Acciaio - benefici per l'industria UE dalla svolta ambientalista cinese
Il nuovo programma di Pechino per la tutela dell'ambiente potrebbe frenare la produzione di acciaio in Cina, con evidenti benefici per l'economia europea, da tempo schiacciata dalla sovraccapacità del settore siderurgico.
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La svolta ambientalista sembra aver raggiunto anche la Cina, uno dei maggiori responsabili al mondo di inquinamento e riscaldamento globale. Il governo di Xi Jinping ha infatti annunciato un ambizioso programma di tutela ambientale volto, tra le altre cose, a:
- ridurre le emissioni di CO2,
- aumentare la quota di fonti di energia rinnovabile dal 13% del 2016 al 20% nel 2020,
- chiudere le fabbriche più inefficienti e arretrate di specifici comparti industriali.
Le misure ambientaliste peseranno sul settore siderurgico cinese
In tale contesto, si legge in un articolo di analisi del Financial Times, si prevede che, non appena "le politiche per la protezione dell'ambiente inizieranno a mordere", la sovrapproduzione cinese di acciaio subirà un brusco rallentamento. Secondo uno studio fatto dal quotidiano economico britannico “il più grande produttore mondiale di questo metallo”, la Cina per l'appunto, registrerà nel 2018 un aumento della produzione di appena lo 0,6%.
L'acciaio, ricorda FT, è spesso visto come il barometro dell'attività economica di un Paese, poichè viene utilizzato nell'industria automobilistica, nell'edilizia e nella manifattura. Una significativa variazione (al rialzo) del suo prezzo in Cina avrebbe quindi immediate ripercussioni sul quadro economico generale del Paese.
Per i produttori di acciaio europei, al contrario, il rallentamento del settore siderurgico cinese potrebbe avere effetti positivi. Un molto più limitato aumento della produzione da parte della Cina - che, ricorda FT, "produce circa la metà degli 1,7 miliardi di tonnellate di acciaio prodotti in tutto il mondo" - potrebbe infatti "riportare equilibrio in un mercato globale" da due anni a questa parte devastato dal crollo dei prezzi, dovuto proprio alla sovraccapacità produttiva del comparto.
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Le azioni dell'UE contro l'industria siderurgica cinese
Al di là delle previsioni del Financial Times di una frenata del settore siderurgico cinese nei prossimi mesi, è bene ricordare che già da tempo l'Unione europea ha intrapreso la sua battaglia alla sovrapproduzione di acciaio proveniente dal colosso asiatico.
Di recente Bruxelles ha approvato una nuova legislazione in materia di antidumping, rendendo più efficaci gli strumenti per il calcolo e l'imposizione dei dazi nei confronti di Paesi terzi - Cina in primis - che esportano in UE prodotti a prezzi molto più bassi di quelli di mercato. Quello siderurgico è uno dei settori dell'industria cinese più colpiti negli ultimi anni dalle misure antidumping di Bruxelles.
A livello multilaterale, poi, Bruxelles ha aderito al Global Forum on Steel Excess Capacity, la prima piattaforma globale per la lotta all'eccesso di capacità del settore siderurgico.
Annunciato per la prima volta a settembre 2016 in occasione della riunione dei leader del G20 di Hangzhou (Cina) e istituito a Berlino con una cerimonia ufficiale a dicembre dello stesso anno, il Global Forum riunisce più di 30 economie in tutto, compresi i membri del G20 e alcuni membri dell'OCSE, al fine di affrontare alla radice le cause della sovraccapacità siderurgica. L'organismo ha un mandato di 3 anni, rinnovabile, e riferisce annualmente sulle questioni più urgenti da affrontare in materia.
Lo stesso Xi Jinping, in chiusura del vertice di Hangzhou, ha sottoscritto una dichiarazione congiunta con cui si è impegnato, insieme agli altri 19 leader mondiali, ad affrontare con misure concrete la questione della sovraccapacità dell'acciaio, oltre che a promuovere la cooperazione e lo scambio di informazioni e buone pratiche in merito.
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