Riforma del Codice Appalti, ecco cosa propongono i costruttori
Scaduti i termini per partecipare alla consultazione del MIT sulla futura riforma del Codice Appalti, l'ANCE pubblica le osservazioni e le proposte per semplificare la normativa e sbloccare le opere in Italia.
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L'ANCE (Associazione nazionale costruttori edili) ha deciso di rendere pubbliche le osservazioni formulate e trasmesse al MIT in risposta alla consultazione. Di seguito, alcuni aspetti della normativa su cui l'Associazione ha avanzato le proprie proposte di riforma.
Appalto integrato e requisiti di partecipazione
In materia di appalto integrato, l'Associazione ritiene che l'obbligo - previsto dal Codice - di dover andare in gara "con la sola progettazione esecutiva" abbia rappresentato un "ostacolo al percorso di crescita/atterraggio degli investimenti". Dunque, occorre, secondo l'ANCE, ripristinare la possibilità di ricorrere all’appalto integrato per la realizzazione di investimenti pubblici, consentendo alle stazioni appaltanti di usufruire dell’affidamento della progettazione esecutiva e dell’esecuzione dei lavori sulla base di un progetto definitivo elaborato dall’amministrazione aggiudicatrice.
Riguardo ai requisiti di partecipazione, l'ANCE ritiene che il nuovo Codice contribuisca all'affermarsi di un’interpretazione che consente alle amministrazioni di considerare rilevanti, ai fini dell’esclusione, condotte ritenute illecite, ma non comprovate da accertamenti definitivi. Inoltre, si legge, l’assenza di una loro tipizzazione lascia l’operatore economico “in balia della discrezionalità dell’amministrazione”.
La proposta avanzata dai costruttori prevede che non siano consentite esclusioni dalle gare o risoluzioni contrattuali in assenza di accertamenti definitivi sulla colpevolezza del soggetto interessato.
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Rating di impresa e qualificazione
Sulla questione del rating di impresa, l'ANCE ritiene che tale sistema abbia, per effetto del decreto correttivo, assunto carattere facoltativo e che la sua rilevanza valga non più in sede di qualificazione, ma di partecipazione alla gara, “potendo costituire un elemento al quale attribuire punteggio premiale in sede di OEPV” (offerta economicamente più vantaggiosa).
In tal senso l'Associazione ritiene che sarebbe più opportuno far valere il rating in sede di qualificazione SOA, e non in fase di gara, al fine di premiare le imprese che investono nell'azienda.
In materia di sistema unico di qualificazione degli esecutori di lavori pubblici, l'ANCE sottolinea la necessità di apportare alcune migliorie al sistema SOA, almeno per gli appalti al di sotto di una determinata fascia di importo, purché ciò non si traduca nella richiesta, gara per gara, di ulteriori requisiti aggiuntivi rispetto all’attestazione.
Obiettivo della proposta dei costruttori è quello di garantire la par condicio nella competizione tra le imprese e l’interesse pubblico a vedere opere concluse e non solo appaltate.
Criteri di aggiudicazione e subappalto
Per quel che riguarda i criteri di aggiudicazione, l'ANCE propone di consentire per i lavori di importo pari o non superiore alla soglia comunitaria, l’utilizzo del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa (OEPV) solo in presenza di complessità tecnica dell’appalto. Di conseguenza, continua la proposta, bisognerebbe innalzare fino alla soglia comunitaria – attualmente due milioni di euro - l’importo dei lavori aggiudicabili con il criterio del prezzo più basso, sulla base del progetto esecutivo, con obbligo dell’esclusione automatica delle offerte anomale e con metodo antiturbativa semplificato rispetto all’attuale.
Relativamente al punteggio attribuito all'offerta economica, i costruttori affermano l'esigenza di contrastare la richiesta di requisiti soggettivi in offerta, che di fatto spostano alla fase dell’aggiudicazione quella della qualificazione, creando, nel lungo termine, posizioni di monopolio.
Per quanto riguarda la questione del subappalto, l'ANCE definisce la disciplina in merito troppo restrittiva e colpevole di vanificare l'istituto stesso che, per antonomasia, è fra i principali strumenti di crescita delle MPMI. L'Associazione ritiene quindi necessario apportare alla normativa una serie di modifiche:
- superare il limite del 30% dell’importo dell’appalto per il ricorso al subappalto;
- eliminare l’obbligo di ATI verticale per le categorie super-specialistiche;
- togliere il limite della ribassabilità massima, per le prestazioni affidate in subappalto, del 20% dei prezzi risultanti dall’aggiudicazione;
- eliminare il divieto di ribasso sui costi della manodopera relativi alle prestazioni affidate in subappalto;
- cancellare l’obbligo del pagamento diretto del subappaltatore in caso di micro o piccola impresa, sia in caso di appalto sia di concessioni;
- togliere l’obbligo di indicazione della terna dei subappaltatori, sia in caso di appalto sia di concessioni;
- eliminare l’impossibilità per l’appaltatore di qualificarsi anche attraverso i lavori affidati in subappalto;
- cancellare la disposizione che consente di escludere dalla gara il subappaltatore se il subappaltatore indicato in terna non abbia i requisiti.
Sul subappalto nelle concessioni, poi, l'ANCE critica “la disparità di trattamento a favore dei concessionari relativamente al subappalto”. Le medesime condizioni, aggiunge l'Associazione, dovrebbero essere previste anche per l’appaltatore.
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Ruolo dell'ANAC
I costruttori ritengono, infine, che per “accelerare la definizione dei contenziosi, soprattutto in materia di lavori pubblici” sia necessario potenziare il potere dell’ANAC (Autorità nazionale anticorruzione) in sede di precontenzioso, prevedendo misure per l’utilizzo del parere vincolante, finalizzato a evitare la proposizione di ricorsi manifestamente infondati avverso il parere stesso.
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