tecnologie energetiche pulite, l’aumento delle capacità produttive per le tecnologie a zero emissioni e per superare le lacune di competenze individuate. In questo ambito il PNIEC si limita a riportare target qualitativi e parla di misure di sostegno al settore, senza però indicare una ripartizione concreta degli investimenti in ricerca e innovazione specifici per il settore energetico per il 2030 e il 2050, né stabilire obiettivi chiari di competitività. Inoltre, nota Bruxelles, il piano italiano non fornisce informazioni sufficienti sulle misure e sugli investimenti necessari per sostenere le capacità produttive per le tecnologie a zero emissioni nette, per rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento e per superare le lacune di competenze individuate per le tecnologie di energia pulita.
In merito alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici, il piano non valuta le vulnerabilità e i rischi climatici rilevanti per il raggiungimento degli obiettivi, delle politiche e delle misure energetiche e climatiche dell’Italia; le politiche e le misure di adattamento (per affrontare questi rischi e vulnerabilità) non sono adeguatamente descritte.
Male anche sul fronte della transizione giusta: secondo Bruxelles il piano italiano non è in linea con gli impegni assunti nei Piani Territoriali per una Transizione Giusta adottati, in particolare per la Centrale Elettrica del Sulcis.
Si tratta delle misure finanziate dal Just Transition Fund per cui l’Italia ha puntato sulla Provincia di Taranto e la zona del Sulcis Iglesiente.
“Sebbene il piano includa diverse misure sociali, mancano politiche e misure a sostegno dell’occupazione e delle competenze nel contesto della transizione. Inoltre, dato che l’uscita dal carbone è stata posticipata nel Sulcis, non è chiaro come ciò influirà sulle azioni previste nei Piani Territoriali per una Transizione Giusta”, nota la Commissione. La bozza aggiornata del PNIEC, aggiunge il documento di Bruxelles, “non descrive nel dettaglio le risorse specificatamente destinate a sostenere una transizione giusta”.
Infine, sulla cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio (CCUS), il PNIEC identifica le emissioni annuali di CO2 che possono essere catturate e stoccate annualmente entro il 2050, ma non entro il 2030. Inoltre, il PNIEC riporta piani per lo spiegamento di capacità transfrontaliere dedicate al trasporto di CO2 ma non fa menzione del trasporto nazionale di CO2.
Cosa succede ora?
Gli Stati membri devono tenere conto delle raccomandazioni formulate dalla Commissione europea e hanno sei mesi di tempo per rivedere le loro bozze di Piani e aumentare il livello di ambizione nazionale.
Alla luce delle raccomandazioni europee il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con il supporto del Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ha lanciato una consultazione pubblica sul nuovo Piano - rivolta a istituzioni, privati, associazioni e stakeholder - che resterà aperta fino al 31 marzo 2024.
I Piani nazionali energia e clima aggiornati devono essere inviati in via definitiva entro giugno 2024.
Foto di SerwisBaybyPl da Pixabay