Incentivi alle rinnovabili e CER: come le energie pulite possono decarbonizzare l'agricoltura

Photo Credit: Evento Edison - Confagricoltura - Roberta DavinoL’integrazione delle energie pulite nel settore agricolo è necessaria per garantire la decarbonizzazione della filiera. In tal senso, la disponibilità di incentivi alle energie da fonti rinnovabili e di finanziamenti alla ricerca nel settore giocano un ruolo decisivo. Fondamentale anche la diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), come è emerso da un evento organizzato da Edison e Confagricoltura a Roma.

Comunità Energetiche Rinnovabili: guida agli incentivi CER e bandi regionali aperti

L’incontro, promosso da Edison e Confagricoltura, ha visto la partecipazione di altri importanti stakeholder, tra cui il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Al centro del dibattito l’importanza di integrare tecnologie energetiche “pulite” nel settore agricolo, con impatti positivi in termini di decarbonizzazione dell'agricoltura e di coinvolgimento delle comunità locali nel processo di transizione green.

Un focus particolare è stato riservato allo sviluppo delle CER in Italia, promosso tanto dal governo con incentivi ad hoc, quanto dalle imprese, come nel caso della partnership tra Edison e Confagricoltura focalizzata su un progetto pilota a Mantova che mira alla creazione di una comunità energetica rinnovabile di portata nazionale. 

Biomasse, agrivoltaico e CER per decarbonizzare l'agricoltura

La “transizione agroenergetica”, come definita da Giorgio Graditi, direttore di Enea, è un concetto che evidenzia la necessità di valorizzare entrambi gli asset - quello energetico e quello agricolo - per rendere il sistema economico, e il settore agricolo in particolare, sempre più sostenibile. La filiera agricola, infatti, è ancora fortemente dipendente da fonti di energia fossile, a causa dell’impiego di macchinari che emettono CO2, cui si aggiungono i consumi indiretti legati, ad esempio, ai fertilizzanti (che provocano emissioni nocive per l’ambiente).

Una possibile soluzione a questa situazione, sottolinea Graditi, viene proprio dall’integrazione dell’energia pulita nel settore agricolo. “In questo contesto occorre puntare in particolare su tre tecnologie sostenibili. Anzitutto le bioenergie (o biomasse) che, sfruttando gli scarti agricoli, apportando impliciti benefici socio economici alle comunità rurali. Per far sì che sviluppi il settore delle biomasse, però, occorre garantire la sostenibilità delle filiere, un obiettivo su cui si concentra il PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, ndr). Il Piano rispetto allo sviluppo del biometano, per esempio, fissa un obiettivo al 2030 di 5,7 miliardi di metri cubi/anno, una cifra ben più alta dell’attuale capacità complessiva degli impianti italiani di biometano - che oggi si attesta a 570 milioni di metri cubi/anno - indicando la necessità di decuplicare la produzione nei prossimi 5 anni”.

Una seconda tecnologia cruciale è l’agrivoltaico, un sistema che combina la produzione agricola e quella fotovoltaica sullo stesso terreno, installando i pannelli fotovoltaici a un’altezza adeguata dal suolo affinché possano proseguire le attività agricole sul terreno sottostante. Campo in cui, evidenzia Graditi, l'Italia occupa una posizione all’avanguardia, “come dimostra il bando agrivoltaico del PNRR (appena chiuso)”.

Infine, conclude l’esperto di Enea, un ruolo di primo piano lo ricoprono le Comunità Energetiche Rinnovabili, che “rappresentano l’elemento di raccordo tra energia, agricoltura, cibo e tecnologie innovative, garantendo al contempo un incremento dell’autoconsumo diffuso, dell’espansione del sistema di rete e di un alto livello di efficientamento energetico”. 

Incentivi e ricerca a sostegno della transizione energetica nel settore agricolo

In Italia e in Europa esistono diversi strumenti finanziari a supporto della transizione agroenergetica, molti dei quali però sono legati al PNRR (proprio come il bando agrivoltaico) e, quindi, con una scadenza nel tempo molto vicina (30 giugno 2026).

Secondo Patrizio Giacomo La Pietra, sottosegretario di Stato presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, verranno stanziate nuove risorse, anche alla luce del successo di un altro importante bando targato PNRR, Parco Agrisolare (successo ottenuto senza sacrificare terreno agricolo). Ciò che è sicuro, secondo La Pietra, è che il governo manterrà l’approccio adottato finora, che “coniuga l’investimento nella transizione e nello sviluppo delle rinnovabili con la necessità di garantire la produttività delle imprese”. 

