Miur: bandi Prin e "Futuro in ricerca" con qualche critica
Prin e Futuro in ricerca. Questi i nomi dei due bandi pubblicati dal Ministero dell’istruzione, con una copertura finanziaria di quasi 170 milioni e 59 milioni di euro. Entrambe le opportunità riguardano la ricerca scientifica, un settore fondamentale per lo sviluppo e la crescita del Paese, e puntano a migliorare la posizione dell’Italia in questo settore, soprattutto in vista del 2014, quando partirà l'VIII Programma quadro Ue Horizon 2020.
Programmi di ricerca di rilevante interesse nazionale o Prin, questo il nome del primo intervento, che intende da un lato promuovere azioni di sistema favorendo l’interazione tra pubblico e privato, dall’altro dare priorità ai progetti che si pongono in una prospettiva internazionale.
In vista di Horizon 2020, dunque, il Ministero dell’istruzione preme il piede sull’acceleratore e cerca di rafforzare le basi scientifiche nazionali, in tutte le aree disciplinari. Le scienze fisiche, chimiche, biologiche, mediche e l’ingegneria industriale e dell’informazione possono presentare progetti compresi fra gli 800.000 euro e i 2 milioni. Più limitato il budget per le altre aree, tra i 600.000 euro e il milione e mezzo. Il termine ultimo per presentare le proposte è fissato al 29 febbraio per i responsabili di unità, e al 7 marzo per i coordinatori scientifici.
A Prin si aggiunge Futuro in ricerca 2012, con cui il Miur intende favorire il ricambio generazionale e il sostegno alle eccellenze scientifiche emergenti. La meta è ancora Horizon 2020, cui l’Italia vuole arrivare preparata.
Il bando, rivolto a dottori di ricerca e giovani docenti, finanzierà progetti in tutti i settori definiti dall'European Research Council, purché abbiano almeno durata triennale e costi compresi tra i 500.000 ed 1.200.000 euro. Anche in questo caso, doppia scadenza: per i responsabili d’unità il 22 febbraio, mentre il termine per i coordinatori di progetto sarà il 29 dello stesso mese.
Sui due bandi hanno mosso alcune critiche Fabio Beltram, direttore della Scuola normale superiore di Pisa, e Chiara Carrozza, direttrice della Scuola superiore Sant’Anna. In una lettera aperta al ministro Profumo, pubblicata sul Sole 24 Ore del 3 gennaio scorso, gli accademici hanno sostenuto che i bandi finirebbero per non promuovere lo sviluppo, dal momento in cui introducono limiti quantitativi e non qualitativi alla selezione dei progetti.
La risposta del ministro non si è fatta attendere, e sempre dalle colonne del quotidiano economico ha sostenuto la validità dei programmi, che punteranno tutto su internazionalizzazione della ricerca e connessione fra atenei e mondo produttivo.