Reti di Confidi, la risposta alle difficoltà del mercato
Il mondo dell’associazionismo imprenditoriale, in maniera poco visibile ai non addetti ai lavori ma concreta, è perfettamente consapevole che l'"osservatorio" dei Confidi consente uno sguardo diverso rispetto a quello, sottoposto a particolari filtri, del mondo bancario, e per alcuni aspetti anche privilegiato.
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La grande stagnazione di questi anni ha reso palese l’inesistenza di una vera e propria linea di demarcazione tra imprese sane e quelle in sofferenza; l’attenzione si è spostata sul continuum economico, sulla ricerca di punti di equilibrio che consentano di mantenere comunque accesi i motori della piccola impresa e del variegato e comunque centrale – per il tessuto economico nel suo complesso - mondo artigianale.
Il punto di domanda è - quindi - come far ripartire il flusso di finanziamenti garantiti dai Confidi alle PMI. Sistemi di rating, spersonalizzazione del rapporto, azzeramento dell’autonomia delle filiali, regolamentazione capillare di vigilanza dell’operatività bancaria, deradicamento degli strumenti del credito dal territorio, rappresentano i motivi che configurano le strutture di rilascio della garanzia come ultimo baluardo delle PMI per l’accesso al credito bancario.
La funzione di queste strutture, posto il dato del blackout del circuito del finanziamento bancario al sistema delle PMI, torna a essere centrale. Lo scenario di ritardi accumulato in questi anni - legge delega di riforma del sistema dei Confidi ferma dal luglio 2016, ritardo nel completamento del quadro normativo dell’organismo di vigilanza dei Confidi minori, burocratizzazione eccessiva nel funzionamento del FCG, mancata sostituzione dei meccanismi di patrimonializzazione diretta da parte delle Regioni e, sul piano operativo, crescita dei volumi delle masse deteriorate verso soglie di difficile gestione che stanno sfiancando i patrimoni delle strutture - costituisce il freno al superamento delle criticità per le PMI e rende difficile il funzionamento della cinghia di trasmissione rappresentata dai Confidi, che vedono sempre più compromesso il pieno svolgimento del proprio ruolo anticiclico.
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Si è assistito negli ultimi mesi a uno sforzo costante di contrasto alle spinte centrifughe: il mondo della garanzia è alla ricerca di modelli aggregativi che, vuoi per motivi legati alle sollecitazioni della Vigilanza - per il segmento di competenza - vuoi per il conseguimento delle necessarie economie di scala e per favorire il ricorso all’accesso a provvedimenti di patrimonializzazione di mano pubblica (in particolare il comma 54 della Legge di Stabilità 2014), sta vedendo la nascita dello strumento della Rete fra Confidi.
Nel mondo di derivazione confindustriale si è assistito alla nascita di ReteFidItalia (che aggrega 10 Confidi vigilati) e di Rete Fidi dei territori (che aggrega 12 Confidi minori); nel segmento artigianale Fedart Fidi sta lavorando allo startup di Rete Confidi CNA, che pone all’interno dello strumento i Confidi di Sicilia, Lazio, Abruzzo, Umbria e Molise.
Di particolare interesse la struttura operativa di quest’ultimo, che vede sotto il profilo della governance una previsione di operatività garantita dall’assemblea degli aderenti (composta dai Direttori delle strutture, i quali presiedono alla definizione degli indirizzi strategici di Rete) e da un organo comune di coordinamento (con funzioni di gestione del contratto di Rete e di attuazione delle strategie gestionali della stessa), sotto la responsabilità di un manager di rete (appartenente al sistema ma esterno ai Confidi della rete). In riferimento ai servizi erogati all’interno della Rete è prevista una suddivisione per eccellenze, ove le strutture che abbiano già maturato competenze significative su alcune attività in termini di know-how e su strumenti gestionali, processi e risorse umane, provvedano a svolgerle in affidamento da parte dei Confidi della Rete, lavorando in supporto agli stessi e alla formazione.
La risposta migliore alla pretesa fine della stagione dei Confidi.
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