Fondo fiduciario Africa - parere e raccomandazioni della Corte dei conti UE
Il fondo fiduciario UE per l’Africa è uno strumento di emergenza flessibile ma non sufficientemente mirato. A dirlo è la nuova relazione della Corte dei conti europea.
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La Corte dei conti europea ha pubblicato una relazione sul Fondo fiduciario di emergenza per l'Africa (EU Emergency Trust Fund for Africa), lo strumento lanciato nel 2015 durante il Summit di La Valletta per affrontare le cause alla base delle crisi umanitarie nelle regioni del Sahel e del lago Ciad, nel Corno d’Africa e in Nord Africa e della conseguente migrazione irregolare.
Fondo fiduciario UE per l'Africa: i giudizi della Corte dei conti europea
La relazione definisce il Trust Fund "uno strumento flessibile, che consente di fornire assistenza in settori quali l’alimentazione, l’istruzione, la sanità, la sicurezza e lo sviluppo sostenibile” ma con "obiettivi troppo ampi per guidare con efficienza gli interventi nelle regioni africane".
La Corte ha inoltre constatato debolezze di attuazione e ritardi nei progetti "analoghi a quelli che caratterizzano gli aiuti allo sviluppo tradizionali". Alla luce delle 'sfide inedite' e delle risorse finanziarie implicate, ha commentato Bettina Jakobsen, membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione, il fondo fiduciario dovrebbe essere più mirato e indirizzare il sostegno a favore di azioni specifiche in grado di produrre un impatto misurabile.
Gli obiettivi del fondo, si legge nella nota della Corte, sono stati mantenuti i più ampi possibili, in modo da poter ammettere la maggior parte degli interventi al finanziamento e di adattare il sostegno del fondo per fronteggiare situazioni diverse e mutevoli. Ciò a discapito della capacità di "guidare gli interventi nelle varie regioni e misurare l’impatto".
La Commissione, continua la Corte nella relazione, non ha analizzato approfonditamente e quantificato i bisogni, non ha specificato quali crisi il fondo avrebbe dovuto affrontare e non ha definito gli strumenti a disposizione di quest’ultimo. Il tutto ha limitato la capacità di Bruxelles di dimostrare se siano state individuate le giuste priorità e attivate le azioni più adatte a trattarle. Inoltre, si legge, le risorse e le capacità dei donatori non sono ancora “messe in comune in modo sufficientemente efficace”.
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Le raccomandazioni della Corte dei conti
La Corte ha, dunque, formulato nei confronti della Commissione alcune raccomandazioni per la gestione del fondo.
Prima di tutto, Bruxelles dovrebbe proporre al Comitato del Fondo fiduciario una revisione degli obiettivi e delle priorità attuali, per renderli più specifici e conseguibili.
Per quanto concerne la procedura di selezione dei progetti, la Commissione dovrebbe poi:
- stabilire chiari criteri comuni da applicare a tutte le finestre e documentare la valutazione delle proposte di progetto a fronte di tali criteri,
- fornire la Comitato operativo un elenco delle proposte ricevute che non sono stati attivate, con i motivi della mancata accettazione;
- informare il Comitato di qualsiasi modifica sostanziale a progetti già approvati,
- creare un’apposita sezione nella scheda d’azione in cui si dimostra il vantaggio comparativo di sostenere il progetto tramite il trust fund anziché mediante altre forme di sostegno UE.
Per rendere più rapida l’attuazione dei progetti, la Commissione dovrebbe individuare tutte le procedure accelerate applicabili al fondo e intensificarne l’uso di concerto con i potenziali partner attuatori.
Infine, in tema di audit, la Commissione dovrebbe:
- rendere pienamente operativo il sistema di monitoraggio comune;
- includere obiettivi smart nei quadri logici dei progetti e migliorare la qualità degli indicatori stabilendo valori di partenza e valori-obiettivo quantificati.
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