Squinzi: rinunciare agli incentivi in cambio di meno pressione fiscale
L'eccessiva pressione fiscale nuoce gravemente alla salute (delle imprese) O, per dirla con le parole del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, "stiamo morendo di fisco". E dagli Stati generali del Nord, la convention di due giorni organizzata dalla Lega nord al Lingotto di Torino, tuona: "La pressione fiscale sarà necessaria per raddrizzare i conti dello Stato, ma il grosso peso lo subiscono le aziende e i privati cittadini. Dobbiamo avere un approccio diverso". E propone di "rinunciare ai 30 miliardi di incentivi alle imprese decotte" in cambio di un "minore carico fiscale".
Del resto, prosegue Squinzi, "secondo il rapporto Giavazzi, soltanto 3 miliardi" di questi 30 "vanno alle imprese private, e 27 a quelle pubbliche. Sono il primo a dire toglietele in cambio di una sensibile riduzione del carico fiscale".
L'incidenza della pressione fiscale sulle imprese italiane "è del 57%, mentre in Germania è venti punti a meno". Il leader degli industriali punta il dito soprattutto contro l'Irap, "imposta maledetta che colpisce chi mette più cervello nel suo lavoro" facendo riferimento all'imposizione su ricerca e innovazione".
E ricerca è una delle parole-chiave utilizzata da Squinzi, insieme a "infrastrutture". Due elementi che, secondo viale dell'Astronomia, serviranno a far ripartire l'economia italiana. "È una cosa complicata da fare", ammette, "ma questi sono i due punti imprescindibili. Poi, attraverso la spending review, bisogna ridurre i costi superflui e le spese assurde delle regioni del Nord ma soprattutto del Sud".
Le proposte di Squinzi non hanno lasciato indifferente il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera: "E' un discorso molto intelligente, abbiamo già cominciato questo lavoro con Confindustria: abbiamo esaminato uno per uno gli incentivi e cercato di vedere se c'è un modo migliore per rendere il sistema più competitivo".