Agroalimentare: ecco il decreto contro le pratiche commerciali scorrette
Il 15 dicembre entra in vigore il decreto legislativo che recepisce le norme comunitarie sulla pratiche commerciali sleali previste dal disegno di legge di delegazione europea 2019-2020.
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Con la pubblicazione del dlgs n. 198-2021 nella Gazzetta ufficiale del 30 novembre dovrebbe quindi chiudersi in breve tempo la procedura di infrazione avviata dalla Commissione a fine luglio nei confronti dell'Italia, e di altri 11 Stati membri, per mancato recepimento della direttiva UE 2019/633.
Il decreto legislativo adegua l'ordinamento italiano a una serie di norme finalizzate a contrastare le pratiche commerciali sleali negli scambi tra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli ed alimentari. “Il contrasto alle pratiche sleali nella commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari diventa realtà, ponendo finalmente un concreto deterrente a danni che, a cascata nella filiera agricola e alimentare, si stimano pari a 350 milioni di euro ogni anno”, ha commentato la deputata Chiara Gagnarli, capogruppo M5S in commissione Agricoltura e relatrice del provvedimento alla Camera.
27 le pratiche commerciali sleali vietate, tra cui, oltre al sotto costo di produzione - spiega il Ministero delle Politiche agricole in una nota –, anche “le vendite dei prodotti agricoli e alimentari attraverso il ricorso a gare e aste elettroniche a doppio ribasso, il non rispetto dei termini di pagamento (non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili), l'imposizione all'acquirente da parte del fornitore di prodotti con date di scadenza troppo brevi”.
Cosa prevede la direttiva UE contro le pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare
La Commissione europea è impegnata da diversi anni in azioni dirette a rendere la filiera alimentare più equa ed equilibrata e a difendere gli agricoltori e i piccoli produttori che non dispongono di un potere contrattuale sufficiente a contrastare le prassi scorrette.
Nel 2016 l'Esecutivo UE ha istituito la task force sui mercati agricoli (AMTF) per valutare il ruolo degli agricoltori nella più ampia catena di approvvigionamento alimentare e formulare raccomandazioni su come rafforzarlo, cui ha fatto seguito due anni dopo la proposta di direttiva contro le pratiche commerciali sleali nella catena di approvvigionamento alimentare, approvata da Parlamento UE e Consiglio nell'aprile 2019.
In base alle nuove norme, sono vietate pratiche quali i ritardi nei pagamenti per prodotti alimentari deperibili, gli annullamenti di ordini con breve preavviso, le modifiche unilaterali ai contratti, il rifiuto di sottoscrivere un contratto scritto, la restituzione di prodotti invenduti o sprecati e il pagamento da parte dei produttori di importi a copertura dei costi di commercializzazione sostenuti dall'acquirente.
Gli Stati membri avevano due anni di tempo dall'adozione della direttiva – fino al 1° maggio 2021 – per recepirla nei rispettivi ordinamenti nazionali e designare un'autorità che ne garantisca il rispetto, con poteri di indagine e di sanzione.
In vista di questa scadenza, nel settembre 2020 la Commissione europea ha lanciato una survey per registrare il contesto di partenza in cui saranno applicate le nuove norme attraverso i commenti degli agricoltori e delle imprese che operano come fornitori nella catena di approvvigionamento alimentare. Una fotografia che permetterà di confrontare la situazione attuale con quella determinata dall'applicazione della nuova normativa e verificare se l'UE sta sperimentando progressi in questo campo.
All'indagine, rivolta ad agricoltori e piccole imprese impegnati nelle attività di produzione, trasformazione, commercio e vendita all'ingrosso di prodotti agroalimentari, e aperta fino al 31 gennaio 2021, seguiranno indagini annuali che consentiranno alla Commissione di valutare l'efficacia delle misure adottate dagli Stati membri in relazione alla direttiva e l'evoluzione dei risultati nel tempo.
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Il recepimento della direttiva 2019/633 in Italia
Attraverso la legge di delegazione europea 2019-2020, il Parlamento ha fissato i princìpi e i criteri direttivi cui si è poi ispirato il decreto legislativo n. 198-2021 nel riportare nell'ordinamento italiano i contenuti della direttiva UE in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera agrifood.
L'attuale normativa sulla commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari è stata quindi rivista, prevedendo in particolare:
- che i contratti di cessione dei prodotti agricoli e alimentari siano stipulati obbligatoriamente in forma scritta e prima della consegna, ad eccezione di quelli conclusi con il consumatore e delle cessioni con contestuali consegna e pagamento del prezzo pattuito;
- il divieto di vendita dei prodotti agricoli e alimentari attraverso il ricorso a gare e aste elettroniche a doppio ribasso, nonché di vendita di prodotti agricoli e alimentari realizzata ad un livello tale che determini condizioni contrattuali eccessivamente gravose, compresa quella di vendere a prezzi palesemente al di sotto dei costi di produzione, definendo in modo puntuale condizioni e ambiti di applicazione, nonché i limiti di utilizzabilità del commercio elettronico;
- l’anonimato delle denunce relative alle pratiche sleali, che possono provenire da singoli operatori, da singole imprese o da associazioni e organismi di rappresentanza delle imprese della filiera agroalimentare;
- la possibilità di ricorrere a meccanismi di mediazione o di risoluzione alternativa delle controversie tra le parti;
- l'introduzione di sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive, entro il limite massimo del 10% del fatturato realizzato nell’ultimo esercizio precedente all’accertamento;
- un ruolo più forte delle organizzazioni di rappresentanza nella presentazione delle denunce.
Dal recepimento della direttiva discende inoltre la revisione del regolamento sulle vendite sotto-costo, al fine di consentire che per i prodotti alimentari freschi e deperibili questa pratica sia ammessa solo nel caso in cui si registri del prodotto invenduto a rischio di deperibilità o nel caso di operazioni commerciali programmate e concordate con il fornitore in forma scritta, salvo comunque il divieto di imporre unilateralmente al fornitore, in modo diretto o indiretto, la perdita o il costo della vendita sottocosto.
A vigilare sull'applicazione delle norme e dei divieti stabiliti dalla direttiva UE è chiamato l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF), anche avvalendosi dell’Arma dei carabinieri, e in particolare del Comando per la tutela agroalimentare, oltre che della Guardia di finanza.
Con l'entrata in vigore del decreto, dal 15 dicembre, il percorso avviato nel 2016 dalla Commissione europea per rendere più equa la filiera agroalimentare si avvicina quindi alla conclusione anche nel nostro paese e Bruxelles dovrebbe presto chiudere il contenzioso per mancato recepimento della direttiva. Insieme all'Italia avevano ricevuto lettere di messe in mora anche Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Cipro, Estonia, Francia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Spagna.
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Consulta il testo del decreto legislativo n. 198-2021 in Gazzetta ufficiale
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