Fondi PNRR per rischio idrogeologico: ritardi al Sud. Al vaglio tagli o trasferimenti al Nord
In una lettera al collega Fitto, il ministro Nello Musumeci prospetta varie “soluzioni” per gestire 22 opere di contrasto a frane e alluvioni che ormai sono troppo in ritardo. Tra le opzioni, il trasferimento dei fondi al Centro-Nord. Un’operazione che permetterebbe di “salvare” le risorse, ma violerebbe la clausola del 40% di fondi PNRR da destinare al Sud. E questo mentre, con l’aumento del peso degli strumenti automatici, come i crediti d’imposta, all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, risulta già complicato assicurare al Sud la quota prevista.
Corte Conti UE: fondi PNRR più lenti del previsto e opere a rischio
Quella che si trovano a dover gestire i ministri Raffaele Fitto - ormai in procinto di trasferirsi a Bruxelles in veste di neo-commissario europeo - e Nello Musumeci (rispettivamente a capo dei dicasteri per la Coesione, il Sud e il PNRR, il primo, e per la Protezione civile e le Politiche del mare, il secondo) è una questione per niente semplice.
Oltre al tema di non riuscire ad assicurare la realizzazione di opere profondamente necessarie in territori molto fragili a livello idrogeologico, si pone il problema del rispetto di quella clausola del 40% di fondi che ogni intervento PNRR dovrebbe riservare al Sud.
Dei 22 interventi in ritardo citati da Musumeci, infatti, ben 21 riguardano il Mezzogiorno. Di contro, una preliminare mappatura dei possibili progetti alternativi - che invece avrebbero le carte in regola per rispettare i vincoli europei, a cominciare da quello delle tempistiche, e che pertanto potrebbero ricevere quelle risorse - indirizzerebbe le risorse verso il Centro-Nord.
La misura PNRR contro il rischio frane e alluvioni
Andiamo con ordine. La misura al centro della lettera inviata da Musumeci a Fitto è il Sub Investimento 2.1.b “Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico” della M2C4 del PNRR.
Un’operazione da 1,2 miliardi di euro in favore delle aree colpite da calamità, per il ripristino delle infrastrutture danneggiate e per la riduzione del rischio residuo sulla base di piani di investimento elaborati a livello locale e approvati dal Dipartimento della Protezione Civile.
I soggetti attuatori degli interventi sono le Regioni, che hanno anche individuato le opere: complessivamente 400 milioni di euro per “progetti in essere” (ovvero, progetti approvati e già avviati alla data del 31 dicembre 2021) e 800 milioni di euro per la realizzazione di “nuovi progetti”.
Ebbene, a seguito di una verifica del Dipartimento della protezione civile sullo stato di avanzamento delle opere, è emerso che 22 interventi presentano criticità tali per cui sarà attuata la procedura di revoca del finanziamento. Complessivamente parliamo di opere per un totale di oltre 107 milioni di euro, quasi esclusivamente localizzate al Sud. Nel dettaglio si tratta di:
- 8 interventi situati in Campania, per un totale di 13,7 milioni di euro;
- 6 interventi previsti in Puglia,che valgono in tutto 29,6 milioni;
- 4 interventi localizzati in Sicilia, per un valore di 22,6 milioni;
- 2 interventi in Sardegna, che cubano complessivamente 17,3 milioni.
A questi, come già accennato, si aggiunge un intervento situato nel Lazio, per un valore di 10,8 milioni di euro.
A dettare i confini entro i quali è possibile operare è il DPCM del 23 agosto 2022, che prevede due possibilità per riassegnare le risorse revocate da opere che non possono essere realizzate.
L’opzione che deve essere messa in campo per prima è quella di riassegnare le risorse ad altri interventi proposti dalla medesima Regione.
Qualora tale opzione non fosse fattibile, tali risorse potrebbero essere affidate ad altre Regioni con progetti compatibili con le regole del PNRR e che sono pronti ad inserirli nel proprio portfolio di investimenti.
Il problema che spinge Musumeci a scrivere a Fitto è che, da una prima ricognizione, emerge che i progetti alternativi sarebbero disponibili solo al Centro-Nord.
Qualora si procedesse, però, al travaso di fondi dal Sud al Nord, si entrerebbe in contrasto con la condizionalità che impone la localizzazione al Sud di almeno il 40% delle risorse PNRR.
Un problema non di poco conto, che Musumeci condivide con il collega Fitto, a cui chiede indicazioni su come procedere, prospettando anche un eventuale exit strategy (qualora la strada di assegnare le risorse al Centro-Nord non fosse percorribile, o lo fosse solo in parte): procedere con una revisione del costing complessivo del Sub-investimento 2.1b M2C4, mediante un decurtamento dei 107 milioni relativi ai 22 interventi stralciati.
Un percorso che, verosimilmente, dovrebbe passare per una nuova modifica del PNRR da concordare con Bruxelles.
Consulta la lettera del ministro Nello Musumeci al ministro Raffaele Fitto
Consulta il DPCM del 23.08.2022
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