Taglio partecipate – dalla razionalizzazione solo 400 milioni di euro
Il 46% delle partecipazioni detenute dalle amministrazioni pubbliche che, in base alle nuove norme, avrebbero dovuto essere oggetto di razionalizzazione sono state mantenute dalle PA. E' quanto emerge dal rapporto del MEF sul processo di riordino delle partecipate.
> Riforma PA – il testo del decreto correttivo partecipate
Il documento realizzato dalla Struttura costituita nel 2017 presso il Dipartimento del Tesoro per monitorare l'attuazione della riforma del sistema delle partecipazioni pubbliche fornisce un quadro dell’esito del processo di revisione straordinaria e individua due principali deviazioni rispetto agli obiettivi.
Da una parte, le PA hanno espresso la volontà di mantenere tout court la partecipazione, senza prevedere alcun intervento di razionalizzazione, per il 46% delle partecipazioni risultate non conformi a quanto disposto dal TUSP, il Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica. Dall'altra, solo il 18% delle procedure di alienazione previste e il 31% dei casi per cui le amministrazioni intendevano esercitare il diritto di recesso si sono conclusi con un buon esito.
I risultati della riforma, quindi, risultano per ora piuttosto limitati, con introiti generati per circa 431 milioni di euro. Secondo il rapporto, tuttavia, queste carenze sono anche il segno di un potenziale ancora inespresso e che potrebbe, se sfruttato, generare conseguenze positive in termini di finanza pubblica.
> Partecipate pubbliche – addio a una societa' su tre
Il quadro delle società partecipate
In attuazione dell’articolo 24 del TUSP, entro il 30 settembre 2017 le amministrazioni hanno effettuato la “revisione straordinaria” delle partecipazioni dirette e indirette detenute al 23 settembre 2016, data di entrata in vigore del Testo Unico.
Su circa 10.700 amministrazioni tenute ad effettuare la ricognizione straordinaria, 9.341 (l’87%) hanno effettivamente adempiuto agli obblighi di comunicazione al Dipartimento del Tesoro.
In tutto le partecipazioni dichiarate in sede di ricognizione straordinaria sono state pari a 32.427 (di cui 28.629 detenute direttamente e 5.290 indirettamente). A livello generale il 68% delle società opera nel settore terziario, principalmente nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, il 31% in quello secondario - prevalentemente nel comparto delle utilities - e l’1% nel primario.
Nella maggior parte dei casi - 21.037 partecipazioni, riferibili a 3.312 società - le PA hanno comunicato di voler mantenere lo status quo; per altre 7.845 partecipazioni, riferibili a 2.586 società partecipate, le amministrazioni hanno espresso la volontà di procedere alla razionalizzazione.
Concentrandosi sulle società partecipate per le quali sono stati dichiarati interventi di razionalizzazione, emerge che il 61% nel 2015 risulta avere chiuso il bilancio in utile, con un risultato di esercizio pari a circa 1 miliardo di euro, mentre le società in perdita sono il 34% del totale, ma con perdite complessive per 1,1 miliardi euro.
Se invece si guarda a quelle che le PA intendono mantenere, nel 2015 più del 70% ha chiuso il bilancio in utile, con un risultato complessivo di esercizio pari a circa 2,2 miliardi di euro, mentre quelle in perdita rappresentano circa il 20% del totale e per un valore di quasi 700 milioni di euro.
Guardando al fatturato, il 43% delle partecipate ha conseguito, nel triennio 2013- 2015, un valore medio inferiore alla soglia minima di 500mila euro richiesta dal TUSP. Ciò nonostante, per il 60% di queste società non conformi le amministrazioni hanno manifestato la volontà di mantenere comunque la partecipazione.
Gli esiti della revisione straordinaria
In base al processo di monitoraggio, delle 32.427 partecipazioni comunicate, il 42% appare rispettare le disposizioni previste dal TUSP, il 56% risulta non coerente con i parametri e il restante 2% è costituito da partecipazioni per cui il Testo Unico prevede una deroga. Quanto alle 21.037 partecipazioni che le pubbliche amministrazioni hanno dichiarato di voler mantenere, si tratta nel 40% dei casi di decisioni non coerenti con le disposizioni del TUSP.
Le partecipazioni per le quali è stato dichiarato l’esito della procedura sono in tutto 3.463.
Tra queste ci sono, da una parte, le 540 partecipazioni per cui le amministrazioni hanno dichiarato la volontà di recedere dalla società entro il 30 settembre 2018. E che solo nel 5% dei casi, rileva il rapporto, sono state portate a termine con esito positivo, con liquidazioni per un valore di circa 12 milioni di euro.
Dall'altra parte ci sono le 2.923 partecipazioni per cui le amministrazioni hanno dichiarato la volontà di procedere all’alienazione. Nel 41% dei casi, segnala il rapporto, non è stata avviata alcuna procedura, mentre sulle 1.724 partecipazioni (il 59%) per cui sono state poste in essere delle procedure di vendita solo 572 (il 33%) sono state portate a termine con successo, con un introito pari a 419 milioni di euro.
Da qui il totale di 231 milioni ottenuto finora dall'attuazione della riforma.
Ulteriori introiti, segnala però il rapporto, potrebbero derivare dalle alienazioni delle partecipazioni programmate ma ancora in corso (577) o riproponendo con migliore successo le 575 procedure che si sono concluse negativamente. Senza dimenticare le 1.199 partecipazioni per le quali, pur essendo stato dichiarato l’intento di procedere all’alienazione, alla data del 30 settembre 2018 non risultava ancora avviata alcuna procedura.
> Anac - Dal 2018 fari di Cantone sulle partecipate
> Rapporto sugli esiti della revisione straordinaria delle partecipazioni pubbliche
Photo by rawpixel.com from Pexels