Lazio - il nuovo piano regionale per l'internazionalizzazione
E' stato pubblicato il piano 2019-2021 che stanzia 18 milioni di euro per l'internazionalizzazione del sistema produttivo laziale. Tre i principali obiettivi: sostenere la crescita sui mercati esteri, rafforzare la cooperazione con altri soggetti istituzionali e attrarre investimenti.
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Il piano approvato dalla Giunta regionale, che nasce da un lungo confronto con il territorio e con i principali stakeholder, intende capitalizzare quanto fatto con i precedenti programmi regionali innovando, al contempo, alcuni aspetti e strategie.
Tre sono gli ambiti d’azione su cui si focalizzeremo gli interventi previsti dal Piano:
- i processi di internazionalizzazione del sistema economico produttivo laziale;
- il raccordo tra i vari attori pubblici e privati rilevanti per lo sviluppo internazionale sostenibile del Lazio
- l’attrazione di imprese di matrice estera.
A maggio il primo bando per l’internazionalizzazione
La dotazione del nuovo Piano triennale è di 18 milioni di euro, di cui 15 milioni di fondi europei del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e i restanti dal bilancio regionale.
Come in passato i fondi europei saranno impiegati per erogare contributi alle imprese tramite la pubblicazione di avvisi pubblici. Si tratta di un Piano che, secondo le parole di Gian Paolo Manzella, Assessore allo Sviluppo economico, “sarà subito concreto: a fine maggio è previsto infatti il primo bando, risorse europee che aiuteranno le nostre imprese ad essere più forti e competitive”.
Gli interventi diretti assumeranno due forme:
- i Voucher con cui le PMI potranno acquisire competenze di management, tecniche, tecnologiche come: Program Manager per la gestione del percorso di internazionalizzazione; Innovation Manager per l’accompagnamento all’innovazione; Export Manager per l’analisi dei paesi target, etc.
- i bandi con cui si co-finanzieranno progetti più strutturati presentati da imprese aggregate.
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I restanti 2,7 milioni di euro, provenienti dal bilancio regionale (ex Legge 5/2008), saranno invece impiegati per la realizzazione di azioni a regia regionale come la ricerca di partner ed investitori, la partecipazione a fiere internazionali o l’organizzazione di missioni istituzionali, seminari, conferenze.
Sempre tra le azioni a regia regionale continueranno poi a esserci le Diplomazie economiche, ma anche iniziative che si innestano nell’alveo della Cooperazione decentrata per favorire il posizionamento della Regione Lazio nei Paesi in via di sviluppo, in linea con il modello di business inclusivo adottato dal sistema Paese anche a seguito della riforma della legge nazionale sulla cooperazione nel 2015.
I settori e i mercati target
Anche per la nuova programmazione triennale, il Piano toccherà tutti i principali settori che compongono l’economia regionale a cominciare da quelli della Strategia di Specializzazione Intelligente (S3) del Lazio come: le Scienze della vita; l'Aerospazio e la sicurezza; l’Audiovisivo, l’industria culturale e industria creativa digitale; l’Agroalimentare; la Green e la circular economy.
Continuano poi a essere presenti anche i settori tradizionali del Made in Italy come il Design e la Moda e l’Artigianato artistico. Il Piano include anche quei settori trasversali come il Turismo, l’Editoria e l’Economia del mare, oltre che le filiere e i distretti produttivi di settori tradizionali come il comparto lapideo ed estrattivo.
Sul fronte della geografia, invece, il Piano tende a individuare specifici paesi target distinti per tre tipologie di mercati:
- i presidi da mantenere e far crescere, ovvero quei mercati dove le imprese laziali hanno già una presenza consolidata e si trovano nelle condizioni relativamente migliori per competere. Parliamo di Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, ma anche dei Paesi dell’Africa mediterranea ;
- i target di medio termine, cioè quei paesi come Stati Uniti, Russia e Emirati Arabi Uniti (UAE) dove ci sono consistenti spazi di crescita;
- infine i mercati potenziali da esplorare. Non si tratta ovviamente di elenchi chiusi, bensì di indicazioni di massima che poi dovranno essere di volta in volta adattate e confermate per i singoli settori e/o tipologie di imprese.
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L’attrazione degli investimenti esteri
Tema, infine, di strategica rilevanza del Piano è quello dell’attrazione degli investimenti esteri.
Facendo seguito a quanto già previsto nel precedente Piano e all’Intesa firmata nel 2017 tra la Regione, il MISE e l’ICE per attuare una stretta collaborazione volta a favorire l’arrivo di capitali esteri nel Lazio, il Piano prevede la realizzazione di un’unità di sviluppo per l’attrazione di investimenti, una sorta di cabina di regia che, tra le altre cose, darà supporto alle imprese in termini di orientamento e informazione, coordinerà l’azione di censimento delle aree industriali dismesse e interverrà nella gestione delle crisi aziendali, in stretto raccordo con l’Assessorato al Lavoro e con le principali sigle sindacali.
La costituzione di questa unità è del resto complementare alle attività promosse dal “Consiglio delle imprese internazionali del Lazio” (composto oltre che dalla Regione, anche da una rappresentanza di multinazionali operanti nel Lazio, degli studi legali e di consulenza internazionali e delle associazioni di categoria) per promuovere misure concrete per la valorizzazione e l’accrescimento dell’ecosistema dell’innovazione, l’internazionalizzazione del sistema produttivo regionale e l’attrazione degli investimenti.
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L’obiettivo ultimo del Piano su questo fronte è quindi quello di mettere in piedi un sistema strutturato di promozione e governance degli investimenti esteri che, da un lato, posizioni il Lazio tra le destinazioni degli investimenti soprattutto di natura green-field, quelli maggiormente colpiti dalla crisi del 2010, dall'altro, favorisca la permanenza e, se possibile, l’ampliamento della presenza delle multinazionali estere già insediate nella regione.
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