Commercio - UE abbatte barriere mentre nel mondo aumenta protezionismo
Mentre cresce la preoccupazione degli esportatori per il forte aumento del protezionismo nel 2017, l'Unione europea lavora per eliminare un numero sempre maggiore di barriere commerciali per le imprese UE che svolgono attività all'estero. A dirlo è il report "Trade and Investment Barriers".
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Trade and Investment Barriers: il punto sugli ostacoli a commercio e investimenti esteri
La relazione annuale sugli ostacoli agli scambi e agli investimenti (Trade and Investment Barriers), pubblicata nelle scorse ore dalla Commissione europea, mostra che, grazie alla nuova Strategia UE di accesso al mercato (EU Market Access Strategy), nel 2017 Bruxelles ha tolto completamente o parzialmente 45 ostacoli, oltre il doppio rispetto al 2016.
Le barriere rimosse, spiega la Commissione, riguardano 13 settori chiave dell'esportazione e degli investimenti UE, ovvero: aeronautica, automotive, ceramiche, ICT ed elettronica, macchinari, farmaceutica, dispositivi medici, tessuti, cuoio, prodotti agroalimentari, acciaio, carta e servizi.
Complessivamente, continua la nota di Bruxelles, l'attività del 2017 ha portato a 88 il numero di ostacoli eliminati dalla Commissione Juncker dal suo insediamento. Con la rimozione delle barriere effettuata solo tra il 2014 e il 2016, l'anno scorso le imprese UE hanno esportato 4,8 miliardi di euro in più.
Il rapporto mostra anche che, a livello globale, nel 2017 sono state registrate 67 nuove barriere, che hanno portato il totale degli ostacoli esistenti a 396 tra 57 Partner commerciali in tutto il mondo. Ciò, commenta Bruxelles, conferma "la preoccupante tendenza protezionista individuata negli ultimi anni". L'economia che ha introdotto il maggior numero di ostacoli nel 2017 è stata la Cina, seguita da Russia, Sudafrica, India e Turchia. Anche la regione mediterranea ha registrato un notevole aumento degli ostacoli per le imprese dell'UE. I nove Paesi con il maggior numero di barriere commerciali ancora in vigore sono tutte economie del G20.
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I rapporti oltreoceano: i dazi USA e il mercato aperto del Canada
E proprio in tema di protezionismo, la Commissione sta attualmente fronteggiando la stretta commerciale degli Stati Uniti che, lo ricordiamo, dal 1° giugno scorso hanno imposto dazi sull'acciaio e l'alluminio provenienti dall'UE.
Dopo la decisione di rispondere con misure di riequilibrio su una serie di prodotti made in USA del valore complessivo stimato in importazioni di 2,8 miliardi di euro, Bruxelles - sulla base del monitoraggio dei flussi commerciali di acciaio deviati verso l'UE - sta valutando l'attuazione, per metà luglio, di "misure provvisorie sui prodotti siderurgici per le esportazioni verso l'Unione europea". Lo ha annunciato la commissaria europea al Commercio Cecilia Malmstroem, specificando che è ancora da decidere se le misure avranno la forma di quote o dazi.
Attualmente, ha aggiunto la responsabile UE per gli affari commerciali, "non c'è alcun dialogo con gli USA" sulla questione dei dazi e "non è prevista nessuna discussione" imminenente al riguardo.
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Se con gli Stati Uniti di Donald Trump le relazioni commerciali si fanno sempre più tese, ben altra aria tira tra UE e Canada dopo l'introduzione in via provvisoria, a settembre 2017, del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l'accordo economico e commerciale globale volto a migliorare lo scambio reciproco di beni e servizi e gli investimenti tra le due grandi economie mondiali.
Proprio da quando è entrato in vigore l'accordo, ha spiegato la Malmostroem, “le esportazioni italiane in Canada sono aumentate dell'8%". Riguardo all'intenzione del neo governo italiano di non ratificare il CETA, recentemente dichiarata dal ministro dell'Agricoltura Gian Marco Centinaio, la commissaria ha infine spiegato "non avere ancora avuto la possibilità di discutere" direttamente della questione con il nuovo esecutivo di Roma.