UE: piu’ imprenditorialita’ grazie a giovani, donne e stranieri
Nel 2019 la mancanza di competenze, network d'imprese e finanziamenti ha impedito a gruppi di donne, migranti e giovani di rafforzare le proprie doti professionali. Quali sono le strategie da mettere in pratica per un'imprenditoria più inclusiva?
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La risposta è illustrata nel rapporto europeo The Missing Entrepreneurs, una relazione che esamina come le politiche pubbliche a livello nazionale, regionale e locale possano sostenere la creazione di posti di lavoro, la crescita economica e l'inclusione sociale, superando gli ostacoli all'avvio di imprese e al lavoro autonomo da parte di soggetti provenienti da gruppi svantaggiati o sottorappresentati nel settore.
Lo studio è frutto della sinergia tra l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e la Commissione europea. Le stesse istituzioni hanno, inoltre, lanciato uno strumento online di imprenditoria sociale per andare incontro ai responsabili politici nella progettazione e l’attuazione di iniziative inclusive.
Report imprenditori UE 2019
La quinta edizione del report sottolinea che, facilitare la creazione e l’accesso al business da parte di specifici gruppi target, aiuterebbe a generare posti di lavoro, combattendo l'esclusione sociale e stimolando la crescita economica.
Donne, giovani, disoccupati e immigrati oggi hanno meno probabilità di gestire imprese ad alta crescita perché carenti nelle competenze acquisite, non inseriti in reti di attività e difficilmente aventi accesso ai finanziamenti necessari per un vero sviluppo.
Questi ostacoli, uniti ad altre barriere come il limite di non ricoprire facilmente ruoli stimolanti o di spicco, provocano di conseguenza anche una certa mancanza di ambizione verso una potenziale crescita nella gestione aziendale.
Il rapporto sviluppa alcuni capitoli tematici legati alle azioni e alle politiche relative alla riduzione del gender gap, all’ambizione giovanile, al rapporto lavoro-immigrazione, così come alle potenzialità dell’imprenditoria digitale.
Gender gap e immigrazione
Le donne hanno quasi la metà delle probabilità degli uomini di essere coinvolte nell'avvio di una nuova attività. Secondo le stime, infatti, solo il 2,9% di donne contro il 5,3% di uomini nell’UE, così come il 5,3% di donne contro il 7,9% degli uomini nei paesi dell'OCSE, lavoravano attivamente per avviare un'impresa, tra il 2014 e il 2018.
C'è anche un sostanziale gender gap tra coloro che sono attualmente lavoratori autonomi. Lo scorso anno, le donne avevano circa il 60% di probabilità di essere imprenditrici nel contesto europeo, rispetto all'altro sesso. Dal 2002 il divario di genere si è leggermente ridotto in tutte le fasce d'età, tuttavia l’accorciarsi della distanza è dovuto ad un declino del lavoro autonomo maschile piuttosto che all’effettivo aumento di quello femminile.
Un’altra differenza sta nell’attitudine professionale delle donne, più propense a gestire diversi tipi di attività rispetto agli uomini e meno ad avere dei dipendenti, con una proporzione del 23,3% per le donne rispetto al 30,9% per gli uomini. Queste differenze sono spiegate da molti fattori, tra cui criticità come skills mancanti e difficile accesso ai finanziamenti.
A tal proposito, si potrebbero mettere in pratica delle misure, come ad esempio il sostegno a nuove reti di business angels per superare i pregiudizi di genere nel processo decisionale in materia di capitale di rischio.
Se da un lato, il gender gap nell'imprenditoria si è ridotto solo leggermente; dall’altro un gruppo di imprenditori in rapida crescita è rappresentato dagli immigrati, il cui numero è quasi raddoppiato dal 2002, passando da 1,9 milioni a 3,6 milioni nel 2018.
Sebbene la crescita sia legata al generico fenomeno migratorio nei Paesi UE, la percentuale di lavoratori autonomi immigrati tende ad un incremento pari all'1% in più rispetto al decennio scorso.
Considerando questi dati, il responsabile delle decisioni politiche dovrebbe garantire che questo talento imprenditoriale venga sfruttato, adattando le norme alle esigenze degli imprenditori immigrati, in particolare fornendo formazione linguistica e sostenendo lo sviluppo di più forti reti imprenditoriali.
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Il ruolo dei senior e dei giovani imprenditori
I senior sono il più grande gruppo di lavoratori autonomi nell'UE. Nel 2018, sono stati circa 14,5 milioni i liberi professionisti over 50, rappresentando il 48% di tutti gli imprenditori. Questo numero è aumentato rapidamente negli ultimi dieci anni, soprattutto nella fascia d’età 65-74 anni, e questa crescita continuerà con l'invecchiamento della popolazione.
Dato il peso di queste figure nel sistema generale, la direzione delle scelte politiche dovrebbe essere orientata verso la sensibilizzazione del potenziale dei senior, per utilizzare la loro esperienza al servizio dei giovani lavoratori.
Di questi ultimi, sebbene gran parte abbiano dimostrato interesse nel mondo dell’imprenditoria, solo il 4,7% di loro nei paesi UE e il 7,4% nei paesi OCSE, ha cercato attivamente di avviare un'impresa tra il 2014 e il 2018.
Inoltre, i tassi di sopravvivenza delle imprese per i giovani imprenditori tendono ad essere bassi e pochi generano nuovi posti di lavoro. I responsabili politici, in questo caso, potrebbero aiutare la categoria nel creare imprese sostenibili, sostenendo idee innovative, che aumenterebbero le possibilità di successo.
Disoccupazione e imprenditoria digitale
Il digitale rappresenta un importante fattore nell’ottica di accrescere l’inclusività del comparto imprenditoriale, introducendo vantaggi come i bassi costi di avvio e l'accesso a mercati più ampi attraverso internet.
Spesso alcune categorie di lavoratori sono sottorappresentate tra gli imprenditori digitali nell'UE, a causa di pochi ruoli in questo ambito e alla mancanza di competenze appropriate. Questi ostacoli sembrano colpire in modo sproporzionato i senior e le donne: solo il 51% degli uomini e il 42% delle donne tra i 55 e i 75 anni usano il computer ogni giorno. Le barriere digitali si aggiungono, quindi, a quelle tradizionali per la creazione di imprese.
In conclusione, sarebbe utile favorire lo sviluppo di network più forti, così che gli imprenditori digitali possano implementare il loro accesso a fondi, opportunità, clienti, partner e fornitori. Queste azioni dovrebbero essere integrate con iniziative più ampie, volte a migliorare la connettività virtuale, stimolare l'innovazione e rafforzare l’ambiente normativo per le imprese digitali.