Conte bis: chi e’ la ministra dell’Innovazione Paola Pisano
Il nuovo Ministero dell’Innovazione nasce come costola del Ministero dello Sviluppo Economico. A guidarlo è l’assessora del Comune di Torino Paola Pisano. Ecco i dossier sul suo tavolo.
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Non è la prima volta che l’Italia ha un Ministero dell’Innovazione: nel 2001, sotto il terzo Governo Berlusconi, a guidarlo era Lucio Stanca. Fra i temi sul tavolo del neonato Ministero, senza portafoglio, ci sarà di certo l’avvio del Fondo nazionale innovazione.
Chi è la ministra dell’Innovazione Paola Pisano
In quota M5S, la neoministra Paola Pisano è docente di gestione dell’Innovazione all’Università di Torino ed assessora all’Innovazione e Smart City all’interno della giunta guidata da Chiara Appendino.
“Sono grata dell’occasione che mi è stata data oggi dal Presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte. È per me un onore poter dare il mio contributo al nostro Paese, un territorio ricco di potenzialità e competenze da sviluppare”, ha postato Pisano su Facebook dopo l’annuncio della sua nomina che arriva dopo un percorso accademico e politico tutto centrato proprio sull’innovazione.
Dal Fondo Innovazione alla trasformazione della PA: i dossier sul tavolo
Il dossier di maggior rilievo per il ministero sarà il Fondo nazionale innovazione, un soggetto finanziario che opera attraverso metodologie di venture capital diretto a favorire gli investimenti diretti o indiretti in startup, scaleup e PMI innovative.
Lo strumento può contare su una dotazione finanziaria di partenza, prevista nella Legge di Bilancio 2019, di circa 1 miliardo di euro.
Il varo ufficiale dello strumento è avvenuto nel mese di agosto con la conclusione da parte di Invitalia dell'operazione di cessione di una partecipazione pari al 70% del capitale sociale detenuto nella società di gestione del risparmio Invitalia Ventures SGR
Verrà gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti, attraverso una cabina di regia che ha l’obiettivo di riunire e moltiplicare risorse pubbliche e private dedicate al tema strategico dell’innovazione.
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Il Ministero dell’Innovazione dovrà inoltre occuparsi della trasformazione digitale della PA, e sul tavolo del neonato dicastero potrebbero finire una serie di dossier, dalla banda larga alla cybersecurity all’Intelligenza artificiale, ad oggi sotto il controllo del MISE.
Probabilmente il dicastero riunirà il dipartimento per la trasformazione digitale attualmente guidato Luca Artias e l’Agenzia per l’agenda digitale presieduta da Teresa Alvaro. Maggiore chiarezza si avrà leggendo le deleghe.
Forum PA: ci sono le risorse e la struttura, si parte col piede giusto
In una lettera aperta indirizzata a Pisano e alla ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone, Carlo Mochi Sismondi, presidente di Forum PA mostra ottimismo verso il futuro.
“Sono tredici anni, dalla fine del Governo Berlusconi 3 nel 2006, che non avevamo un ministro dedicato all’Innovazione e da allora ad ogni cambio di Governo lo abbiamo chiesto per mettere a posto una governance del digitale che è stata sino ad ora a dir poco confusa. Ora le cose possono prendere una forma istituzionalmente corretta e funzionale dal punto di vista organizzativo”.
Una speranza dettata da tre fattori. Il primo è legato proprio alla nomina di Pisano, una guida politica “che ha la responsabilità della visione, dell’individuazione degli obiettivi, della coerenza di questi con la visione di Paese”.
Il secondo fattore è legato all’esistenza di un “dipartimento che a questa guida politica risponde e che deve avere la responsabilità di disegnare la strategia che permetta il raggiungimento degli obiettivi [...] e di determinare le risorse sia finanziarie, sia di personale sia infine strumentali”
Ultimo ma non ultimo, c’è “un’Agenzia, l’Agid, che deve rispondere al dipartimento attraverso un contratto di servizio che ne evidenzi il compito di attuazione della strategia e che ne individui per ciò tempi e risorse certe, su cui veramente possa contare, tenendosi fuori da ogni contingenza politica”.
Allo stesso tempo, sottolinea Carlo Mochi Sismondi, il neonato Ministero può contare su tutto quel che serve per partire col piede giusto, in termini “sia di struttura che di risorse, perché gran parte dei fondi della programmazione 2014-2020 per l’innovazione sono ancora da spendere e molti possono ancora essere riorientati”.