In questo contesto, gli incentivi si rendono sempre più necessari anche a causa degli elevati costi energetici del mercato italiano: basti pensare che nei primi 20 giorni del 2025 il prezzo medio dell’energia nel Paese ammonta a 144 euro/MW, come sottolineato da Nicola Monti, amministratore delegato di Edison. 

Sul tema degli incentivi e dei costi dell’energia è intervenuto anche Paolo Arrigoni, presidente del GSE, citando anzitutto la misura Energy Release, il meccanismo finalizzato a favorire l’installazione di nuova capacità di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili realizzata da clienti finali energivori, che accedono agli incentivi a patto che rispettino determinati target di decarbonizzazione (la scadenza per l’accesso agli incentivi è il prossimo 14 febbraio). 

Un’altra iniziativa richiamata da Arrigoni che coinvolge il GSE è quella prevista dall’articolo 8 del “decreto-legge emergenze” (Dl n. 208 del 31 dicembre 2024), dedicata alla mitigazione dei rischi finanziari nei Power Purchase Agreements (PPA), ovvero gli accordi di compravendita a lungo termine di energia rinnovabile.

Riguardo alla questione della transizione nel settore agricolo, Arrigoni ha poi ricordato le quattro linee di intervento del GSE legate al PNRR, che prevedono risorse complessive per 4,5 miliardi di euro: “l’agrisolare, per cui abbiamo aperto diverse procedure, l’agrivoltaico - il cui bando ha visto un successo tale che si pensa alla pubblicazione imminente di un secondo bando (pur tenendo in considerazione la scadenza PNRR del 30 giugno 2026) - biometano (per cui sono previsti incentivi per impianti nuovi o di riconversione), e le pratiche ecologiche”.

In tema CER un importante incentivo nazionale è il contributo PNRR per i Comuni con meno di 5mila abitanti. “In questo contesto sono già state ammesse al beneficio 720 comunità, ovvero il 60% delle richiedenti. Al momento il governo sta lavorando per ampliare la platea dei beneficiari (ad esempio allargando la soglia dei 5.000 abitanti) e per agevolare il processo per accedere agli incentivi”, spiega Arrigoni, che ricorda anche che il termine ultimo per ricevere il contributo è fissato a marzo 2025. 

La decarbonizzazione del settore agricolo richiede ingenti investimenti anche nella ricerca, per sviluppare tecnologie ancora non mature ma fondamentali per la transizione, come ricordato da Franco Cotana, amministratore delegato di RSE (Ricerca sul Sistema Energetico). “Per una completa decarbonizzazione dobbiamo sviluppare tecnologie ancora non mature (come ad esempio l’idrogeno verde). RSE è impegnata su questo fronte, in particolare nello sviluppo delle bioenergie (che oggi rappresentano il 48% delle rinnovabili prodotte in Italia). È opportuno iniziare dalla consapevolezza del loro forte contributo alle rinnovabili. C'è ancora un ampio margine di sviluppo. Pensiamo ai 4 milioni di ettari di terreni marginali abbandonati: almeno 1 milione di ettari potrebbero essere utilizzati per produrre energia. In tal senso, lo sviluppo della ricerca sarà foriero di grandi opportunità”, afferma Cotana. 

Un punto fondamentale per la realizzazione della transizione è però anche un cambio di paradigma, una trasformazione culturale. Rispetto al tema delle CER, ad esempio, è necessario diffondere la cultura dell’energia condivisa, fin dalla giovane età. Un progetto che si pone questo obiettivo ricordato da Cotana è EduCER, promosso da RSE e volto a coinvolgere i ragazzi nella creazione di una comunità energetica in una scuola prototipo del Centro Italia. 

Infine, oltre alla realizzazione della trasformazione culturale citata da Cotana, secondo Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, per sfruttare appieno le potenzialità derivanti dagli investimenti nella transizione energetica, bisogna arginare le criticità burocratiche che, soprattutto per gli obiettivi PNRR, rappresentano uno dei principali ostacoli, in particolare a causa della lentezza dei processi di autorizzazione. Un punto su cui concorda anche Monti, che ribadisce inoltre la necessità di aumentare gli incentivi, soprattutto per lo sviluppo delle tecnologie pulite più costose, come nel caso dell’agrivoltaico (che ha costi più alti rispetto agli impianti fotovoltaici tradizionali).

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