Fondo salva opere: ANCE, servono risorse e tempi rapidi
L’ANCE torna ad esprimersi sul Fondo salva opere, la misura voluta dal Governo per assicurare i mancati pagamenti ai subappaltatori e garantire il completamento delle opere. In un’audizione in Senato, i costruttori chiedono tempi celeri per la pubblicazione del decreto attuativo e maggiori risorse.
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L’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE) è stata audita dalle commissioni riunite Industria e Lavoro del Senato nell’ambito del ciclo di audizioni sul decreto legge 101-2019 in materia di tutela del lavoro e crisi aziendali che, tra le altre cose, ha modificato anche l’art. 47 del decreto Crescita relativo proprio al Fondo salva opere.
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Le modifiche al Fondo salva opere
Il principale cambiamento stabilito con il DL n. 101/2019 al Fondo salva opere riguarda anzitutto il coinvolgimento dei sub-fornitori, sub-appaltatori, sub-affidatari del contraente generale nella copertura del Fondo che, pertanto, smette di essere in capo ai soli affidatari di lavori.
Il Decreto - sottolinea la nota portata da ANCE in audizione - stabilisce poi ulteriori modifiche. Viene infatti previsto che il MIT - una volta accertata la sussistenza delle condizioni del pagamento e provveduto all’erogazione delle risorse - è surrogato nei diritti di tutti i beneficiari del fondo verso l’appaltatore, il contraente generale o l'affidatario del contraente generale.
Viene inoltre stabilito che l'eventuale pendenza di controversie giurisdizionali in merito ai crediti dei beneficiari del Fondo verso l'appaltatore, il contraente generale o l'affidatario del contraente generale non è ostativa all'erogazione delle risorse del Fondo.
Due cambiamenti riguardano specificatamente l’erogazione delle risorse. Su questo punto, infatti, il DL 101/2019 stabilisce che:
- Prima dell'erogazione delle risorse, il MIT ha l’obbligo di verificare la sussistenza della regolarità contributiva del richiedente, attraverso il documento unico di regolarità contributiva. In mancanza, il MIT dispone direttamente il pagamento delle somme dovute, entro i limiti della capienza del Fondo e del credito certificato del richiedente stesso, in favore degli enti previdenziali, assicurativi, compresa la cassa edile.
- Inoltre, sempre prima dell’erogazione delle risorse, il Ministero dovrà effettuare anche la verifica di cui all'articolo 48-bis, comma 1, del DPR 29 settembre 1973, n. 602 (relativa alla sussistenza di debiti fiscali derivanti da cartelle di pagamento) e, nell'ipotesi di inadempienze, provvederà direttamente al pagamento delle stesse.
L’ultimo cambiamento riguarda infine la possibilità per il beneficiario di accedere alle risorse del Fondo ove abbia ottenuto, rispetto ai debiti contributivi e fiscali, una dilazione o rateizzazione del pagamento ovvero abbia aderito a procedure di definizione agevolata previste dalla legislazione vigente; sempre impregiudicata resta la prosecuzione di eventuali azioni giudiziarie nei confronti dell'erario, di enti previdenziali e assicurativi.
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Cosa chiede ANCE
Rapidità nella pubblicazione del decreto attuativo previsto dal DL Crescita e relativo al Fondo salva opere e maggiori risorse per il Fondo stesso. Sono queste, in estrema sintesi, le due richieste che i costruttori hanno avanzato in commissione al Senato.
Nell'accogliere positivamente le novità introdotte con il DL 101/2019, l’ANCE definisce tuttavia come “inaccettabile” che l’operatività del Fondo sia ancora bloccata perché il decreto ministeriale - che deve regolare le modalità di erogazione dei rimborsi - non è stato ancora adottato. Su questo punto, infatti, l’Associazione ricorda come i tempi per la sua adozione siano ampiamente scaduti, dato che erano stati stabiliti per il 31 luglio 2019.
“Ad essere a rischio - affermano i costruttori -, non c’è solo la prosecuzione dei lavori, ma la stessa sopravvivenza sul mercato delle imprese”. La situazione del comparto edile e, soprattutto, quella delle imprese “a valle” degli appaltatori o contraenti generali colpiti da procedure concorsuali, è estremamente critica. Si tratta di imprese, infatti, che versano in una situazione di mancati pagamenti da ormai troppi anni e per le quali un’ulteriore dilazione dei tempi di pagamento per lavori svolti, spesso non è più un'opzione compatibile con la sopravvivenza.
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L’altro punto dolente sottolineato dell’ANCE riguarda, invece, la dotazione del Fondo salva opere, ritenuta come del tutto inadatta rispetto alle finalità per cui il Fondo è stato istituito e per la domanda che dovrebbe soddisfare.
Si tratta, infatti, di una dotazione che è di appena 12 milioni nel 2019, 33,5 milioni nel 2020 e 18 milioni a regime.
Troppo poco, se si considera che il fabbisogno attuale si aggira su almeno 430 milioni di euro. Una stima, del resto, fatta considerando solo le procedure concorsuali dei soggetti di più grande dimensione.
Per questo, secondo ANCE, è necessario prevedere il ricorso ad un soggetto terzo, capace di anticipare le risorse necessarie, che per l’Associazione potrebbe essere Cassa Depositi e Prestiti.
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